
“Bambini, supereroi”
“Anche se so di non aver futuro Io mi rimbocco le maniche e continuo a tener duro Io non mi arrendo Ho un sogno voglio solamente scoprire il mondo. Pi difianniri i diritti ama spaccari un munnu, un pigghiannu ritti ritti sinno Ni niamu Nfunnu*”
* per difendere i diritti dobbiamo spaccare il mondo, andiamo sempre dritti, sennò andiamo a fondo.
Uno dei rap scritti dai ragazzi che hanno partecipato alla carovana di Crescere al Sud nel maggio 2015.
Il 20 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
La data ricorda il giorno in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato, nel 1989, la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Save the Children – l’Organizzazione internazionale impegnata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuoverne i diritti ha presentato con presentato, con un’anteprima, il 7° Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia: “Bambini, Supereroi”.
Lo scenario descritto dal 7°Atlante dell’Infanzia a rischio, in Italia “Bambini, Supereroi”, presentato da Save the Children lo scorso 16 Novembre ci fornisce una fotografia impietosa del nostro Paese: un minore su 3 è a rischio povertà ed esclusione sociale, 4 bambini di famiglie povere su 10 passano l’inverno al freddo perché i loro genitori non possono permettersi il riscaldamento, uno su 4 abita in una casa umida, uno su 10 edifici poco luminosi.
La povertà fin dalla nascita, la crescita in condizioni di svantaggio: succede nel nord e nel sud Italia. Bambini che non hanno accesso all’idea di futuro, che si vedono negati i diritti elementari, primo fra tutti quello all’infanzia.
E ancora: 1 bambino su 20 non possiede giochi a casa o da usare all’aria aperta, mentre più di 1 su 10 non può permettersi di praticare sport o frequentare corsi extrascolastici. La percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano precocemente gli studi, fermandosi alla licenza media, tocca il 14,7%, mentre 1 alunno di 15 anni su 4 non raggiunge le competenze minime in matematica e 1 su 5 in lettura.
Tra i fattori ricorrenti correlati alla dispersione scolastica, i rapporti internazionali segnalano la disoccupazione e il reddito basso dei genitori, e il disagio sociale dei territori in cui si va ad abitare.
Tutto questo, in un Paese dove ci si sofferma più a lungo a discutere dei pro e dei contro della “Buona Scuola”, piuttosto che affrontare una volta per tutte il tema del diritto allo studio e rendere attuale quanto auspicato dalla nostra Carta Costituzionale: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi” (art. 34).
L’analisi della spesa sociale in Italia mostra come l’assenza di politiche efficaci a sostegno dell’infanzia venga da lontano e sia il risultato strutturale di precise scelte politiche. Per affrontare la questione della povertà, l’Italia, secondo gli ultimi dati Eurostat sulla spesa sociale in Europa per il 2013, destina una quota di spesa sociale pari alla metà della media europea (4,1% rispetto all’8,5%), mentre i fondi destinati a superare l’esclusione sociale sono pari appena allo 0,7%, contro una media europea dell’1,9%.
Ma cosa significa, concretamente, per un bambino nascere in una famiglia povera?
Quello che i numeri non dicono è che chi nasce in povertà deve spesso fare i conti fin da piccolo con un’autentica, dolorosa, condizione di esclusione affettiva e sociale. Il bambino povero è spesso un bambino più solo perché ha meno occasioni di svago e di socializzazione dei suoi pari. Fin da piccolo, suo malgrado, comincia a essere segnato dalla sua appartenenza sociale, a sperimentare quotidianamente e a volte con vergogna la propria ‘diversità’, perché sa di non poter accedere a una serie di beni e di servizi, ai quali tutti gli altri accedono e che anche lui vorrebbe poter fruire anche solo per fare parte del gruppo, per sentirsi alla pari e tra pari.
Sono bambini segnati sin da prima di nascere, come raccontano numerosi studi che dimostrano l’importanza strategica del contesto sociale nel processo di sviluppo dei bambini: le possibilità economiche delle famiglie finiscono fatalmente per arricchire o impoverire lo spettro di opportunità di socializzazione e formative cui sono esposti i figli, ampliare o restringere i loro orizzonti, stimolare o reprimere il loro potenziale emotivo e intellettivo.
Numeri e statistiche spietati, ben al di sopra della media europea, che rischiano di restare lettera morta senza politiche lungimiranti ed investimenti mirati.
Un disegno a tinte grigie che ci racconta il vissuto quotidiano di bambini che non vanno in vacanza, che non hanno mai indossato vestiti nuovi, che non hanno giochi. E loro rispondono alla vita, ci dice la ricerca, sognando i supereroi, gli unici che possono moltiplicare quaderni e libri per chi non li può comprare, far comparire giocattoli e far viaggiare anche chi non ha soldi.
I supereroi, scrivono ancora i bambini, possono liberare il mondo dalle ingiustizie, sconfiggere la Camorra, far apparire con uno schiocco di dita quello che non c’è.
Questa è la fotografia, del Paese Italia, che emerge, dal dall’Atlante. I dati sembrano, quasi vuole urlare la situazione di un Paese malato e malandato, sordo e cieco, freddo e indifferente.