Nell’arsura di un meriggio pugliese,

l’aria raggiata, da un sole brutale,

ristagna, la natura e pur le imprese;

rompe la quiete un canto di cicale.

 

Il can sull’aia sonnecchia, disteso,

spossato, stanco, sotto un cielo acceso;

concorre poco il respiro alla vita:

la Dama, presente, la falce addita.

 

L’olivo pio con fier dominanza,

Natura regge, tra pena e baldanza.

Dei figli, i figli, testimone attento,

la linfa dona ad un lumino spento.

 

La sera, al vespro, dopo il solleone,

il can morente, diventa leone;

con l’aria fresca, senza più calura,

la spesa il geco coglie, sulle mura…

 

La gente siede fuor la porta accanto;

riprende ancor la vita per incanto;

la notte è breve e la campagna attende,

avanti al sol che dardi suoi protende.

 

Oh! Puglia mia, ho viaggiato tanto,

bisogno sento di restarti accanto.

Di tinte liete, antica, ma novella,

io sento e dico che sei tanto bella!

 

Dormir vorrei su tue screziate zolle:

trapunta dolce, materasso molle…

Sognare, per il resto della vita

qui, dentro la tua natura infinita.

Dal libro “La Bolgia”, poesie

Edito da Levante editori nel 2000

 


FontePhoto credits: Grazia Inchingolo
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Salvatore Memeo è nato a San Ferdinando di Puglia nel 1938. Si è diplomato in ragioneria, ma non ha mai praticato la professione. Ha scritto articoli di attualità su diversi giornali, sia in Italia che in Germania. Come poeta ha scritto e pubblicato tre libri con Levante Editori: La Bolgia, Il vento e la spiga, L’epilogo. A due mani, con un sacerdote di Bisceglie, don Francesco Dell’Orco, ha scritto due volumi: 366 Giorni con il Venerabile don Pasquale Uva (ed. Rotas) e Per conoscere Gesù e crescere nel discepolato (ed. La Nuova Mezzina). Su questi due ultimi libri ha curato solo la parte della poesia. Come scrittore ha pronto per la stampa diversi scritti tra i quali, due libri di novelle: Con gli occhi del senno e Non sperando il meglio… È stato Chef e Ristoratore in diversi Stati europei. Attualmente è in pensione e vive a San Ferdinando di Puglia.