Ieri, lunedì 13 marzo 2023, il Papa venuto “dalla fine del mondo” ha celebrato i dieci anni di pontificato, nel nome della misericordia e del rinnovamento

Pare che il Signore l’avesse preservato per i tempi duri della Chiesa che si scatenarono con l’annuncio a sorpresa delle dimissioni di Joseph Ratzinger, un fulmine a ciel sereno, non troppo figurato se si ricorda un fotogramma dell’ANSA, che lasciò disorientato il popolo di Dio. L’elezione di Jorge Mario Bergoglio, l’uomo che veniva dalla fine del mondo e che aveva già sfiorato l’elezione nel 2005, allorquando i cardinali gli preferirono  invece Ratzinger, fu vista come una scelta dello Spirito Santo, che lo stesso neo pontefice invocò nello storico messaggio pronunciato dalla Loggia delle Benedizioni, che con il suo vento avrebbe portato quella ventata di novità che molti chiedevano, avvertita già dalla scelta di Francesco di non indossare l’abito corale e di impartire la benedizione con una semplice stola. Segnali, avvisaglie dello stile che avrebbe di lì a poco adottato, con la scelta di non dimorare più nel Palazzo Apostolico ma di vivere nella Domus Sanctae Martae. Rivoluzionare, innovare, rimuovere le pastoie delle consuetudini, questa la missione che ha cercato di proporre Francesco.

Il motto del suo pontificato rimanda alla chiamata di Levi, ad un’omelia di Beda il Venerabile che richiama il passo in cui si dice che “Gesù vide un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi”. La chiamata e la misericordia, che toccarono profondamente il giovane Jorge Mario, da allora hanno segnato la sua vocazione, prima ancora del suo pontificato. Anche il nome fu uno scossone violento all’abitudine, la rottura col passato, fatto da una ristretta rosa di opzioni. Dopo Pio, Benedetto, Giovanni, Paolo e Giovanni Paolo, il papa scelse Francesco. Per un po’ di tempo si è disquisito a quale Francesco facesse riferimento il pontefice. Le parole di Bergoglio non lasciano dubbi sulla sua volontà di rifarsi al Poverello di Assisi: “Avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo[…]. Quando i voti sono saliti a due terzi, momento in cui viene l’applauso consueto perché è stato eletto il Papa, lui mi ha abbracciato, mi ha baciato, e mi ha detto: non ti dimenticare dei poveri. Quella parola è entrata qui, i poveri, i poveri”. Poi subito, in relazione ai poveri, ho pensato a Francesco d’Assisi”(fonte LA STAMPA).

Povertà, pace e tutela dell’ambiente sono stati i punti focali del suo pontificato, dai primordi ad oggi. I poveri li ha cercati, li ha incontrati e si è fatto come loro. Ha rinunciato al suo stipendio fisso, invitando i cardinali a fare lo stesso, prima di imporre loro una riduzione. I poveri sono anche coloro che scappano dalle loro terre per cercare fortuna in Europa, i migranti, con i quali, in nome del passato della sua famiglia, si pone come loro compagno di viaggio. Non a caso la prima visita pastorale del Pontefice, fuori dai confini diocesani del Vescovo di Roma, ebbe come destinazione Lampedusa, e la recente strage di Cutro sembra quasi la chiusura del cerchio, dieci anni spesi per la causa, nella solidarietà ai naufraghi e nella lotta ai trafficanti di esseri umani. Dall’inizio del suo mandato Francesco parla di una terza guerra mondiale a pezzi, che  la guerra in Ucraina minaccia di trasformarsi in una deflagrazione ben più pericolosa. Gli va riconosciuta la franchezza, il suo essere super partes, di aver condannato la decisione di Putin ma di aver apertamente criticato l’Occidente provocatore e poco lungimirante. Si è attirato le critiche di Kiev per le parole pronunciate per la morte della Dugina, “vittima innocente del conflitto”, ha battibeccato con Kirill, in nome della franchezza.

Non sono mancate le accuse per un atteggiamento contraddittorio su alcune questioni morali, come l’apertura della Chiesa agli omosessuali che videro in queste parole una speranza:”Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”. Nonostante la vicinanza e l’umanità mostrata, Bergoglio ha poi deluso il mondo di sinistra e i progressisti cattolici e non, ribadendo la dottrina morale della Chiesa. E allora perché tanta attenzione a una questione morale di cui si conosce la risposta?  Miserando, questa potrebbe essere la risposta, ma l’atteggiamento lascia disorientati alcuni cattolici che vogliono fermezza e decisioni su tali questioni ed è forse questo l’aspetto più problematico di questi suoi anni di pontificato, un atteggiamento morbido che disorienta i credenti. L’apertura di Bergoglio potrebbe essere innovativa ma su tali questioni la Chiesa ci ragiona da metà degli anni ’70 e nel 1986 la Congregazione della Dottrina della Fede rivolse ai Vescovi una lettera per la cura pastorale delle persone omosessuali. Niente di nuovo sotto il sole, si può dire parafrasando il Qoelet.

Non vanno dimenticate le presunte congiure interne, alcuni scandali e la coabitazione, inusuale e forse un po’ scomoda, con Benedetto XVI che Papa Francesco ha definito un nonno in casa. A proposito di Ratzinger, Bergoglio ha rivelato di aver consegnato al cardinale Bertone la dichiarazione di dimissioni allorquando le sue condizioni di salute dovessero divenire un impedimento per l’assolvimento del ministero petrino che sta modificando la sua natura, mossa dall’esigenza di essere operativa ed efficiente di fronte alle sfide del mondo e aperta ad un ecumenismo allargato che avanza. Finché Francesco ne avrà le forze, concetto ribadito proprio in questi giorni, sarà alla guida del timone della nave che il tempo attuale sferza col vento e con la tempesta dei tempi, col Signore che alle volte sembra essere piombato in un sonno profondo.

Difficile dare un giudizio univoco di questi dieci anni di pontificato. Certamente ci siamo da subito trovati di fronte a un pontefice in grado di comunicare e interagire con i media e con i socials.  Per tanti cattolici è un segno dei tempi, un araldo del Vangelo, un testimone di pace. E sui temi della solidarietà, dell’amore verso il prossimo e della pace per l’appunto, Bergoglio ha speso tutto sé stesso, è stato rivoluzionario. Come tanti suoi predecessori, il suo passato (il caso dei due preti consegnati al regime Videla) e alcune decisioni o affermazioni, spiazzano soprattutto i suoi, quella quota di cattolici che vorrebbe maggiore fermezza e chiarezza perché “il parlare sia sì, sì; no, no” e che da una decina di anni hanno forse perso alcune certezze.

Va apprezzato il coraggio di mettere in gioco la sua figura e quella della Chiesa che dovrà affrontare grandi sfide. E in questo consiste la “Rivoluzione Bergoglio”, aver preparato il popolo alle prossime burrasche secolari che saranno violenti e che mineranno le radici millenarie del cristianesimo.