
Nonostante da ormai molti anni i dati statistici relativi la situazione delle famiglie italiane confermino la forte crisi che questa istituzione sta attraversando, è necessario ricordare che la famiglia risulta essere il capitale sociale primario della società. A parlarcene è lo psicologo e scrittore Leonardo Trione, autore, fra gli altri, del libro “La guarigione della famiglia ferita” (Shalom 2021).
Ciao, Leonardo. A cosa è dovuto l’aumento dei conflitti in famiglia?
La famiglia, storicamente vista come il nucleo centrale della società, sta vivendo una profonda crisi, sia a livello delle dinamiche relazionali tra i suoi membri che nel suo ruolo all’interno della società moderna.
Le interazioni familiari, che dovrebbero essere un sostegno e uno spazio di crescita, spesso diventano il teatro di conflitti non risolti, frustrazioni e sofferenze.
Nel mio libro “La guarigione della famiglia ferita” (Shalom 2021) analizzo quelle che secondo me sono le tre radici che causano conflitti e spesso separazioni: la radice spirituale, psicogico-affettiva e sociale.
Una delle più grandi piaghe della società contemporanea è, appunto, la perdita della dimensione trascendentale dell’essere umano.
Ci si ritrova ad affrontare i problemi senza l’aiuto di Dio, senza alimentare quella vita virtuosa che si nutre di fede, di speranza, di carità. Un’altra radice è quella psicologico-affettiva, intesa come la scarsa educazione all’amore.
Oggi è dominante la cultura della provvisorietà.
Ad esempio, si sente spesso dire: «Mi sposo, finché dura l’amore». Ma questo è un controsenso, perché è come se dicessi: «Mi sposo per tre o quattro anni, poi, al primo conflitto, al primo raffreddamento dell’amore, mi cerco un’altra compagna o un altro compagno».
In sostanza, se non sento più nulla nei confronti di mia moglie o di mio marito ho diritto a lasciare tutto.
Ma l’amore è innanzitutto una scelta, non dipende semplicemente dalle oscillazioni dei sentimenti. Questo aspetto non va assolutamente sottovalutato!
In ultimo, la dimensione sociale.
Non si può negare che oggi più che mai la famiglia è sola in una società che le rema contro.
Come si può intervenire di fronte ai nuovi fenomeni sociali che coinvolgono giovani e famiglie?
È fondamentale “ripartire” dalla famiglia!
Nonostante da ormai molti anni i dati statistici relativi la situazione delle famiglie italiane confermino la forte crisi che questa istituzione sta attraversando, è necessario ricordare che la famiglia risulta essere il capitale sociale primario della società.
La famiglia è la cellula originaria della vita sociale.
La famiglia è la prima agenzia educativa.
È, infatti, nella famiglia che nascono la fiducia, lo spirito di collaborazione e la reciprocità verso gli altri.
Se la famiglia è solida, è forte anche la società.
Perciò, i legami all’interno della famiglia vanno in tutti i modi “coltivati” per permettere alla famiglia stessa di proiettare nella società il suo patrimonio culturale e solidale.
Le famiglie solide e coese sono, in virtù di ciò, anche le più produttive di legami al servizio degli altri, in termini di solidarietà, condivisione, generosità.
Per questo, “prendersi cura” delle famiglie è il modo migliore per il risanamento sociale ed economico della società.
In che modo si può arginare questa crisi sociale che emerge soprattutto sul piano educativo e relazionale?
È già da diversi anni che si parla di emergenza educativa.
Si è fatto molto su questo tema ma è sempre poco rispetto al bisogno crescente, soprattutto nel contesto giovanile.
È importante aiutare i giovani a “riscoprire e poi valorizzare” l’amore.
L’ amore è ciò che dà senso alla nostra vita.
In questo senso è fondamentale “educare all’amore”.
Chi ama, educa!
È anche vero che bisogna aiutare le nuove generazioni a non improvvisare l’amore.
Questo è il primo compito di ogni genitore. L’esempio di una coppia genitoriale che si sforza di trasferire una visione più complessa e, al contempo, completa dell’amore trascina un figlio nell’intraprendere relazioni sentimentali vere, durature e responsabili.
In questo senso, l’amore diventa il motore di ogni attività educativa.
Educare all’amore significa “riscoprire e valorizzare la centralità della persona”, in un contesto relazionale che ne rispetti la dignità e ne promuova la crescita.
Sostanzialmente perché bisognerebbe ripartire dalla e prendersi cura della famiglia?
Di fronte alla crisi odierna in cui versano moltissime coppie e famiglie che vivono nel concreto condizioni di divisioni laceranti non possiamo restare indifferenti. Ripartire dalla famiglia è una vera e propria sfida e, al contempo, un’esigenza cui non possiamo più sottrarci. Per prendersi cura della famiglia non basta solo parlarle delle cause che generano i conflitti e le dinamiche interne disfunzionali. Non è sufficiente chiedere ad un marito o ad una moglie “come stai?” o magari mandargli un messaggio su whatsapp. Per prendersi cura della famiglia occorre dedicare tempo e attenzione, non tralasciare i lunghi silenzi, non dar mai nulla per scontato.
È importante, allora, presentare delle soluzioni che permettano alle famiglie di ricostruire quanto appare rotto. Proprio per questo, nel mio libro “la guarigione della famiglia ferita” (Shalom 2021) propongo un percorso di educazione all’amore fatto di 8 passi per imparare l’arte dell’amore e del perdono. Il fine non è quello di dare una ricetta pronta all’uso, ma quello di offrire degli spunti concreti che permettano ad ogni famiglia di ripartire!