
“Un politico pensa alle prossime elezioni,
un uomo di Stato alle prossime generazioni”.
(espressione attribuita ad A. De Gasperi)
“Un politico cerca il successo del suo partito,
un uomo di Stato quello del proprio paese.
L’uomo di Stato ha voluto guidare,
mentre il politico si è accontentato
di lasciarsi portare dalla corrente”.
James Freeman Clarke (1810-1888)
L’appuntamento referendario sulla costituzione del Bel Paese potrebbe assomigliare a un duello a singolar tenzone. Le intensità del confronto, in vista del referendum sulla revisione della Costituzione, sono vigorose e infiammate, tanto, da riporre in secondo piano molti problemi ed emergenze. La posta in gioco è altissima, anzi, si scommette tutto sul referendum, come se fosse l’ultima mano di una partita a carte, in cui si punta tutto. Poi rimane soltanto il duello, in cui di solito il ‘reduce’ è chi spara per primo.
Possiamo anche fermarci qui, perché sembra che la fine sia prevedibile. Già, perché la Costituzione dovrebbe essere l’anima vitale, il collante, un patto condiviso, un faro che illumina, punto di riferimento e orientamento, insomma, una Carta che tiene tutti a tavola di Casa Italia.
La ‘vecchia’ e saggia Assemblea Costituente è stata la prova, tangibile, di una stupefacente convergenza, i partecipanti erano diversi tra loro, ma si sono riconosciuti in una prospettiva ‘comunitaria’. La Costituzione fu promulgata con una larga maggioranza di consensi e in quel ‘nobile’ consesso erano presenti tutte le anime del nostro Bel Paese.
A distanza di anni sembra che la cultura del confronto e della condivisione sia svanita nel nulla, totalmente evaporata.
La Carta Costituzionale non è più tavolo comune, ma è diventata oggetto di una divisione profonda. La revisione della Carta è stata promossa da chi oggi governa ma è contrastata da chi oggi è all’opposizione. Non solo: anche all’interno della stessa maggioranza la scelta della revisione non unisce, anzi, divide ampiamente e con continue battaglie interne.
Purtroppo si è alterata la Costituzione, nel modo peggiore, trasformandola nell’oggetto del contendere politico quotidiano. Si assiste ad uno “spettacolo” che nessuno avrebbe mai voluto vedere, oso solo immaginare i padri costituenti dai loro luoghi come si rivoltano… Le squadre in campo, anziché giocare la propria partita, sono scese in campo con la scopo e l’obiettivo deliberato e cosciente di cambiare le regole del gioco a proprio uso e consumo, a vantaggio e tornaconto proprio.
Quando apprenderemo il risultato del referendum, sul “campo”, o meglio sul territorio della Repubblica Italiana, ci saranno vinti e vincitori, ma sulle macerie di una Costituzione lacerata o disconosciuta. Forse questo duello, all’ultimo sangue, è pura follia, lascerà sul campo macerie – come se non bastassero già quelle che abbiamo – rottami, devastazione, sorgeranno sempre più fronti contrapposti, proprio il contrario di ciò che era stato creato per garantire e promuovere dialogo, condivisione, convergenza, collaborazione.
Vincitori e Vinti si affronteranno in un sanguinoso duello, certamente non democratico, ma i vinti resteranno colmi di acredine. I vinti che probabilmente, anzi sicuramente, sfrutteranno la prima chance per prendersi la rivincita e ribaltare nuovamente tutto e promuovere una nuova partita a carte o a scacchi.
Le Costituzioni sono nate per porre limiti al potere e alla propensione all’abuso, che ogni potere coltiva e annida dentro di sé. Mi sorge un dubbio non si sta tradendo per caso lo spirito Costituzionale?
Verrebbe da dire che nel Bel Paese abbiamo abbondantissimi politici e pochissimi uomini di Stato.