“In Dubious Battle – Il coraggio degli ultimi” è, infatti, l’ultimo successo di critica e pubblico del regista James Franco

Molte, troppe volte il nostro giornale ha affrontato lo scottante tema del caporalato nel Sud Italia. Stavolta, quella che consideravamo, esclusivamente, un’annosa questione meridionale del nostro Paese sbarca oltreoceano, sbancando il lunario agricolo californiano e, soprattutto, i botteghini dell’imperante industria cinematografica di Hollywood.

“In Dubious Battle – Il coraggio degli ultimi” è, infatti, l’ultimo successo di critica e pubblico del regista James Franco il quale, da attore di blockbuster (Spiderman), interpreta e dirige una pellicola su temi storici celati, quelli di cui nessuno preferisce parlare, specie in una terra dalla connotazione politica fortemente capitalistica.

Il film, tratto dall’omonimo romanzo di John Steinbeck, racconta l’anima sindacalista di Jim Nolan, attivista di un Partito che sta organizzando uno sciopero dei raccoglitori di frutta. Siamo nella California degli Anni Trenta e, sullo sfondo, l’ingiusto sfruttamento perpetrato ai danni dei braccianti agricoli apre la strada a rivoluzioni sanguinarie e a giochi di potere finiti male.

Il cast, di primissimo livello, oltre al già citato Franco, nei panni di Mac McLeod, comprende, fra gli altri, star del calibro di Nat Wolff, Robert Duvall, Vincent D’Onofrio, Ed Harris, Selena Gomez, Bryan Cranston (il Walter White di Breaking Bad) e Zach Braff (John Dorian in Scrubs). Con dialoghi volutamente retrodatati, la sceneggiatura si muove intorno a moti insurrezionali appena accennati, come le dinamiche relazionali tra personaggi, mai del tutto eroici e quasi sempre traditori.

Ambiguità, questa, che segna inevitabilmente il periodo a cavallo tra le due Guerre Mondiali, fasi di transizione, preludio ad importanti novità costituzionali che sanciranno ufficialmente gli inalienabili diritti per i lavoratori il cui stipendio verrà aumentato da 1 a 3 dollari al giorno, un po’ mendo di quelli che serviranno al pubblico per apprezzare un plot forse un po’ lento, ma di certo interessante e ben costruito.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.