
La diagnosi precoce fondamentale per individuare l’infezione nell’olivo e curare la malattia
Sulla xylella fastidiosa molto è stato scritto e l’allarme che risuona tra gli olivicoltori pugliesi resta alto. Questa malattia delle piante, ed in particolare dell’olivo, non solo turba le previsioni aziendali per il prossimo futuro, ma, al momento, il grado di diffusione dell’infestazione non è più localizzabile solo nella zona più a sud del tacco d’Italia; con l’infestazione avvenuta in un vivaio di Canosa di Puglia, peraltro subito circoscritta, è più che mai necessario trovare un rimedio che la debelli o almeno la contenga. È di questi giorni la notizia della pubblicazione del primo studio condotto in condizioni controllate su piante di olivo, nel quale sono state individuate le sostanze che subiscono le alterazioni a causa dell’infezione.In uno studio scientifico, condotto da un team di ricercatori pugliesi, pubblicato lo scorso 13 gennaio sulla rivista internazionale “Scientific Reports, gruppo «Nature Research» riporta le analisi, le osservazioni e le sperimentazioni in laboratorio degli ultimi due anni, così da proporre un percorso mirato, efficace per la diagnosi precoce per una più facile cura della malattia. Un particolare contributo scientifico per questa ricerca è stato offerto dal Politecnico di Bari.
A firmare l’articolo “A non-targeted metabolomics study on Xylella fastidiosa infected olive plants grown under controlled conditions” (Analisi metabolomica su piante di olivo infettate da Xylella fastidiosa coltivate in condizioni controllate) disponibile al link: www.nature.com/articles/s41598-020-80090-x, è il prof.Vito Gallo del Politecnico di Bari, supportato dai colleghi Anna Maria D’Onghia, Stefania Gualano e Franco Santoro delCentre International de Hautes Etudes Agronomiques Méditerranéennes (CIHEAM Bari), Maria Saponari dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante – CNR Bari, Leonardo Varvaro del DAFNE – Università degli Studi della Tuscia, Franco Nigro del DiSSPA – Università degli Studi di Bari e Piero Mastrorilli del Politecnico di Bari, Asmae Jlilat (DAFNE – Università della Tuscia, CIHEAM Bari), Rosa Ragone (Politecnico di Bari) e il supporto di Stefano Todisco, Antonio Rizzuti, Biagia Musio (Politecnico di Bari), Franco Valentini, Giuseppe Cavallo (CIHEAM Bari), Giuseppe Altamura (CNR-PSP).
Il nuovo approccio allo studio del microrganismo fornito dai ricercatori pugliesi, descrive gli effetti dell’infezione da xylella fastidiosa sul metabolismo di giovani piante di olivo della varietà “Cellina di Nardò”. Si tratta del primo studio condotto in condizioni controllate. A queste giovani piante, sane e selezionate, allevate in serra presso l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (CNR Bari), è stata iniettata artificialmente la xylella per comprendere i mutamenti biologici, dopo circa due anni, con la comparsa della malattia.
Il percorso di studio ha quindi permesso di determinare le sostanze che subiscono alterazioni a causa di questa mortifera infezione. Le piante infettate da xylella hanno così presentato un contenuto maggiore di acido malico, acido formico, mannitolo e saccarosio e un contenuto minore di oleuropeina. La conoscenza di tali sostanze permetterà, adesso, di valutare il grado di tolleranza delle diverse cultivar di olivo (tra queste la nostra Coratina e l’ Ogliarola di Bitonto) alle infezioni e di creare sistemi rapidi e affidabili per la diagnosi precoce, tramite telerilevamento, anche con l’ausilio di droni. La successiva fase di questa ricerca, ovvero l’applicazione vera e propria, sarà adesso resa possibile nell’ambito del progetto AGREED (Agriculture, Green & Digital), appena avviato e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che ancora una volta vede il Politecnico di Bari e CIHEAM di Bari al lavoro, in partnership con altri soggetti industriali e di ricerca. Una sinergia scientifica di tutto rispetto che speriamo dia al più presto delle concrete basi di risoluzione di questo pericoloso microrganismo.