Acculturati contadini andriesi. Una vita all’insegna dell’etica.

Il grembo della notte straripa di intermittenti fiammelle lontane, quando saluti l’Adriatico. Più volte, le meteoriti, solcandolo, velocissime come bolidi di un velodromo, tracciano sulla sua superficie vellutata guizzi di luce colorata. Fra non molto, l’artefice della vita e delle infinite tonalità busserà all’orizzonte, per annunciare la sua fantasmagorica esplosione di luce nel palcoscenico del Pianeta azzurro.

Ti inerpichi, poi, per la sinuosa strada collinare che porta all’ottagonale maniero di Federico II e raggiungi, finalmente, l’abitazione dei due giovani, che intendi intervistare, distante due passi dalla sottostante vallata, disseminata di pietre calcaree, occhieggianti al primo debole sole mattutino, mentre oblunghe foglioline argentee, non appena sveglie, cominciano a ciarlare tra di loro e con la “bella famiglia d’erbe ed animali”, vigilata dai pacifici patriarchi, i cui tronchi si contorcono artisticamente.

Le due lancette dell’orologio, l’una sull’altra, fanno all’amore, sono le sei e trenta, e le tue carni, provenienti dal tiepido mare, si irruvidiscono quando sbuchi dal veicolo. Ad attenderti, sorridente, all’ingresso, Stefania, una bella ragazza bruna, dalle civettuole fossette scavate nel plastico viso, abbronzato dal sole di campagna. Era già al lavoro, da oltre un’ora, fasciata da sbrigativi indumenti di fatica.

Ti conduce da Silverio il suo uomo, sposato da due mesi, dopo una relazione d’amore avviata mentre, trepidanti, sedevano ancora tra i banchi delle scuole superiori. È alle prese, il giovane marito, dalla corvina chioma svolazzante, con una saldatrice, freneticamente indaffarata nel fissare una vecchia sedia metallica ad un caro veicolo appartenuto a suo nonno, contadino di pura razza andriese.SILVERIO SALDA UNA SEDIA METALLICA AD UN VECCHIO VEICOLO

Sorbisc con i giovanissimi amici, sotto una tettoia dalle ampie aperture a semicerchio, realizzata con pietre a secco, mentre zaffate di brezza ti portano gli effluvi della pineta e delle tante piantine aromatiche, un caffè equosolidale che ti riconcilia con la natura (e forse anche con uomini lontani che non conosci) e per un attimo ti fa inorridire il pensiero delle volte che, seduto alla poltroncina di un bar cittadino, dai tubi di scappamento spruzzi di propellente incombusto, vapori pestiferi e polveri sottili raggiungono, impietosi, i tuoi indifesi polmoni.

Intendi immergerti, sia pure per un giorno, nell’esperienza che i giovani sposi stanno vivendo da alcuni anni. Quindi, blue jeans da lavoro, stivali, zappetta e piantatoio anche per te. Per capire ed assaporare idee, sensazioni ed emozioni di ogni sorta. Fatica. Sacrifici.

Dei conci di calcarenite, impropriamente, in loco, chiamati tufo, vengono caricati sul veicolo, appena sistemato, e trasportati, percorrendo una ripida scarpata nelle prossimità di un canale. Occorre realizzare un muretto di contenimento, per proteggere l’orto dalla furia devastante delle acque piovane.

L’indaco delle melanzane ed il rosso scarlatto dei peperoni fanno bella mostra di sé, dondolandosi allegramente dal tremolante verde che sorge da bancali da risistemare. Vi provvede Silverio con la zappetta, mentre tu e Stefania, amabilmente dialogando sulle esperienze, progetti e sogni, con un punteruolo scavate la dimora di crescita per cavolfiori bianchi e violetti, ad una distanza ravvicinata.DETTAGLIO DELL'ORTO

La terra profuma di humus. Il suo colore è quello nero che miriadi di microscopici esseri viventi hanno prodotto nei milioni di anni, elaborando e rielaborando perennemente le sostanze organiche che i primi funghi, muschi e licheni realizzarono sulle brulle isole, biancheggianti come Venere, spuntate dal mare, oltre cento milioni di anni fa. Unificandosi, costituiranno l’attuale Alta Murgia.

