Un corto contro bullismo e cyberbullismo. Si tratta di “Bob and Wave”, scritto dall’andriese Gianni Quinto e da Adelmo Togliani, la storia di un riscatto sociale, espressione del progetto “Bulli Free Club”, opera presentata alla 80° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. “Bob and Wave” è una tecnica pugilistica che permette di schivare colpi, intesa come capacità metaforica di evitare conflitti. A spiegarcelo è lo stesso Gianni Quinto.

Ciao, Gianni. Da dove nasce l’idea di girare il corto “Bob and Wave”?

L’idea, come leggi nel comunicato, nasce a conclusione del progetto “Bulli Free” ideato da Opes Italia e Ciaolab, una serie di conferenze, dibattiti e manifestazioni contro il bullismo, cyberbullismo. Inizialmente ci era stato chiesto di scrivere una storia di emancipazione di un ragazzo bullizzato che trova il suo riscatto attraverso lo sport. Mi sembrava una buona traccia, ma già vista, se pensiamo al cult Karate Kid per citarne uno. Così ho invertito i punti di vista e ho reso protagonista il ragazzo bullo che spaccia, che tormenta e deruba i poveri compagni di scuola, ma il corto inizia con una scena emblematica. Gabriele, il protagonista che vede i suoi ex compagni uscire di scuola, mentre lui lì non potrà tornarci e scopriamo subito il perché: è stato denunciato e condannato ad una pena alternativa in una palestra. Quindi il corto inizia già con un atto di ribellione da parte dei ragazzi bulinati che denunciano il loro vessatore. Tutto il corto è la storia della redenzione di Gabriele, attraverso lo sport. Non diciamo altro, sennò passa la voglia di vederlo.

Come è giunto alla presentazione all’80° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia?

L’Italian Pavillon, nel contesto della Mostra di Venezia, è sembrata da subito, a Santa Ponsa Film, Opes Italia e CiaoLab (i produttori), lo scenario più giusto per concludere i 24 mesi di lavori di “Bulli Free” e lanciare il “figlio cinematografico” che ne è derivato. Venezia è qualcosa di strepitoso e avere la possibilità di presenziare alla Mostra, anche solo per presentare un’opera è un grande onore, una grande soddisfazione, ma soprattutto una grande emozione. Anche perché in tutto ciò devi anche considerare i miei compagni d’avventura: il regista del corto Adelmo Togliani, che è già stato alla mostra e insieme alla produttrice Laura Beretta, è stato il grande artefice di questa trasferta veneziana. Oltre a loro una colonna della commedia italiana, Alessandro Benvenuti, Bianca Guaccero, l’ex campione europeo dei pesi medi Emanuele Blandamura e Simone Casanica.

In che modo si sconfiggono bullismo e cyberbullismo?

Se vuoi sapere come la penso, un ragazzo non diventa bullo da un giorno all’altro. Esiste un grande periodo di almeno quindici anni in cui non bisogna sottovalutare l’aspetto della formazione. È importante il ruolo degli insegnanti, ma lo è maggiormente quello dei genitori, dei nonni, e di tutti coloro che circondano il bambino/adolescente. Se io sono poco incline a rispettare la segnaletica stradale, non raccolgo le deiezioni del mio cane, passo ore sui social e la lista potrebbe davvero essere infinita, poi come posso pretendere che nel carattere di mio figlio non ci siano delle ripercussioni? È la famiglia la chiave di tutto. Poi, se mi permetti una considerazione, esistono anche molti insegnanti che raccolgono e salvano molti ragazzi che hanno già dei disagi familiari e che stanno per cadere nella trappola della violenza come filosofia di vita. Ad Andria sono ancora in contatto con due miei ex professori dell’Istituto R. Lotti, Vincenzo Minenna e Giuseppe Pistillo, che si sono sempre prodigati in orari extra con attività che fanno proprio questo: educano alla legalità. Il prof. Minenna per aver organizzato fiaccolate, convegni e per il suo stante impegno nella lotta contro la criminalità giovanile ha subìto anche ripercussioni personali. Famiglia e insegnanti come questi fanno tutto nella formazione di un ragazzo. Ovviamente anche il cinema è un ottimo veicolo di formazione, ma più importante di tutti è la famiglia. E mi scuserai se l’ho ripetuto tante volte, mai troppe.

Quale ruolo assume lo sport nell’ambito del riscatto sociale?

Stando a contatto con Opes Italia, il suo presidente Juri Morico, e il campione Emanuele Blandamura, ho potuto comprendere che lo sport ha un’importante funzione sociale e pedagogica, e che già alcuni allenatori e palestre lo usano come deterrente nei confronti delle devianze giovanili. Nel comunicato stampa di presentazione a Venezia si legge come “Il bullismo e il cyberbullismo possono essere arginati attraverso la proposta di un nuovo modello educativo e sportivo, la definizione del ruolo del tecnico che non è più solo allenatore, ma anche educatore.” Ancora una volta si parla di formazione.

Progetti futuri?

Nella prossima stagione teatrale sono uno degli attori della commedia O Scarfaleitto di Eduardo Scarpetta per la regia di Fabio Gravina, mentre come autore ci sono due mesi di spettacoli che saranno presenti in diverse città d’Italia: “Bastarde senza gloria” una graffiante satira sul mondo del lavoro tutta al femminile e “Diavoli in cucina”, una commedia ambientata in una cucina di un ristorante. Con Adelmo Togliani stiamo invece lavorando allo sviluppo di Neo Kosmo, la serie sulla A.I. tratta dal cortometraggio omonimo che Adelmo ha presentato a Venezia 77.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.

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