La nazionale francese è campione del mondo: una dedica speciale da parte di un “gufo”…
Si lo so: mi chiamerete “traditore”, “sostenitore del nemico”: ma, d’altronde, chi non ha sperato che quella finale del campionato del mondo finisse in modo diverso, che quella coppa fosse sollevata dai croati, perché in un certo modo tutti siamo stati croati domenica sera; chi non ha sperato che la lunga via degli Champs-Elysées fosse stata silenziosa come non mai. Solo questo avevamo tanto sognato, magari per sfuggire dalla grossa delusione della mancata qualificazione degli azzurri.
Ma al di là dell’odio, della rivalità, bisogna dar spazio alla sportività, e applaudire chi ha raggiunto questo grande traguardo: ecco perché ho escogitato questo “complimento personale”, commemorando, oltre a quella di domenica scorsa, anche una storica festa cara ai francesi, il cui 229°anniversario, guarda caso, ricorreva proprio qualche giorno fa, il 14 luglio.
In quel 14 luglio 1789, i francesi (e la storia), con quella che è conosciuta come Presa della Bastiglia, fissarono l’inizio di una delle più grandi rivoluzioni mai avvenute, che cambiò lentamente il volto politico della Francia: come un sisma di proporzioni gigantesche, irruppe fortemente nella politica francese, e le conseguenze che ne derivarono non furono altro che innumerevoli scosse di assestamento, tuttavia legati al fenomeno sismico principale e, come una macchia d’olio, si propagò capillarmente in tutta Europa.
I cambiamenti storici che ne derivarono sono sotto gli occhi di tutti: solo per fare qualche esempio, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (la prima dichiarazione dei diritti in ambito europeo, emanata il 26 agosto 1789 dall’Assemblea Nazionale Costituente), che ha influenzato molte costituzioni successive; il parlamentarismo francese, che diede i suoi natali alle idee di Destra e Sinistra (rispettivamente, foglianti e girondini, che sedevano alla destra e alla sinistra della Salle du Manège, luogo di riunione dell’Assemblea Legislativa rivoluzionaria).
Due motivi portarono la folla ad assalire la fortezza della Bastiglia:
- Era considerata il simbolo del potere monarchico, della sua manus punitiva, e lo testimoniava il fatto che molto denaro era investito dallo Stato per mantenere un edificio totalmente eccedente per le funzioni a cui era adibito a quel tempo (vi erano custoditi solo 7 detenuti, tra cui 2 malati mentali, e la guarnigione era formata da sole 32 guardie svizzere, che non potevano contare sull’appoggio di altri uomini, dato che gli 82 soldati che vi abitavano erano pressoché invalidi o incapaci di combattere; inoltre, molti soldati della Guardia Francese si erano rifiutati di intervenire, sposando la causa rivoluzionaria);
- I contadini erano entrati in possesso delle armi e delle munizioni custodite nell’Hotel, ma non disponevano della polvere da sparo sufficiente a utilizzare le armi stesse: la fortezza ne custodiva grandi quantità, e oltracciò anche discrete quantità di armi più potenti, quali cannoni.
La mattina di quel fatidico giorno, circa 1000 insorti attaccarono la fortezza, disponendo solo di qualche cannone (sequestrato nell’Hotel insieme al resto delle armi) e per il resto mal equipaggiati (essendo inutilizzabili i fucili, soprattutto i contadini avevano portato solo dei forconi e dei carri da trasporto del fieno, utilizzati come barriera dalla risposta al fuoco delle guardie svizzere): tuttavia la loro tenacia e il loro coraggio fu premiato, e fu lo stesso Governatore della Bastiglia, Bernard- René Jourdan de Launay, a ordinarne la resa, al fine di evitare un’inutile carneficina.
Gli insorti penetrarono nella fortezza, liberarono i 7 detenuti e catturarono il De Launay: egli tuttavia non poté beneficiare di un processo, poiché venne assassinato e decapitato ancor prima di giungere al Palazzo Reale.
Limitato nello spazio quanto di grande portata simbolica, la Presa della Bastiglia non segnò solo l’inizio di uno stravolgimento politico: fu anche, e non di minore importanza, la concretizzazione dell’ideale dell’Illuminismo. I grandi progressi scientifici del tempo, infatti, sfociarono in una apoteosi, che addirittura si tradusse in divinizzazione, della Ragione; venne riconosciuta la libertà e uguaglianza di tutti gli uomini, in quanto indistinguibili possessori della Ragione, dando il via alla teorizzazione di quelli che saranno i “diritti umani”. Per ironia della sorte, inoltre, è difficile immaginare come tale nuovo stadio di pensiero, che nacque e si sviluppò all’inizio del XVIII secolo proprio in Francia, fece così tanta fatica a instaurarsi nel tessuto politico dei transalpini. D’altro canto, però, sarebbe stato difficile che una Rivoluzione si propagasse laddove non ci fosse stata oppressione, notevole povertà e analfabetismo, contrapposti all’agio e al lusso dei nobili: è fuori discussione che in tale quadro sociale, il cosiddetto Ancien Régime, i fautori della Rivoluzione ebbero terreno facile.
E anche ieri, per fare un parallelismo, si sono liberati di un mostro che li perseguitava da 20 anni, del quale, fino alla vittoria del Mondiale, era difficile liberarsi, se non con la tenacia e la determinazione: in casi come questi dovrebbe utilizzarsi proprio un termine originario della lingua francese. Quindi, chapeau.
Quanto alla Presa della Bastiglia e della Rivoluzione Francese potrebbero scriversi pagine e pagine di innumerevoli libri, ma lascio alla Storia, il migliore dei narratori onniscienti, il compito di “narrare” nel dettaglio questo incredibile racconto.
Adesso, da buoni “gufi” quali siamo stati nel corso del Mondiale, limitiamoci a ingoiare il rospo: gli eredi di Napoleone si son presi la rivincita, Russia “sbastigliata”…