“Come vedi, Domenico, non facciamo assolutamente uso di pesticidi, diserbanti e concimi chimici. Teniamo ben saldi, nel rapportarci con il suolo, l’acqua, l’aria, le piante, gli animali e gli uomini, i principi fondamentali dell’agricoltura sinergica, di quella biologica e della permacultura. Siamo sempre pronti a sperimentare e ad accarezzare perle di saggezza, offerte da chi ama veramente la Terra. Assieme alla memoria degli antenati, alla sua vita presente ed al futuro delle giovani generazioni”. Essenze aromatiche e tageti provvedono a tenere a debita distanza insetti dannosi, mentre delle esche intervengono per decimare gli impertinenti.

“Gradualmente, stiamo introducendo anche piante autoctone che meglio sanno difendersi dagli attacchi patogeni, avendo acquisito nel corso dei secoli resilienza ed essendosi positivamente integrate nella cenosi locale”. Pausa per il recupero di altra padella di piantine che non appena possibile saranno soppiantate con la semina. Come una volta.

Riprende a riferire, Stefania. Con espressivi occhi che diventano ancora più grandi: “Per il momento la nostra azienda non dispone ancora della convalida biologica di un ente certificatore autorizzato, prossimamente disporremo anche di quella. Attualmente facciamo leva sulla stima e fiducia che si instaura con quanti socialmente ed ecologicamente sono motivati a dar senso e prospettiva al nostro impegno innovatore. Siamo consapevoli che di qui bisogna partire per un profondo cambiamento in larga scala, per la tutela e valorizzazione della salute della gente e… del Pianeta. Che langue.

L’agricoltura industriale e monocolturale, che impiega massicciamente la chimica, in tempi ravvicinati porterà alla desertificazione del suolo ed alla asfittica contaminazione delle falde sotterranee, dei fiumi, dei laghi e dei mari. La cosiddetta agricoltura sostenibile, poi, costituisce un grande bluff, non a caso viene benedetta anche dalle multinazionali, perché vengono allontanati solo i tempi della catastrofe, ma l’orizzonte di morte e devastazione è identico”.

Arrivano di tanto in tanto acquirenti, uomini e donne. Qualche bambino scorrazza liberamente per il podere. Si lava le mani, che profumano di terra, Stefania ed interloquisce con gli ospiti, accolti amichevolmente. Alcuni visitatori sono fidelizzati da tempo, quindi, sanno bene quello che chiedono e vogliono, per altri la venditrice fornisce delucidazioni. “Vedrà, signora, farà bella figura con i nostri peperoni. Non badi alla dimensione, sono piccoli ma saporitissimi, quelli che, invece, colmano i banchi dei mercati non sanno di niente. Inoltre, arrecano danni, considerevoli, alla salute. E con i tempi che corrono… bisogna saperla tutelare e valorizzare! Le nostre melanzane sono ottime anche per farle sott’olio. Si accorgerà che, mettendole sotto sale, non cacceranno acqua. Il loro sapore ed odore, poi, faranno sognare le sue papille gustative e quelle dei suoi cari.”

Bussa al cancello anche Gabriele, il meccanico, papà di Silverio, un aitante bell’uomo dagli occhi chiari. La struttura della serra è già pronta, è venuto, oggi, per alcune misure, dovendo provvedere all’acquisto di lastre di policarbonato. Quando gli chiedi il parere sull’avventura del figlio e della nuora, esprime compiacimento: “Silverio, da quando indossava i calzoncini, ha sempre amato la terra. Sovente si accodava al nonno e raggiungeva la campagna. Quando, poi, rimaneva in città, allevava conigli e galline in una terra abbandonata che sorgeva vicino alla mia bottega. In quell’occasione, vedendo la sua passione gli realizzai una gabbia di metallo. Ha trovato una moglie altrettanto innamorata della campagna e della vita frugale”.SERRA IN COSTGRUZIONE

Salutata un’anziana cliente, ci raggiunge Stefania e ci invita a seguirla. Sorge, non molto distante, un’ampia gabbia che ospita una ventina di galline, allevate per la produzione di uova: “Mangiano gli scarti della nostra alimentazione e mangime di qualità che acquistiamo per loro. In alcune occasioni permettiamo che possano razzolare liberamente nelle zone incolte del nostro podere. La gabbia è stata realizzata da mio suocero e mio marito”.

