Sopra nuvole di gesso,
Īśvara mi regge dal sogno,
oggi
ma sotto quale forma?
Ho guidato carri pieni di latta
o forse li ho trainati, il mio alito sull’erba pesta,
la nebbia di māyā.
Ho fatto voto di silenzio,
quando ancora energia sottile
leggevo le carte al mio futuro,
gioco questo ov’è difficile trovare
uno spiraglio.
Non importa più dove e quando
la mia statura proietti un’ombra.