Secondo George Bernard Shaw “non c’è amore più sincero di quello per il cibo”. Sulle orme dello scrittore irlandese, oggi, Marianna Civita traccia un suo personalissimo sentiero, un percorso culinario sterrato ma colmo di soddisfazioni, un buffet di sacrifici da assaggiare q.b., un progetto di vita che mescola armoniosamente le figure di donna, madre e moglie, dedicando il proprio tempo ad una passione da condividere. Il suo blog “Ventiventi” (https://www.cucinaventiventi.it/) non è solo un ricettario di vettovaglie ma è l’espressione più innovativa e tradizionale di un transfert che, come in psicologia, parte dalla ragione per arrivare dritta al cuore:

 

Ciao Marianna. Da dove nasce e a chi si rivolge il foodblog “Ventiventi”?

Ventiventi è un blog che nasce dalla voglia di raccontare la mia passione. Una passione generazionale direi, che si trasmette da mia nonna, una cuoca semplicemente unica e tradizionale. Ancora riesco a sentire impressi nella mia mente i sapori della sua cucina; a mia madre, una super cuoca, come si dice “il miglior ristorante è quello della mamma”; a me che ho sempre apprezzato trascorrere del tempo ai fornelli per il piacere di deliziare marito e figli. Una passione che casualmente poco più di due anni fa ha incontrato una scuola di cucina ed è stato amore a prima vista. Non meno importante la macelleria di mio marito, in cui ho potuto conoscere la materia prima e le sue caratteristiche. Ad un certo punto la sola vendita dietro al banco non mi è più bastata, perché per me non era più un semplice pezzo di carne, ma un prodotto da rispettare e valorizzare che ogni volta mi ispirava un piatto finito. Ho imparato tanto in questo periodo e voglio condividere con gli appassionati di cucina quanto ho potuto apprendere con la continua formazione e sperimentazione personale.

Raffigurata sul logo di “Ventiventi” compare una piccola frusta da cucina, regalo (ci hai confidato a microfoni spenti) dei tuoi figli. Proprio come la frusta da cucina, quanto è importante ai fornelli saper amalgamare ingredienti e idee per preparare piatti gustosi ma, al tempo stesso, originali?

Sì, la mia frusta, di soli 15 cm. Una sorta di amuleto, penso sempre ai miei figli quando sono ai fornelli. La cucina è creatività, e la creatività poi va interpretata. Ma è essenziale partire dalla conoscenza degli ingredienti per creare un’armonia di sapori, anche usando gusti che possono sembrare contrastanti. Proprio come fa una frusta che crea una pastella liscia, piacevole alla vista, omogenea partendo da tre o quattro ingredienti che, presi singolarmente, sembra non abbiano nulla in comune, così idee originali e ingredienti devono trovare un filo conduttore per esprimersi. E questo è dato dall’esplosione di sapori che deve stimolare e lasciare un buon ricordo nel consumatore finale.

Credo che alcune delle creazioni più belle e potenti nascano dagli accostamenti più sorprendenti e meno logici.” La citazione dello stilista canadese Erdem Moralioglu mette a confronto moda e cucina. Sarebbe così azzardato considerare il cibo come una delle più stimolanti forme d’Arte?

No, non è assolutamente azzardato pensare alla cucina come forma d’arte. Il cibo è Arte perché permette di esprimere emozioni, stati d’animo, sensazioni che trasmette a chi riceve l’opera. Il piatto finito, anche se della tradizione, deve suscitare le stesse emozioni che il cuoco ha provato nel realizzarlo. Deve conquistare tramite tutti i sensi preposti: vista, olfatto, gusto, qualche volta anche il tatto e l’udito come nel caso del pane. Quanta emozione si può ricevere ascoltando il suono che ci regala il momento in cui affettiamo il pane fatto in casa!

Vexata quaestio della quarantena è stata, senza dubbio, l’alimentazione. In una espressione di creatività anche e soprattutto interiore, è corretto sostenere che un approccio minimal alla pietanza rappresenti, effettivamente, il giusto compromesso fra gusto e impatto visivo, un po’ come avviene nel binomio architettonico fra contenuto e forma?

Certo, l’espressione “è un piatto che si fa mangiar con gli occhi” ci racconta quanto è importante il connubio tra impatto visivo e gusto. Un piatto deve essere trasparente e deve mantenere le sue promesse. Mi spiego meglio: un piatto di bellissima presentazione, dove gli ingredienti utilizzati sono ben visibili, che fa innamorare con gli occhi, che stimola le papille gustative e che passando tramite l’olfatto porta all’assaggio non può rischiare di deludere le aspettative del gusto. E’ questa la fase pericolosa, come mi piace definirla, perché io credo che la creatività ha raggiunto l’obiettivo quando esplode in bocca e rimane nel ricordo tanto da indurre chi assapora il piatto a chiedere di ripetere la preparazione.

Secondo un antico proverbio “il miglior companatico è la fame”. La tua fame lavorativa, intesa come ambizione, come si coniuga con il ruolo di moglie e madre quarantenne?

Prima di tutto rimango mamma dei miei due splendidi tesori che tanto tempo fa mi hanno regalato quella piccola frusta quasi a voler indirizzare il futuro. E quindi, moglie… Nulla per me prima della famiglia. Ma non posso negare che la mia passione per la cucina abbia davvero un ruolo importante nella mia vita: permette di esprimermi, di incanalare le mie energie, di essere felice motivo per cui tra sogno e realtà ho voluto condividere la mia passione, che è anche studio, ricerca e sperimentazione, con chi, come me, trova se stesso tra i fornelli. Divisa tra i miei impegni familiari, mi ritaglio del tempo dietro ai fornelli anche in orari inconcepibili. Molte delle preparazioni sono state studiate e sperimentate mentre tutti in casa erano già a letto, e la mia voglia di apprendere ancora non prendeva sonno. Quell’energia che la sera ancora non si spegne finché il mio piatto ancora non è venuto fuori. Sì, è ambizione questa, ma con tanta tanta passione.

Ventiventi, anno 2020, un numero che, difficilmente, dimenticheremo. Quale sarà la Marianna di domani?

Sarà la Marianna di sempre, oggi quarantenne (ventiventi è ispirato anche da questo), determinata e visionaria, ambiziosa e sognatrice, con la grande passione della cucina che ha deciso di condividere perché adora trasferire agli altri le proprie conoscenze.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.