Un salto alla vigna, allevata a spalliera. “Non svendiamo” afferma con orgoglio Silverio, “la nostra uva di Troia, che possiede qualità organolettiche uniche. Non è minimamente comparabile con quella portata all’ammasso, stillante, spesso, marciume, muffa, sporcizia e pesticidi. Produciamo vino, coltivando le cautele, che richiediamo come agrotecnici alle aziende esaminate. Curiamo meticolosamente tutte le fasi della lavorazione, fino all’imbottigliamento ed la commercializzazione. Con il passa parola, le fiere e facebook. Non appena le risorse ce lo consentiranno, provvederemo a realizzare una cantina. Il nostro vino, poi, non ha bisogno neanche dei solfiti, per l’alta gradazione alcolica. Puro nettare dell’Alta Murgia”.CEPPO CON POCHI GRAPPOLI

Visiti anche l’uliveto, dislocato ad alcuni chilometri di distanza dall’orto. Nella vettura hanno preso posto anche Pimpa e René, i due barboncini, che con un salto, festanti, avevano fatto volare il tuo cappello all’arrivo. “Nella casa di città,” interviene Stefania, “si annoiavano, da quando, invece, vivono in campagna la loro vitalità è alle stelle. Anche per loro stiamo attenti all’alimentazione, perché molta roba in commercio possiede un alto tasso di ceneri, quindi è dannosa per la salute degli animali”. Le chiedi quale titolo accademico possiede a conforto della sua dichiarazione: “Sono laureata in Benessere e tutela degli animali, mentre Silverio in Biotecnologia. Ci siamo laureati a Teramo, e l’aver studiato lontano dalla nostra terra, che amiamo alla follia, ci è stato di grande giovamento per maturare consapevolezze e sensibilità che purtroppo latitano in molti”.

Gli ulivi, lussureggianti, diventano più loquaci con il loro stormire, quando sentono arrivare passi e voci umane. Ai loro piedi un tappeto di erba bassa protegge d’estate le radici superficiali dalla calura e d’inverno dal freddo. “Produciamo olio extravergine di altissima qualità, perché non ci avvaliamo di prodotti chimici. Solo dopo la potatura, per proteggere le grosse ferite dei tagli, ricorriamo al solfato di rame. Oltre all’olio extravergine, dagli alberi interni del podere ricaviamo olio extravergine filtrato, che, abbattendo residui acquosi, ne preserva la conservabilità per periodi più lunghi. Un elisir. Ovviamente il costo sale ulteriormente”.

Il sole ha abbandonato lo zenit da un paio di ore. Ritornando alla rustica casetta, fichi, more, mandorle ed erbe selvatiche (amaranto, porcellana e zampa d’ora, rucola, songo), colmano rustici cesti intrecciati con canne e steli di ulivo. In poco tempo, Stefania appronta un pranzetto francescano che evidenzia le sue qualità di eccellente cuoca. Con il rosso di Troia, che brinda al successo dell’azienda Kalì, alla salute di tutti gli uomini ed al benessere della Terra, si conclude il sobrio momento conviviale.SPLENDIDO TRULLO

Avviandoti verso il cancello, mentre guardi per l’ultima volta lo stupendo trullo, ti chiedi da dove Stefania e Silverio prendano tanta forza, coraggio ed entusiasmo. Dentro di te concludi: “Da una cultura spirituale e materiale, che non è orpello, ma sapienza. Equilibrio. Senso del limite. Semplicità. Fatica. Sacrifici. Affabilità. Amore per la terra. Umiltà. Etica”. Valori che danno senso alla loro vita.

Salutandoti, quasi all’unisono ti confidano: “Mimmo, siamo felici. Attualmente il nostro lavoro di consulenti ed ispettori agrotecnici ci fornisce l’ossigeno per vivere. Gli incipienti frutti finanziari dell’azienda li reinvestiamo. Lavoriamo per vivere onestamente, non intendiamo arricchirci sulla salute della gente e del pianeta. Tentiamo, infatti, di condurre una vita all’insegna dell’etica. Speriamo, ce la metteremo tutta, di far rimarginare almeno qualche piccolo graffio, inferto improvvidamente ed irresponsabilmente all’amata Terra”.


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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.