
Aristotele definiva l’uomo come un animale politico. Spesso però la convivenza tra esseri umani non è pacifica e le relazioni sono segnate dal conflitto, dalla violenza esercitata anche con le parole e con la propaganda, limitando la libertà dell’ “Altro” e il suo diritto ad un presente ed ad un futuro. Questa lotta fratricida è sorretta dalla non tolleranza, che si trasforma in vero e proprio odio, quando l’Altro è diverso da noi per origini e cultura.
Sono queste le riflessioni che hanno ispirato la manifestazione “Andria, città che accoglie. Mobilitazione contro la barbarie che avanza”. All’iniziativa, lanciata dal consigliere regionale Sabino Zinni, hanno aderito anche la comunità Migrantesliberi, rappresentata da don Geremia Acri, e Rigenerazione Italia, rappresentata da Shady Alizadeh.
Li abbiamo intervistati.
Consigliere Zinni, quando ha lanciato una giornata di mobilitazione in favore dell’accoglienza, ha dichiarato: “Se non facessi ora qualcosa per fermare la triste deriva che abbiamo intrapreso non potrei farlo più: ma io ho bisogno di guardarmi nello specchio, quando torna a casa». Ci vuole spiegare il senso di queste sue parole? Pare di capire che molti italiani abbiano messo a tacere il Grillo parlante, pur di ascoltare il “vangelo secondo Salvini”…
A me pare che il discorso salviniano sia diventato negli ultimi tempi egemone. Questo in sé non sarebbe un problema se non fosse che quel discorso sdogana e legittima gli istinti più bassi delle persone, le imbarbarisce. A questo proposito mi sembra che i 5 Stelle siano totalmente succubi in questo momento dell’egemonia salviniana. Lo sono sia perché tengono a non far cadere il governo, sia perché, lo sappiamo, i 5 Stelle badano molto al consenso. In questo momento essere contro l’accoglienza porta consenso. Ecco io invece non ragiono così. Anch’io bado al consenso, altrimenti non farei politica, ma prima del consenso di possibili elettori, mi piace molto avere il consenso della mia coscienza. Quando dico che devo potermi guardare allo specchio intendo questo. Oggi essere pro-accoglienza è impopolare, eppure ritengo un dovere morale esserlo, se non vogliamo che la nostra società regredisca di decenni. Così ho deciso di fare qualcosa di concreto per affermarlo.
Don Geremia, con la sua adesione ad una giornata come questa, l’obiezione più prevedibile che potrebbero muoverle è che un prete non dovrebbe immischiarsi con la politica? D’altra parte, ci sono precedenti illustri che potrebbero essere invocati a suo favore: don Sturzo, don Mazzolari, don Milani, don Tonino Bello. Cosa si prova ad essere accostati a giganti del genere e, soprattutto, cosa si sente di dire a chi la contesta?
Sempre dalla parte dell’umanità
I sacerdoti devono favorire l’unità e la comunione di tutti i fedeli, devono formare le coscienze e per questo devono mantenersi lontani dalla politica partitica, che è il campo d’azione dei laici.
I sacerdoti devono certamente evitare ogni sconfinamento, ma non possono rinunciare a fornire alle coscienze criteri etici e culturali attraverso i quali esse stesse possano prendere posizione in questioni che riguardano anche l’ambito sociale e politico
I sacerdoti, quando affrontano troppo spregiudicatamente i temi della politica quotidiana, finiscono spesso per diventare i “cappellani” di un partito, di un movimento, di una corrente politica o sociale. Con il risultato che vengono corteggiati da coloro che sperano di servirsi delle loro parole e avversati da coloro che appartengono al campo opposto. Così è già accaduto nel caso dei sacerdoti che scelsero di stare dalla parte di chi non ha voce…
I sacerdoti per vocazione parteggiano per l’umanità, soprattutto per coloro, che sono poveri, indifesi, vulnerabili, deboli, sprovveduti. I sacerdoti ubbidiscono ad una lex superiore a quella dello Stato, cedono all’amore verso, l’Altro. L’esempio per i sacerdoti è Gesù che per eccellenza prende le distanze dalla religione cultuale, disobbedendo all’impostazione legata alla ritualità, piuttosto che all’amore per il prossimo, che, come dice il Signore, “vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici” (Mc 12,33).
