Lo stadio ricostituente del diritto
Nella relazione sull’attività della Corte costituzionale in riferimento all’anno 2019, affidata ad un podcast nell’aprile 2020 per via della situazione straordinaria del periodo straordinario, la allora Presidente della Corte Marta Cartabia – adesso ministra della Giustizia – ha ricordato che la leale collaborazione tra le istituzioni rappresenta la chiave per affrontare le situazioni di emergenza. La relazione ci ricorda che la piena attuazione della Costituzione richiede un impegno corale in cui attivamente e lealmente impegnate devono essere tutte le Istituzioni, compresi Parlamento, Governo, Regioni, Giudici.
Il concetto di “attuazione”, in riferimento alle disposizioni della Costituzione repubblicana e democratica, riveste un senso pregnante che lo distingue dal concetto di mera esecuzione passiva. Chi attua contribuisce a plasmare una materia, non ad essere semplicemente inglobato all’interno di una massa materiale informe. In mancanza delle esperienze propositive della coscienza e della critica chi è chiamato ad operare nelle compagini istituzionali finirebbe per assumere una funzione neofarisaica che colliderebbe con la laicità metodologica. Quest’ultima, invero, ove intesa in senso ampio e neutrale esalta il dubbio produttivo, e con esso la dimensione metodologica stessa quale forma attraverso cui far fluire più o meno incisivamente la sostanza, prodotta dai percorsi decisionali legittimati al contemperamento degli interessi e alle conseguenti scelte.
Le necessità materiali, socioeconomiche ed esistenziali nel Paese si stanno sgranchendo, mosse dalla fame e dalla voglia di ricucire prospettive senza rattopparle. Ad incarnare e non semplicemente ad imballare tali necessità è il diritto, il ius. In Italia il supergo fatto legale e materiale dell’avvento dell’èra costituzionale repubblicana ha reso i diritti inviolabili dell’essere umano dei formanti costituiti, da un lato, e al contempo dei frammenti sempre costituenti, nel loro divenire storico e dialettico, in connessione con la dimensione complementare dei doveri inderogabili di solidarietà su più piani.
La Costituzione, nel discorso del 2020 tenuto dalla allora Presidente della Corte costituzionale Cartabia, è stata considerata imprescindibilmente una bussola nei tempi di crisi.
L’esercizio di alcune libertà garantite può essere limitato, spiegando che è l’unico modo – se lo è davvero – di autoconservarsi insieme per insieme progredire; non si può mai alterare il metodo socioliberale della legalità.
I cittadini, anche ove lontani anni luce da metodologie e saperi tecnici d’ingegneria statuale, a rigore, sono i formanti più preziosi della democrazia. La libera realizzazione morale e materiale di tutti i cittadini rappresenta il senso del nostro stare insieme democratico.
Il ruolo dei cittadini, valorizzato sempre più con l’intensificarsi dell’ermeneutica sul combinato disposto degli articoli 2 (formazioni sociali, diritti inviolabili e doveri inderogabili di solidarietà) e 3 Cost. (uguaglianza formale e sostanziale), da un lato, con l’art. 118, ultimo comma, Cost. sulla sussidiarietà orizzontale, dall’altro, sembra assumere una valenza non solo simbolica ma corposamente carismatica.
La leale collaborazione tra le istituzioni è la proiezione istituzionale della solidarietà tra i cittadini. Questo concetto potrebbe essere salutato come il frutto di una concezione naturaldemocratica di causa-effetto: tra la qualità nonché la responsabilità del tessuto sociale di una cittadinanza solidale (causa), e la qualità della coordinata laboriosità all’interno delle ramificazioni istituzionali (effetto).
Il principio di collaborazione qualificata dalla lealtà è entrato nel DNA della dimensione ordinamentale italiana, anche grazie all’intensificarsi di quella sorta di mantra assiologico sulla leale collaborazione tra gli Stati membri UE, così come interpretato dalla Corte di Giustizia eurounionale. Seppur critici verso alcuni meccanismi ancora immaturi e inespressi del percorso istituzionale europeo, non è chiudendosi alla sapienza di quella esperienza che si risolvono le nodificazioni in deficit della democrazia. Al contrario, i nodi possono sciogliersi approfondendo e radicando la tutela dei profili sociali dei diritti, attraverso l’ausilio di estesi nonché condivisi meccanismi interstatuali di politica federale, che accolgano la sfida di conferire certezza e vigore ai progetti di sviluppo e promozione di tutti gli individui, nella lotta meritoria e meritocratica alle emarginazioni e agli apriorismi di nascita.
