
“Amo così tanto la vita, che ne amo anche la morte”: Anna Marchesini nel ricordo di Cecilia Zingaro, sua allieva all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico
Non ho molte parole se non un GRAZIE. Un accorato e profondo GRAZIE.
I titoli degli ultimi due giorni hanno fatto a gara nel ricordarti: “regina di ironia e coraggio”, è il mio preferito. Racconta come tu hai fatto a gara con te stessa per essere fedele a quella folle bellezza che ti ha contraddistinta per tutta la vita.
Per me non sei stata solo un’insegnante di accademia, per me sei un esempio di amore per la vita, un incontro cruciale e fortunato. Per me sei stata la ragione per cui ho deciso di frequentare l’Accademia. Ricordo che, anni fa, decisi di trasferirmi a Udine, e una mia amica mi disse “prima di andartene, prova in accademia a Roma, che forse viene anche la Marchesini ad insegnare!” Sei stata il vero motivo per cui ho fatto quel provino. E l’unica ragione per cui fossi entrata in quella classe proprio quell’anno è stata incontrarti… dopo la mia classe non hai più insegnato, hai ripreso dopo qualche anno e poi interrotto… non potevamo saperlo quanto fossimo fortunati, lo immaginavamo, ma non potevamo capire la fortuna di esserci proprio in quei due anni in cui hai insegnato! Io e i miei compagni ci guardavano a lezione e ci dicevamo “che cosa abbiamo fatto per essere così fortunati!! Siamo qui a lezione, ce la godiamo per 5 ore e non paghiamo il biglietto!!!”. Ripeto, intuivamo la fortuna che avevamo, ma non immaginavano fosse così tanta, e ora non ho parole per ringraziare…
Ora dico grazie, per avere un bagaglio di ricordi inestimabili, grazie per averti sfiorata da vicino ed assaporato la tua “ironia quotidiana”, e grazie per aver scoperto la tua rara intelligenza, cultura e sensibilità . Il primo giorno in classe ci hai dato una lista di 20 libri da leggere, romanzi per lo più, “alla faccia dell’attore ignorante!”, ci hai trasmesso il valore del lavoro costante che c’era dietro le quinte, prima dello spettacolo e prima di tutto quello che gli altri vedono. Ci dicevi “Quando io metto in scena un autore, ci dormo, me lo porto anche a letto, nel senso che leggo tutto, proprio tutto quello che ha scritto!”
Con la tua inconfondibile ironia, sei rimasta impressa nella vita di tutti gli attori, non solo dei tuoi fortunati allievi, e ci hai insegnato tanto. Non sei stata solo un’insegnante, ma proprio un esempio di instancabile dedizione all’arte e al tuo pubblico! Un esempio di amore inarrestabile per la vita che tracimava nell’arte: “Amo così tanto la vita, che ne amo anche la morte” ci dicevi da Fazio qualche mese fa… ed è vero, il tuo amore per la vita mi ha insegnato tanto, il tuo reinventarti a tutte le età instancabilmente con dedizione, nonostante la malattia, anzi proprio grazie alla malattia, il tuo spirito indomabile si plasmava e trovava nuove sempiterne espressioni, perché avevi sempre urgenza di esprimerlo e tramutarlo in arte.
Ora posso dire che quell’amore per la vita e l’arte ti ha resa immortale. Perché più forte della morte sono le risate che ci hai regalato, più forte della tristezza è la tua personalità irrefrenabile, più forte dell’angoscia è il tuo amore per la vita, che oggi rivedo nei volti di tutte le persone addolorate per te che dopo qualche istante non possono fare a meno di ricordarti per le risate che ci hai regalato ed i momenti unici di sana e coraggiosa follia!
Spero che le amorevoli risate del tuo pubblico ti possano accompagnare lassù leggera, abbandonando qui ogni fardello, e non mi sorprenderei se adesso già fossi appollaiata su una nuvola, con la tua inconfondibile ironia, in mezzo a tanti fortunati cherubini che rischiano capitomboli dalle risate, e i santi che ti adorano segretamente, ti chiedono autografi di nascosto dai “vertici alti” e cercano di mantenere una seriosa compostezza, trattenendo le risa sotto i baffi.
Spero che il tuo lavoro sia davvero custodito come un “patrimonio per l’umanità “, anzi, come “patrimonio per la salute mentale di noi tutti e dell’umanità”. Perché, anche se il tuo corpo era segnato dalla malattia, il tuo spirito era sempre lo stesso, e ti bastava un attimo in scena per tornare la stessa “ragazzaccia secca” indomabile di sempre!”
“Siate folli!!”, ci dicevi, “credete nel sogno! Non omologatevi! Credete nella vostra follia”.
Grazie, Anna, non aggiungo altro, se non ancora grazie!
Grazie di aver creduto nella tua follia e grazie di aver segnato la nostra epoca e i nostri cuori con il tuo talento.
Grazie, perché anche oggi mi hai insegnato tanto… mi hai insegnato che l’immortalità esiste. E tu ne sei la prova!
Torna presto, Anne’!