L’informazione è sempre stata un faro per muoversi nella nebbia.

Soprattutto in questo momento è bene erudire le persone perché sentano proprio ed imminente l’impegno, ormai mondiale, di proteggere se stessi e gli altri.

Nel mio piccolo, per la professione che andrò a svolgere, mi sento responsabile della condivisione di alcuni semplici concetti che fanno parte del pane quotidiano di qualsiasi professionista sanitario.

Nel mio caso, voglio sfruttare la mia comunicatività unita a qualche conoscenza in questo campo, per arrivare al vostro senso civico, come se tutti voi foste miei pazienti da accudire, chiarendo perché seguire la terapia è importante e rendendovi, possibilmente, più complianti possibile.

Un virus è un agente patogeno, un parassita, che quindi per vivere utilizza come intermezzo le nostre cellule. Non può moltiplicarsi da solo perché non possiede una propria struttura cellulare.

È come se, facendosi strada nel nostro organismo, prendesse man mano, con un “colpo di stato”, tante cellule sane, infettandole, per creare un proprio esercito a sua immagine e somiglianza.

Le patologie infettive spesso sono causate da virus. Lo stesso virus influenzate è una malattia infettiva. La differenza tra la normale influenza e il Coronavirus qual è?

Il virus influenzale è un invasore con cui ognuno di noi è venuto a contatto, dandoci il tempo di formare nel tempo un nostro personale esercito a difesa del nostro organismo: gli anticorpi.

Questi piccoli soldati fanno parte del nostro sistema immunitario e sono addestrati a riconoscere l’antigene influenzale. L’antigene non è altro che ciò che identifica un virus, la sua divisa di rappresentanza. Ogni virus infatti, ha i propri antigeni. Il virus influenzale ha antigeni che il nostro organismo ormai conosce, perciò ha avuto il tempo di addestrare i propri anticorpi per difenderlo. Ogni anno, quindi, il virus influenzale cerca di mutare, di migliorarsi per riuscire a “conquistarci”. I nostri anticorpi, però, sono preparati a questo cambiamento e ogni anno fronteggiano l’influenza senza troppe difficoltà.

Il Coronavirus non è un virus influenzale. Questo vuol dire che i suoi antigeni, e quindi ciò che lo identifica, sono sconosciuti per il nostro piccolo esercito personale. Hanno armi differenti da quelle che siamo abituati a fronteggiare. Armi che non sono necessariamente più forti delle nostre, ma per le quali non abbiamo preparato nel tempo una linea difensiva.

Gli antigeni del Coronavirus, perciò, entrano indisturbati nel nostro organismo, perché a differenza degli antigeni influenzali, trovano un “personale non qualificato a fermarli”. E proliferano.

È un po’ come se i Galli combattessero Giulio Cesare con arco e frecce, e Cesare riuscisse a difendersi per anni con resistenti scudi fatti apposta per sopperire alle punte Celtiche. Se all’improvviso arrivassero gli alieni a sparare con pistole laser, Cesare non avrebbe scudi anti-laser e non potrebbe in alcun modo prevederlo.

E così è questo virus: ha armi nuove alle quali non siamo preparati.

Quindi cosa possiamo fare? L’unica cosa che può aiutarci è prendere tempo. Perché? Perché con il tempo il nostro organismo svilupperà gli anticorpi specifici per fronteggiare la nuova minaccia: gli scudi anti-laser!

E come facciamo a prendere tempo? Dobbiamo limitare il terreno fertile del Covid-19. Ovvero impedirgli di trovare nuovi organismi da conquistare.

Ecco perché vi viene richiesto di non assembrarvi. Ogni persona infetta, può a sua volta infettare altre 5 persone sane. Ognuna di queste 5, può infettarne altre 5 e così via. Quindi con una sola persona infetta, si potrebbe ammalare un’intera città. E, siccome nessuno di noi ha anticorpi adatti, tutti sono infettabili!

Perché lavarsi le mani? Perché il sapone blocca la proliferazione del virus. Immaginate che le bolle che si creano con la frizione imprigionino il virus e lo trascinino giù per lo scarico insieme all’acqua, neutralizzandolo.

Perché mettersi la mascherina? Perché se avete sintomi simil-influenzati, potrebbero essere causati dal Covid-19, e, se starnutite o tossite, piccole goccioline di saliva, che trasportano il virus, possono arrivare a toccare un individuo sano. Quindi è come se lo aiutaste a trovare qualcuno del quale nutrirsi. Con le mascherine potete invece evitare di fare da trampolino di lancio per il virus.

E se non sapete di avere il Coronavirus?

