Ma capita di confondere il normale e l’anormale, il buono e il cattivo, il probo dal farabutto…
Nel teatro senza spettatori paganti che è il nostro Paese, i biglietti per la felicità sono esauriti e la cassa è vuota, non se ne potrà dispensare altra per il momento: peccato, persone attendono in fila, tante, per probabile astinenza ripetuta. I santi sono tanti e i miracoli pochi.
Abitudine buona è farsi i propri fatti anche se è colpa degli stessi finirci davanti agli occhi ad ogni accensione dello schermo del regalino costoso o quasi che custodiamo come protesi e surrogato della voce e degli affetti.
Tutti investigatori privati e improvvisati poliziotti, vigilano sulla privacy altrui perché non sia impenetrabile.
Un neo eletto Presidente della Camera raggiunge in autobus o altro mezzo di trasporto pubblico (ma pare che sia una fake news…) il luogo istituzionale che rappresenta per volontà di una coalizione politica, rinuncia al corrispettivo economico in più, oltre quello già abbondante, che lo Stato e noi cittadini gli dobbiamo riconoscere: un comportamento parecchio “fico”, così pare a molti.
Ed io che nella mia ignoranza pensavo fosse normale!
Ma capita di confondere il normale e l’anormale, il buono e il cattivo, il probo dal farabutto.
Un manager di una Azienda che produce macchine guadagna 60 milioni di euro annui e un suo dipendente operaio può permettersi una pizza con la sua famiglia una volta al mese se non capitano imprevisti monetari.
Un altro uomo ricco italiano scrive libri e dispensa parole sgrammaticate su come sia impossibile vivere con 1000 euro al mese.
Un ragazzo di origine marocchina o non ricordo bene quale, vendendo accendini nel civile e progressista Nord Italia, riesce a laurearsi in Ingegneria.
Ora vorrebbe lavorare e spera.
Nel frattempo, gli Stati Uniti risaltano sulla cronaca, una volta tanto, non perché un folle ha sparato per uccidere, ma perché il Paese rende omaggio alla morte di una delle donne, di proposito non scriverò il suo nome, che ha lottato negli anni 50 contro la segregazione razziale: viveva in Kansas e le fu impedito di sedersi ed educarsi in una scuola pubblica elementare frequentata dalla sola razza presunta “superiore” bianca. Il padre ricorse alla Corte Suprema che riconobbe a sua figlia e ad altri bimbi di colore il diritto a frequentare quella scuola e portò tanti anni dopo all’abolizione della segregazione razziale nel sistema scolastico americano.
Alto giro, altra corsa. Tanti cercano una replica dello spettacolo serale che, tra onorevoli e poco onorevoli, cancelli temporaneamente la memoria presente, il tempo necessario per credere che tutto vada bene.