Qual è il nesso fra Arthur Schopenhauer e il referendum costituzionale? Intanto attendiamo di conoscerne la data che dovrà essere fissata entro il prossimo 13 ottobre
L’arte di ottenere ragione esposta in 38 stratagemmi è una breve opera di Schopenhauer che bisognerebbe tenere a mente ogni volta che si ascolta una discussione politica. Il motivo ce lo spiega il filosofo nella prefazione al suo saggio:”La verità oggettiva di una proposizione e la validità della medesima nell’approvazione dei contendenti e degli uditori sono due cose diverse“. In più, ogni uomo “vorrà far prevalere la propria affermazione, anche quando per il momento gli appare falsa o dubbia“.
Il dibattito sul prossimo referendum costituzionale è già accesissimo. I politici impegnati nella campagna referendaria vorranno convincerci che loro hanno ragione, anche se oggettivamente non ne hanno. Siamo tutti, quindi, potenzialmente ingannabili. Diventa allora importante comprendere quali siano i mezzi dialettici utilizzati dai disputanti per convincere gli elettori.
Principale protagonista di questa rassegna sarà Maria Elena Boschi, in quanto primaria promotrice della riforma. Il 7 maggio scorso il ministro ha affermato: “Parte della sinistra non voterà le riforme costituzionali e si porrà sullo stesso piano di Casa Pound e noi con Casa Pound non votiamo”. Si tratta di un’evidente (e polemizzata) applicazione dello stratagemma numero 32 di Schopenhauer:
“Un modo spiccio per accantonare, o almeno rendere sospetta, una affermazione a noi contraria dell’avversario, è quello di ricondurla a una categoria odiata, anche se la relazione è solo di vaga somiglianza o è tirata per i capelli“.
Vuoi sminuire quelli che voteranno no? Paragonali agli odiati fascisti e il gioco è fatto.
Ma la Boschi è andata oltre. Il 22 maggio scorso ha detto: “Come direttivo nazionale, l’Anpi ha sicuramente preso una linea. Poi però ci sono molti partigiani, quelli veri, che hanno combattuto, e non quelli venuti poi, che voteranno sì alla riforma costituzionale”. Parole che non sono passate inosservate all’opinione pubblica. Stavolta si può fare riferimento allo stratagemma numero 16:
“Di fronte ad un’affermazione dell’avversario dobbiamo cercare se per caso essa non sia in qualche modo, all’occorrenza anche solo apparentemente, in contraddizione […] con i canoni di una scuola o una setta che egli ha lodato e approvato”.
Nella fattispecie, l’ANPI si è schierata compatta a favore del no. La Boschi, avversaria dell’associazione, crea una distinzione fra i partigiani che voteranno sì e quelli che voteranno no; questi ultimi non sono “veri” partigiani in quanto si oppongono ai presunti reali canoni della loro “scuola”, come direbbe Schopenhauer.
Un argomento bollente nel dibattito sulla riforma riguarda il risparmio che ne deriverebbe; le cifre, si sa, sono molto manipolabili. Lo scorso 8 giugno la Boschi, durante il Question Time alla Camera, ha dichiarato:
“Per quanto riguarda la riduzione del 33% delle indennità parlamentari, avremo un risparmio di circa 80 milioni l’anno, che derivano dalle indennità e dai rimborsi dei senatori, a cui si aggiungono 70 milioni l’anno per il funzionamento delle Commissioni D’Inchiesta, per la riduzione dei rimborsi ai gruppi al Senato. A questo possiamo aggiungere ovviamente la progressiva riduzione nel tempo dei funzionari che saranno necessari grazie al ruolo unico. Dal superamento delle province, solo in termini di risparmio per il personale politico, sono quantificati circa 320 milioni di euro l’anno. La soppressione del CNEL porta un risparmio annuo di circa 20 milioni”.
Circa 500 milioni di euro di risparmio all’anno, quindi. Cifre che cozzano però con quelle stimate dalla Ragioneria dello Stato. La quale, in una nota di ottobre 2014, ha sancito che con la riduzione del numero dei senatori e la limitazione dell’indennità parlamentare ai soli membri della Camera dei Deputati si otterrebbe un risparmio di circa 49 milioni di euro; con la soppressione del CNEL, invece, se ne avrebbe uno di circa 8,9 milioni. Inoltre, secondo la Ragioneria, quello derivante dalla soppressione delle province non è allo stato quantificabile.
Se i calcoli della Ragioneria sono corretti, quelli della Boschi hanno tutto il tono dello sproloquio. Una tecnica che costituisce il trentaseiesimo stratagemma di Schopenhauer:
“Sconcertare, sbigottire l’avversario con sproloqui privi di senso”.
Sia il fronte del sì sia quello del no stanno utilizzando altri due stratagemmi escogitati dal filosofo tedesco. Il primo è il numero 30.
“Argumentum ad verecundiam. Al posto delle motivazioni ci si serva di autorità. […] La gente comune ha profondo rispetto per gli esperti di ogni genere”.
Il promotori del sì si sono fatti forti di un documento firmato da 184 costituzionalisti che promuovono la riforma. Quelli del no fanno invece leva su un altro testo, siglato da altri 56 “tecnici” che osteggiano le modifiche della Costituzione. Un artificio retorico che poco aggiunge al dibattito sulla riforma, ma che può far abboccare numerosi pesci all’amo.
Il secondo è, purtroppo, il numero 28.
“Questo stratagemma lo si può adoperare principalmente quando persone colte disputano davanti ad ascoltatori incolti. […] Si fa un argumentum ad auditores, cioè si avanza una obiezione non valida, di cui però solo un esperto vede l’inconsistenza”.
Ossia, si sfrutta l’ignoranza degli ascoltatori per far credere loro qualsiasi cosa.
A tutti questi espedienti retorici elencati esiste un unico antidoto: l’informazione. La lettura e la comprensione di ogni singola parola della riforma. Solo così si potrà esprimere un voto cosciente e non farsi abbindolare dai venditori di fumo di entrambe le parti.
Veramente importante questo articolo. Che lo comprendano in molti al di là delle proprie opinioni in merito al referendum.
Grazie mille per il suo commento, signor Nunzio, sono contento il pezzo le sia piaciuto.