Contro le cristallizzanti ingiustizie degli apriorismi socio-economoci per nascita, ancora troppo presenti nelle società più o meno civili della post-contemporaneità nel suo divenire tragico, e a volte tragicomico, occorrerebbe una rimeditazione economica che parta dalle antropologie sociali, e non dalle mere logiche di profitto cibernetico-nominale.
Quando i mercati sono costituiti da alcuni attori deboli, le mani pubbliche devono cercare gli strumenti di riequilibrio dell’economia. Le ineguaglianze sociali e le avversità umane o geografiche sono alcuni elementi dell’aprioristico disequilibrio e delle distorsioni economiche.
Le azioni pubbliche sulle economie nazionali e locali non possono andare oltre il necessario. Se non esiste la mano invisibile nei mercati, come in effetti non esiste, gli Stati non possono disfarsi dell’equilibrio complesso nelle domande e offerte dei mercati.
Tutta la contemporaneità necessita di restare libera con la consapevolezza scientifica sui limiti sociali e sui rischi. Le varianti socioeconomiche devono diventare il cuore vivido delle strutture economiche e politiche. Le varie nuove necessità liquide tra i soggetti reali sono la conseguenza delle azioni sovrastrutturali, ma le regole pubbliche possono realizzare una situazione in cui i cittadini-consumatori abbiano il potere legale di influenzare le necessità della produzione e i commerci. Soltanto una democrazia liberale aperta può dissolvere la ruggine sui meccanismi capitalistici. Tutta la questione sociale dei bisogni ora consiste in ciò che adesso possiamo fare. Gli elementi soggettivi ed oggettivi per cambiare il sistema socioeconomico non si presentano all’orizzonte, e il piano realistico per una evoluzione socioeconomica è connessa alla vita della gente vera. Pertanto le competenze contemporanee possono essere incrementate attraverso la via di un effettivo capitalismo aperto. Dopo il binomio lockiano di libertà e proprietà, i nuovi valori in combinazione sono libertà e neopersonologia. Ogni concezione sociopersonologica di vita che voglia interpretare e risolvere i bisogni dell’oggi non può rinunciare alla libertà. Le libertà politiche, civili ed economiche sono nel DNA del nuovo individualismo sociale e pluralistico.
Abbiamo la necessità di superare l’antico capitalismo con un nuovo aperto e liquido capitalismo di bisogni sociopersonologici. Il capitalismo che può fluire dai nuovi fiumi umanistici è il capitalismo delle opportunità condivise ed eguali. Il nuovo capitalismo aperto della contemporanea rinascita liberale è il sistema capace di andare oltre le catene della condizione socioeconomica di nascita. Il sistema della par condicio può condividere i capitali umani attraverso le culture, valorizzando le differenze dei liberi stili di vita etnici, sessuali, religiosi e filosofici, basati su una liquida, neopersonologica libertà per una olistica classe sociale originale, e per una libera scelta sociale, costruendo una panborghesia dinamica e transnazionale.
I sistemi federali e transcontinentali di Stati uniti costituiscono gli auspicati orizzonti internazionali di una nuova pace libertaria-equilibrata e liberale. Queste armonie economiche sono i mezzi realistici per convertire i bisogni in progressive e generali opportunità. Donne e uomini possono mettere al mondo figli, se essi vogliono, dando loro la prospettiva di essere liberi e di essere differenti dalle loro condizioni socioeconomiche di origine. Verso un nuovo e differente modello di una olistica e transnazionale panborghesia composta da persone-cittadini liberi, la gente possiede il potere sociale attraverso delle opportunità liberali e legali, con stili di vita dinamici. In questa direzione gli Stati e i poteri pubblici hanno il ruolo di garanti neocostituzionali. Essi possono controllare e mantenere la sussidiarietà verticale e orizzontale delle loro azioni positive nella società.
La neutralità di una laicità metodologica dimora nello spazio in cui la legge e la dimensione umanistica possono diventare socializzate per tutte le etnie, i generi e le classi sociali, superando il concetto moderno di classe sociale per una società del benessere intelligente con corpora hominum liberi, olistici ed eterogenei.
Neutralità metodologica nella considerazione e nel contemperamento delle esigenze e vertenze sociali, da un lato, e radicalità equilibrata idonea a dare una risposta forte di libertà per tutti, partendo dagli oppressi della Terra, dall’altro lato: una ricetta aperta, programmatica, tendenziale, non assolutista, non semplicista, non ideologica bensì trans-ideologica, capace di transcodificare i programmi socialisti in nuovi orizzonti liberali, dove uguaglianza e libertà possano convivere in opportuni equilibri al passo coi tempi.
Quando una Carta ricostituente – additiva e non sostitutiva della Costituzione del ’48 – per le giovani generazioni italiane con le peculiari esigenze post-pandemiche del nuovo secolo? E sul piano transnazionale, quando una campagna transnazionale contro la fame nel mondo?