
È il grillismo che si fa leghista, non viceversa
Caro Direttore,
questo governo di homines ridentes sentiva la mancanza del ministro Bonafede che, più che un ministro, è un ossimoro. L’elenco sarebbe lungo, se vogliamo partire dall’inizio ma, per non sprecare spazio, possiamo limitarci ai tre che mostrano i denti con più frequenza e gusto. Il poliziotto d’Italia Salvini, quello della pacchia, ride soddisfatto per aver ridotto questo Paese a un ring dove normalmente si può insultare chiunque non la pensi come te, chiunque abbia la pelle di colore diverso magari nero, chiunque tenti di salvare i disperati che affogano, e chiunque ti sta sulle palle. Poi c’è il famoso Toninelli, il muratore d’Italia che da qualche settimana è in letargo invernale, dopo che qualcuno (il premier Conte?) gli avrà spiegato che, quando parli di morti e di sciagure, è opportuno non ridere troppo. Ma Toninelli, si sa, se non ride non esiste, nuovo Cartesio del rido ergo sum. Sul versante delle dentiere, avevamo trascurato, appunto, Bonafede, il quale ha il sorriso in automatico, che sembra intelligente non ebete come quello del muratore d’Italia, e invece scopriamo che è velenoso, almeno quanto quello del poliziotto maggiore.
Il Bonafede, che è ministro della Giustizia, o meglio sarebbe ministro della Giustizia, è salito agli onori degli altari gialloverdi per questa storia di Cesare Battisti, il terrorista catturato in Bolivia dopo 37 anni di latitanza. È stata la sua consacrazione, dopo vari tentativi svaniti, di assurgere a competitor di Salvini, a doppiarlo. Non si capisce chi dei due sia più fascista, chi dei due sia più agitatore di paure. Un ministro della Giustizia che attrezza una bancarella di filmati e di foto di un terrorista non si era ancora visto. Bonafede, che sarebbe pure avvocato, ignora le regole più elementari e i diritti minimi che anche un terrorista condannato ha per il codice penale. La gogna non è prevista dalla Costituzione e dalle leggi, a maggior ragione non è prevista nelle azioni di un ministro. Ma il nostro Bonafede deve marcare Salvini perché, visto che il governo non cava un ragno dal buco dopo sette mesi, bisogna spremere il consenso elettorale dove c’è: appunto odio, gogna, dagli al “negro” e al barbone. Poi magari arriveranno anche quota 100 e reddito sempre più smilzi perchè non ci sono soldi, ma intanto i sondaggi battono cassa e la promessa di nuovo boom economico (copyright Di Maio) non appare molto realistica.
Ora, è evidente che la lotta all’ultimo sondaggio fra M5S e Lega si gioca sullo stesso terreno. Ma con una novità che appare sempre più evidente. È il grillismo che si fa leghista, non viceversa. In mancanza di risultati di governo (l’economia perde colpi ogni giorno), tutti si spostano su argomenti che non costano: la gogna e le paure, in primis. La punta di lancia dei grillini nel colorarsi di leghismo è Bonafede. A lui, che a imitazione del Truce si veste da carabiniere, il Movimento affida le chances di risalita nei favori dell’opinione pubblica, visto che Salvini sul cazzeggio minaccioso non ha eguali. Il risultato prevedibile, da qui alle elezioni europee di maggio, è che sarà sempre più difficile distinguere il grillismo dal leghismo. Verrebbe da chiedersi dov’è il pensiero non leghista che una fazione pentastellata ogni tanto agita timidamente? Non si sa.
Davanti a un quadro così deprimente, è difficile conservare fiducia nel futuro di questo Paese. Eppure insisto nel credere che gli sfascisti non prevarranno. Mi confortano le reazioni, ancora poche, all’insopportabilità della situazione presente. Un cittadino comune ha spiegato al suddetto Bonafede che lui non consentirà ai figli di crescere in un Paese razzista e fascista. E questa mi sembra una bella novità.