Ecco perché vi viene richiesto di restare a casa e ad almeno un metro di distanza da altre persone: per precauzione.

Ogni agente patogeno causa dei sintomi prendendo possesso di un organismo, ma non subito! Prima deve prendere il controllo di alcune cose. Il tempo che impiega per avere questo controllo si chiama periodo di incubazione. Durante il periodo di incubazione questo invasore non manifesta la sua presenza, quindi il fatto di non avere sintomi non vi assicura l’assenza di esso.

Eppure, nonostante sembri tanto spaventoso, non è un virus mortale per i più. Ma per altri sì. Questi altri sono persone che hanno già i propri “soldatini” di difesa personali debilitati da altre battaglie, che quindi non avrebbero la forza di limitare la sintomatologia a tosse, febbre e raffreddore. Questi “altri” sono i nostri nonni, che magari hanno la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), l’enfisema polmonare o magari sono solo un po’ cagionevoli perché il loro sistema immunitario è anziano e rallentato quanto loro; sono i nostri cari malati di cancro, che fanno la chemioterapia e la radioterapia, che, per poter uccidere le cellule cancerogene, sono costrette a distruggere anche il sistema immunitario; sono i nostri amici immunodepressi, che il sistema immunitario non lo hanno proprio. Per loro i sintomi non sono solo tosse, febbre e raffreddore. Per loro sono polmonite fulminante, arresto respiratorio, shock settico. Questi soggetti sarebbero più a rischio di altri anche senza il Coronavirus. Ma la differenza è che per le altre tipologie di virus abbiamo dei vaccini, delle terapie e delle cure. Per questo no.

Ma ci stiamo lavorando.

Nel frattempo però dovete aiutarci.

Dovete cercare di limitare la diffusione, perché grazie a questo il Coronavirus non troverà facilmente terreno fertile per proliferare. E i pazienti infetti non verranno in massa in ospedale, dove non abbiamo posto per tutti, ma si diluiranno. Questo permetterà a tutti noi di proteggere noi stessi e gli altri. Anche coloro i quali hanno bisogno di assistenza medica per un infarto, per un osso rotto, per una colica renale.

Comportandovi civilmente e responsabilmente, avrete salvato la vita al prossimo quanto noi.

Aiutateci: state a casa e limitate i contatti. È proprio il caso di dire che, per una volta, non muore nessuno, se lo facciamo tutti.


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Sono Virginia Di Vivo, una ragazza come tante altre. Mi piace lo sport. Da quando ho 4 anni gioco a calcio, ma ho ottenuto le mie soddisfazioni anche nel judo dove ho conquistato la cintura nera prima di rompermi le clavicole. Ho tanti interessi, per esempio suono il pianoforte, mi piace molto l’arte e la letteratura e sono innamorata della Medicina. Ho molto da studiare. Ho 26 anni, vivo a Parma, che sento come la mia città, ma sono nata in un piccolo paese in provincia di Napoli, da genitori napoletani. Tutto ciò che sono è frutto del loro lavoro e un giorno vorrei dare loro indietro tutto ciò che loro hanno dato a me. Ho un motto, che mi ha insegnato il mio migliore amico, recita: “Studio tutto il giorno, per avere tutto, un giorno”. Sono molto innamorata dell’amore (sempre “colpa” dei miei), non ho ancora mai capito se preferisco la razionalità o la filosofia. Mi piacciono le persone e cerco sempre di giustificare tutti, andando alla ricerca del perché delle cose, mi aiuta molto la logica, anche se a volte può essere limitante, però è una zona di comfort alla quale non voglio rinunciare. Questo non esclude che a volte io decida di non usarla e dedicarmi all’empatia e all’istinto, che penso siano altrettanto irrinunciabili. Spero un giorno di riuscire a metterli nel mio lavoro. Dalla seconda elementare, come mi racconta sempre mia madre, dico di voler fare “il medico del cuore”, che nel corso degli anni si è meglio definito nella figura del cardiochirurgo. Da un annetto a questa parte sono indirizzata verso la cardiochirurgia pediatrica, che a mio avviso è più interessante dal punto di vista clinico e si sposa abbastanza bene con la mia attitudine. Adoro il profumo dei libri, le camminate in montagna, il silenzio dei musei, il mio fratellone e il mio cane e dico solo queste cose perché non penso sia opportuno andare ad elenchi puntati quando si parla di ciò che si ama e in questo contesto non ci si può dilungare in descrizioni poetiche. Non saprei bene cos’altro dire di me, anche perché ci sono giorni in cui scopro cose nuove che manco sapevo!