“Se non fai nulla di scorretto non sarai ammazzato”

Ha chiamato Obama “figlio di puttana”. Accusato dalla UE di violare i diritti umani, ha risposto con un poco elegante dito medio. Infine, pochi giorni fa, nel quadro della sua eterna lotta al narco-traffico, ha rilasciato l’ultima scioccante dichiarazione:”Hitler ha sterminato tre milioni di ebrei. Nelle Filippine ci sono adesso tre milioni di tossicodipendenti. Sarei felice di sterminarli”.

Parliamo di Rodrigo Duterte, attuale Presidente della Repubblica delle Filippine. Rappresentante del Partito Democratico della nazione, ha raggiunto la massima carica del Paese vincendo le elezioni del 9 maggio scorso con il 39.01% dei consensi. La stampa gli ha riservato numerosi soprannomi: The Punisher, Donald Trump delle Filippine e addirittura Adolf Hitler. Tutto un programma. Charlie Campbell, giornalista del Time, il 10 maggio 2016 ha persino pubblicato un articolo nel quale analizzava nel dettaglio analogie e differenze fra Duterte e Trump.

Duterte, come visto, è un personaggio politicamente scorretto. Ma è anche un uomo ambiguo e senza scrupoli. La sua carriera inizia a Davao, una delle principali città filippine. Duterte ne è stato Sindaco prima dal 1988 al 1998; poi dal 2001 al 2010; infine dal 2013 al 2016. Fra 2010 e 2013 prima cittadina di Davao è stata Sara Duterte, figlia di Rodrigo.

Insomma, a Davao Duterte ha creato un dominio politico incontrastato per almeno vent’anni. E ha governato il suo comune col pugno di ferro. Ha perseguito come principale obiettivo quello di ridurre il tasso di criminalità e di garantire un maggior ordine pubblico nell’area. Nobili intenti. Peccato solo per due aspetti. In primis, gli scopi non sono stati del tutto raggiunti. Per gli abitanti di Davao adesso, grazie alle politiche di Duterte, la città è più sicura. Ma secondo le statistiche della Philippine National Police tra il 2010 e il 2015 a Davao è stato compiuto il più alto numero di omicidi fra le 15 città più urbanizzate dello Stato: per l’esattezza 1032. E sono stati registrati ben 843 casi di stupro. Peggio ha fatto solo Quezon City. Il secondo problema riguarda gli strumenti utilizzati per raggiungere gli obiettivi.

Ci riferiamo alle Squadre della Morte, formazioni paramilitari pronte ad uccidere presunti criminali. In un rapporto di Aprile 2009 del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite si legge: “Il problema maggiore negli ultimi due anni è stato l’aumento del numero di omicidi perpetrati dalle Squadre della Morte a Davao. Fonti affidabili indicano che nel 2008 queste uccisioni rappresentavano un evento quotidiano. Ne sono state riportate 116 nel 2007 e 269 nel 2008”.

Secondo il documento, a Davao venivano create delle specie di liste nere, contenenti nomi di presunti criminali: “Alle persone incluse nelle liste viene prima intimato di sospendere le attività sospette o di lasciare Davao; se non lo fanno vengono rapite o uccise a vista”.

A completare il quadro “non risulta una sola condanna per un omicidio delle Squadre della Morte. Esse operano in completa impunità. […] Sono diventate audaci al punto da vendere i loro servizi, e alcuni rapporti sostengono che un omicidio costi solo 100 $”.

Duterte, in tutto questo: “Non ha fatto niente per combattere questi omicidi”. Anzi: “I suoi commenti pubblici suggeriscono che li sostenga”. Come riporta Fr. Shay Cullen sul Manila Times del 7 maggio 2006, Duterte durante un incontro in un albergo a Manila nel luglio 2005 aveva dichiarato: “L’esecuzione sommaria di criminali rimane il metodo più efficace per combattere i rapimenti e le droghe illegali”. Il 25 maggio 2015 ha ammesso dei collegamenti con le Squadre della Morte. Inoltre, quando Amnesty International l’8 dicembre 2015 gli ha inviato una nota in cui lo si accusava di essere coinvolto in circa 700 omicidi extragiudiziali, Duterte ha controbattuto, pare con sarcasmo: “Solo 700? È una sottostima. Sono almeno 1700”. Ma il 15 settembre 2016 Edgar Matobato, ex membro delle Squadre della Morte, ha davvero testimoniato al Senato di aver ricevuto in passato richieste di uccidere da parte di Duterte. Se ciò fosse vero, sarebbe avvenuto in barba anche alla Costituzione del Paese. L’articolo 3 comma 1 della legge fondamentale delle Filippine prevede infatti che: “Nessuna persona sarà privata della vita, della libertà o della proprietà senza un dovuto processo”. Mentre il comma 19 dello stesso articolo sancisce che “la pena di morte non può essere imposta allorché, per importantissime ragioni riguardanti crimini detestabili, il Congresso in futuro non decida diversamente”.

E Amnesty International lancia un nuovo allarme. In una nota dello scorso 30 maggio l’organizzazione ha detto che “Duterte vuole applicare la pena di morte anche per fattispecie che non rientrano tra i crimini più gravi, gli unici per i quali il diritto internazionale autorizza la massima pena”. In effetti da quando Duterte è diventato presidente, col suo beneplacito nelle Filippine sono stati uccisi senza processo almeno 3000 individui. Per la maggior parte semplici sospettati di spacciare o usare droghe.

Ma con buona probabilità sotto la presidenza Duterte non se la spasseranno nemmeno i giornalisti. L’anno scorso, sempre secondo i dati di Amnesty, nelle Filippine ne sono stati uccisi sette, e negli ultimi trent’anni centocinquanta. E Duterte, lo scorso primo giugno, ha dichiarato: “Solo perché sei un giornalista non significa che tu sia esente dall’essere ucciso, se sei un figlio di puttana. Ad essere onesti, la maggior parte dei giornalisti uccisi aveva fatto qualcosa di sbagliato. Ma se non fai nulla di scorretto non sarai ammazzato”. Quale sarà la linea di demarcazione fra un comportamento giusto e uno sbagliato che sancirà la vita o la morte di un giornalista?


Fontesimple.wikipedia.org
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Domenico Andrea Schiuma Sono nato a Modugno, nel maggio del 1995, e attualmente frequento la facoltà di Scienze Politiche -Relazioni Internazionali e Studi Europei- a Bari. Adoro leggere (in particolare narrativa e saggistica, tra i miei autori preferiti ci sono Hemingway, Terzani, Carofiglio, García Márquez ), scrivere, viaggiare. Suono chitarra classica, e in futuro mi piacerebbe imparare a suonare anche i bicchieri di cristallo, che producono uno dei suoni più belli che esistano. Colleziono sfere di vetro come ricordi dei miei viaggi. Mi piace informarmi e, nel mio piccolo, cercare di informare.