
Lettera aperta al Sindaco di Barletta
Signor Sindaco,
sono Anna Maria che si pregia di scriverLe.
Oggi è giovedì, un giorno d’incanto per me. Il sole è più luminoso, più giulivo del solito; alle ore 1530, infatti, raggiungerò la bottega di Borgiàc che Lei conosce molto bene, ricorrendo di frequente alle sue pregevoli prestazioni pittoriche. Che illeggiadriscono Barletta, producendo bellezza, giustizia sociale, e politica, quella alta.
Devo aver trasmesso la mia euforia non solo ai miei congiunti, che si prendono cura di me, soccorrendomi scrupolosamente fin nei pressi dello sportellone, ma anche alla mia vettura, una macchina metallica, apparentemente senza cuore, che mi consente amabilmente di recuperare una parvenza di mobilità, quindi di vita. Non appena, infatti, innesto la marcia, senza minimamente frignare, solerte, parte per raggiungere via Sant’Andrea.
Con leggero anticipo imbocco Piazza Roma. Un anziano agente della locale polizia urbana, addossato ad una transenna, brandisce, come una spada, la paletta di ordinanza. Intimata, sollecitamente mi fermo. Guardo l’orologio, temendo di ritardare all’appuntamento dove la mia disabilità sublima gioiosamente le mie potenzialità artistiche.
“Signorina, la strada è chiusa al traffico per la festa di Santa Lucia!” intima il vigile. “Parcheggi la macchina e proceda a piedi!”, tuona. Trasecolo! Dichiaro, visibilmente allarmata ed offesa nella mia dignità: “Mi si gela il sangue nelle vene. Provo ripugnanza. Senza l’aiuto di qualcuno, non posso neanche aprire la vettura, figuriamoci, poi, percorrere un tratto di strada! Nonostante le grucce!” Il tutore del traffico si stringe nelle spalle e commenta salomonicamente: “Non posso farci niente!”.
Mentre lo guardo, esterrefatta, la sua nera divisa trascolora in un grigio identico a quella delle famigerate SS naziste, e il mio pensiero corre fulmineo al resoconto “La banalità del male” di Hannah Arendt, famosissima filosofa, allieva di Martin Heidegger, inviata a Gerusalemme, come giornalista, al processo di Adolf Eichmann.
L’imputato, imperterrito, ritenendo di sfoggiare una tranquilla coscienza davanti ai giudici, che gli imputano l’eccidio di sei milioni di ebrei ed anche la sottaciuta strage di una miriade di zingari e zingare, vecchi, bambini, ammalati e… invalidi come me, si imita a dire: “Ho fatto il mio dovere, sono stato solerte, ho rispettato le leggi dello Stato.”
Intanto, all’angolo di via Sant’Andrea, Giacomo Borraccino, allertato ed allarmato, informa dell’accaduto un vecchio allievo, appena arrivato con la bicicletta, che resta costernato, e lo prega di arginare l’increscioso inghippo che mi ha causato disagio e dolore nelle mie fibre più profonde.
Non ho bisogno, signor Sindaco, della commiserazione di nessuno, pretendo solo il rispetto dei miei diritti di cittadina, garantiti dalla Costituzione Italiana. Di che avviso è Lei, suo apicale responsabile amministrativo? Spalleggia, forse, gli “aguzzini”?
Signor Sindaco, da giovane donna sono arrivata alla consapevolezza che bisogna fermare la banalità del male, prima di trasformarci anche noi in “aguzzini”.
Rispettosamente.
Barletta 12.12.2024
ANNA MARIA, (nome di fantasia, che si ispira ad una combattiva donna di San Ferdinando di P., ma lettera concordata nei minimi dettagli.
Signor Sindaco,
per un’eventuale risposta può fare capo a me, Domenico Dalba, estensore materiale della lettera, puntigliosamente fedele nello spirito.
La signorina Anna Maria, vittima dell’infausto e criminale trattamento, si rifiuta categoricamente di declinare le sue generalità, perché non nutre nessuna fiducia nei Suoi confronti, impermeabile in un’altra occasione alle problematiche della sua pesante disabilità.
Personalmente non mi meraviglio! I contadini di Contrada Paludi si sono rivolti a lei perché fosse resa praticabile la strada più accidentata d’Italia, lastricata, però, abbondantemente dalle sue evanescenti promesse elettorali. Evasiva, persino provocatoria, la Sua risposta con cui irresponsabilmente declinava l’incombenza, scaricandone l’onere finanziario sui fruitori! Eppure, quel percorso stradale costituisce un tratto della internazionale via Francigena, che ha portato la Regione Puglia a piantumare cippi.
Neanche un cenno, poi, all’articolo “Per raggiungere il mio orticello” di Domenico Dalba, pubblicato da Odysseo, prestigiosa rivista di approfondimento culturale della vicina Andria, il 12 ottobre 2024. Qualcuno, certamente, lo avrà sottoposto alla Sua attenzione.
Per non parlare del siderale silenzio, Suo, e di quello dii tutti i Sindaci che l’hanno preceduta, sulla tragicità delle barriere architettoniche della Stazione Ferroviaria di Barletta (a Trani, Bisceglie, Molfetta, Bari da anni funzionano ascensori per tutti i binari!) e del sottovia di via Imbriani.
Parole giornalistiche al… al vento, le mie, da oltre vent’anni!
Rispettosamente, ma con dignità orgogliosa.
Domenico Dalba
Via Samuelli, 6
76121 Barletta
Cell. 3287766967
Bella tosta la Signora e bravo Domenico Dalba 👏🏻