A lui, il prossimo 7 aprile, la XIII Edizione del Premio Internazionale all’impegno sociale 2017 “Rosario Livatino – Antonino Setta – Gaetano Costa”
Prima di far partire l’intervista, Don Geremia Acri (che chiede di farsi chiamare, affettuosamente, Gerry) mi confida che non avrebbe voluto diffondere la notizia del riconoscimento che tra pochi giorni gli sarà conferito. Tuttavia, da sensibile penna di Odysseo qual è, sa perfettamente quanto sia necessario spargere la buona novella. Mi racconta della sua infanzia, trascorsa fra sbocconcellati pasti di un’umile povertà, un passato che, per forza di cose, ha inciso sulla costruzione di una comunità che abbattesse le differenze tra esseri umani, ricordi da tesaurizzare per sconfiggere le infiltrazioni criminali nella sana maratona della vita.
Ciao, Don Geremia. Il prossimo 7 aprile riceverai una targa per la XIII Edizione del Premio Internazionale all’impegno sociale 2017 “Rosario Livatino – Antonino Setta – Gaetano Costa”: te l’aspettavi?
No. Quando mi è arrivata la comunicazione, a fine febbraio, pensavo non fosse a me, più volte l’ho letta, ma senza darci peso. Ho richiuso la busta e l’ho infilata in un libro. Infatti, per la diffusione della notizia non mi sono interessato, ma sono stati i giornalisti stessi a contattarmi per avere certezza che tutto fosse vero.
Istituito dal Comitato Antimafie di Riposto, in provincia di Catania, il premio è un riconoscimento alla memoria dei Giudici Eroi vittime della lotta intrapresa contro la mafia. Scevro dagli abiti del tuo Ministero, per le attività sociali che promuovi, ti consideri una sorta di eroe?
No! Assolutamente no. Sento di essere innanzitutto un uomo, che cerca di incontrare e rispondere alle persone vittime di ingiustizie umane con le Parole del Vangelo e della Costituzione per ridonare, dignità, verità, libertà e speranza. Sono solo un uomo preso tra gli uomini, un sacerdote. Cerco di vivere per ridare dignità e giustizia a me stesso e ai miei fratelli e sorelle, non importa quale sia il colore della loro pelle, la loro fede, la loro cultura.
In rappresentanza della Regione Puglia, descritta anche attraverso i racconti dell’illustre collega, il giornalista, Cosimo Forina, l’evento porterà alla ribalta nazionale l’opera benefica che, quotidianamente, svolgi nella Casa di Accoglienza “S.M. Goretti” della Diocesi di Andria e della Casa di Accoglienza Santa Croce – Rosario Livatino, bene confiscato alla criminalità organizzata e gestito attualmente dalla Comunità Migrantes Liberi. Quali strade, a tuo parere, bisogna percorrere per far coincidere legalità e tolleranza?
Io credo negli uomini e nelle donne che vivono e praticano i valori, credo nella forza dell’umiltà, dell’amore e della condivisione, che unisce una comunità. Infatti, queste opere sono state costruite e sono portate avanti non perché c’è Gerry, ma un insieme di persone, che quotidianamente con impegno e co-responsabilità scelgono di stare dalla parte della verità e della giustizia. Questo mi ricorda di essere un uomo tra tanti, un uomo come tutti. La legalità a mio parere non è un principio etico ma uno strumento, non un fine ma un mezzo. La tolleranza non è l’equilibrismo tra le parti, ma il rispetto delle leggi universali, che garantiscono la salvaguardia della vita, della democrazia, del creato. In quest’ottica legalità e tolleranza devono necessariamente incontrarsi e coincidere nell’etica, perché l’una non potrà mai fare a meno dell’altra.
Il Sindaco di Riace, Mimmo Lucano, è stato inserito dalla rivista “Fortune” nella lista delle 50 personalità più influenti al Mondo. Il suo contributo a favore dei fratelli e delle sorelle rifugiati non è passato inosservato neppure agli occhi di Papa Francesco. Eppure, lo scorso dicembre, in seguito a presunte irregolarità su appalti, ha rimesso le proprie dimissioni nelle mani della giunta comunale, accusando la mafia di aver escogitato una nuova strategia per destabilizzare il suo operato. Nella tua lunga esperienza al servizio dei migranti e soprattutto nell’ultimo decennio agli Italiani o contro il caporalato italiano e straniero, hai mai incontrato ostacoli che denigrassero il tuo lavoro, facendo passare la civile accoglienza che regali per un lucroso arrivismo senza scrupoli?
Sììì! Tante sono state e sono le minacce, le accuse, le calunnie, le diffamazioni a cui ho dovuto, e continuo, far fronte durante la mia esperienza di servizio. Chi opera nel solco della Giustizia e della Verità deve essere ben consapevole di andare incontro a questo tipo di ostacoli, soprattutto quando l’attività è a tutela del bene comune, ma si ripercuote direttamente o indirettamente su possibili arrivisti, predatori, carrieristi, arrampicatori, mafiosi e criminali. La democrazia è stata conquistata con il sangue versato e lottando con coraggio, oggi ne subiamo l’abuso esercitato da corrotti, mafiosi e personalità incapaci.
Leggo e medito spesso la pagina del Vangelo di Matteo 5,1-12: “Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi”.
A chi dedichi il Premio?
Al NOI. Nel nostro piccolo ci sono centinaia e centinaia, per non dire migliaia e migliaia, di persone, uomini e donne di buona volontà, credenti e non, che nel silenzio e nell’anonimato sono dedite alla pratica del bene. Io credo nel contagio delle belle e sane relazioni, che sviluppano un cambiamento dal micro al macro per l’affermarsi della Verità, della Giustizia e della Bellezza. Le logiche dell’impegno sociale e civile cambiano prospettiva, non è l’Io che si afferma ma il Noi. Infatti, il Vangelo e la Costituzione testimoniano il compimento di un idea, di una utopia, di uno spirito da concretizzare Insieme nelle contingenze storiche del nostro tempo con partecipazione attiva e coraggio. Il Vangelo propone uno stile per le relazioni che devono contrassegnare la comunità non solo quella cristiana, perché possono andar bene per tutti e io direi soprattutto per la comunità: civile, politica finanziaria: non relazioni puramente strumentali e interessate, ma fatte di coinvolgimento personale e cura, di attenzione e premura.