I sacerdoti seguono la Parola del Maestro, e “camminano secondo lo spirito” (Gal 5,16) “liberati per libertà” a “servizio gli uni degli altri” (Gal 5,13). I sacerdoti sacrificano personalmente la propria vita, per il Verbo, forza divina che diventa carne e si lascia mangiare da tutti nessuno escluso. Questo è il sacerdozio perfetto, che la Chiesa ha ereditato e promulga per secoli. I sacerdoti sono l’Eucarestia vivente, perché sono inseparabilmente legati all’amore di Dio. I sacerdoti sono comunione, sono i primi a costruire ponti di pace con tutti.
I sacerdoti sono sacerdoti quando vivono le preoccupazioni dell’umanità e le attese divine e gemono insieme ad esse per generare e partorire, Dio. Quel Dio, che rappresenta l’Uomo nuovo redento dall’odio e dalla violenza e vinto dalla speranza e dalla carità.
Per cui la mia presenza sabato per la manifestazione “Andria città che accoglie” avrà questo significato. E qualsiasi schieramento e idea che mi coinvolgerà per la difesa e il bene dell’umanità, mi troverà al proprio fianco cercando di seguire, indegnamente e umilmente il Maestro, il Signore Gesù Cristo che “passò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male, così, ancor oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo e donna piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza”.
Perché la politica, il bene della polis della citta, è un’attività della comunità umana e la Chiesa che vuole servire nella sua crescita in umanità, non può restare al margine della sua preoccupazione e della sua missione. È l’intera comunità ecclesiale che se ne deve occupare, consapevole della responsabilità che la sovrasta alla luce del Vangelo. Non ci si può “lavare le mani”, mantenendosi completamente a margine di essa.
Tutti i membri della Chiesa, senza eccezione, dovrebbero perciò “coltivare il senso interiore della giustizia, dell’amore e del servizio al bene comune e rafforzare le convinzioni fondamentali sulla vera natura della comunità politica e sul fine, sul buon esercizio e sui limiti di competenza dell’autorità pubblica” (Gaudium et Spes, 73).
L’umanità è meravigliosa e io ne sono profondamente innamorato. Ciò che mi spaventa e mi scandalizza, dunque, non è la debolezza umana, i suoi limiti o i suoi peccati, ma la disumanità. Quando l’essere umano diventa disumano, non è capace di provare pietà, compassione, condivisione, solidarietà… diventa indifferente e l’indifferenza è un mostro che annienta tutto e tutti.
“Nessuno è obbligato a obbedire ad una legge immorale. È tempo di recuperare la nostra coscienza e di obbedire alla coscienza, prima che all’ordine del peccato” (san Romero).
Shady, alla mobilitazione promossa dal consigliere Zinni, lei ha aderito in veste di rappresentante di RiGenerazione Italia. Il fatto che dei giovani come lei si mobilitino e levino con fermezza la propria voce è davvero un motivo di speranza. Ha il microfono: cosa vorrebbe dire ai “vecchi” che non ascoltano e a “giovani” distratti?
Oggi la mia generazione ha un compito importante, quello di portare con forza avanti un progetto politico di cui noi siamo autori e protagonisti soprattutto in un momento delicato della nostra storia, dove i valori democratici, di libertà e uguaglianza vengono ogni giorno svalutati. È nostro dovere impegnarci, schierarci e metterci in gioco per difenderli con forza.
In un continuo dibattitto avvelenato dall’odio e dal giustizialismo verso chi è straniero e ultimo, abbiamo il preciso compito di opporci. Noi siamo cresciuti in un continente rinato dopo un lunghissimo periodo di guerre, abbiamo studiato le orribile atrocità e le colpe di ogni movimento razzista e totalitario e trovo assurdo che la propaganda e la cattiveria seminata da una politica banale trovi spazio in Italia.
La solidarietà ha dato posto alla cattiveria innescando una vera e propria caccia alle streghe facendoci dimenticare che i valori che fondano la nostra società e il nostro Paese sono l’accoglienza e l’uguaglianza. A chi urla “prima gli Italiani” io rispondo prima tutti coloro i quali sono sfruttati, chi non ha un lavoro e coloro che non arrivano a fine mese perché chi è in difficoltà non ha razza o colore. Lo Stato e la politica dovrebbe promuovere politica che aiutino e sostengano tutti indiscriminatamente. È da deboli scagliarsi con chi non ha i mezzi, o la forza di difendersi, ed è da orbi non accorgersi di quanto questo sia pericoloso.
Oggi noi, la mia generazione e non solo, deve impegnarsi e mettere tutto in discussione affinché la crisi economica e la crisi di valori non rappresentino la scusante per vedere nella diversità e nell’altro una ragione per usare violenza e prepotenza.
“La libertà è indivisibile, e quando un uomo è assoggettato allora nessuno è libero”. Così parlava Kennedy davanti al muro di Berlino.