Ce n’è di tutti i colori!

È il vino da made in Puglia col maggior numero di etichette, ben dieci, e ha già una storia antica: la Doc vinoCastel del Monte, è stata riconosciuta, con apposito DPR, nel lontano  1971.

Diversi i vitigni utilizzati per questa doc, ma tutti coltivati in zona: da Minervino Murge ad Andria, Trani, Corato, Ruvo, Terlizzi, Bitonto, Palo del Colle, Binetto.

Vi proponiamo delle sintetiche schede di presentazione sulle prime tre preparazioni, quelle più comuni sulle tavole pugliesi:

  1. Il Castel del Monte rosso: il suo colore varia dal rubino al granato, presenta un odore vinoso, ma gradevole; il sapore è asciutto, tannico in modo equilibrato. Ha gradazione alcolica di almeno 12 gradi, lo si serve in un tulipano medio, a 18°C. Ottimo per piatti di pasta al ragù e per i secondi a base di carne, così come col pecorino.
  2. Il Castel del Monte bianco: dal colore paglierino, delicato e leggermente vinoso all’odore, dal sapore fresco e asciutto. Gradazione alcolica minima, 10,5 gradi, va servito a 10°C in un calice a tulipano slanciato. Indicato per antipasti senza insaccati, su spaghetti alla marinara, piatti di pesce bianchi, asparagi, lampascioni lessati, formaggi teneri.
  3. Il Castel del Monte rosato: il suo colore è, appunto, rosato ma presenta dei toni di rosso rubino. Vinoso l’odore, ma delicatamente fruttato. Armonico e asciutto il sapore. La gradazione alcolica minima è di 11 gradi. Va servito a 13-14°C in un tulipano medio. Si esalta con spaghetti al pomodoro, minestre, risotti, le celebri orecchiette e cime di rape, ma si adatta bene anche a carni bianche o bollite, pesce a carne rossa, formaggi freschi, salumi e dolci. Insomma: un vino per molte stagioni.

FontePhotocredits: Paolo Farina
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

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