I soldi che giungeranno dall’U.E. potrebbero alimentare nuove spese per gli armamenti nel nostro Paese

La partita che si giocherà l’Italia nei prossimi mesi sarà cruciale per i destini dell’economia nazionale e questo grazie al Recovery fund. Senza falsa retorica potremmo infatti sottolineare come il c.d. Fondo di recupero (questo il significato di Recovery Fund), è lo strumento più volte richiesto dall’Italia e concesso dall’Unione Europea con l’obiettivo di arginare l’impatto devastante della pandemia da coronavirus. Il nostro Paese, al pari delle altre nazioni del vecchio continente ha purtroppo visto dati allarmanti per Prodotto Interno Lordo, a causa di questa emergenza sanitaria la cui fine tarda ancora ad arrivare.

Per dirla con le parole del premier Conte, pronunciate nella giornata inaugurale della ridotta edizione 2020 della Fiera del Levante di Bari, «Posso garantire che i progetti non resteranno solo dei titoli, un impegno che con la forte squadra di governo possiamo prendere davanti a tutta la comunità internazionale. Dovremo dotarci di uno strumento normativo dedicato per realizzare in tempi certi i progetti programmati. Saper spendere le risorse secondo un cronoprogramma che presenteremo a Bruxelles; dobbiamo fare in modo che ci sia un collegamento veloce per i pendolari, scuole che non cadano a pezzi ma siano tasselli per percorsi formativi digitalizzati. Nuove case green, apparecchiature caratterizzate da sofisticate tecnologie che valorizzino il lavoro e i nostri splendidi paesaggi del Sud».

Ma sarà veramente così? Si penserà sul serio allo sviluppo della nostra economia secondo dei dettami, chiamiamoli così sostenibili, generalmente condivisi o questa straordinaria opportunità di crescita potrebbe rivelarsi un “cavallo di Troia” per altre finalità?

Tonio Dell’Olio, nella sua recente pubblicazione dal titolo “Soldi del’UE? Per le Armi”, edita sul giornale on line “Mosaico dei giorni” di Pax Christi, ha sostenuto come,  «il Recovery fund, che in tutto il resto d’Europa si chiama molto più opportunamente Next generation EU, potrebbe nascondere tra i 557 progetti da presentare all’Unione Europea, “delle proposte del Ministero dello sviluppo economico e di quello della Difesa, per incentivare nuovi armamenti” per il nostro Paese».

Secondo l’analisi che fa Dell’Olio, sarebbero complessivamente 12,5 miliardi, la strabiliante somma che il Sistema Difesa Italiano, chiederebbe per ammodernare il nostro potenziale bellico, molti di questi soldi destinati alla ricerca ed all’innovazione del settore. Certo che per un Paese che necessita di sviluppare, ad esempio una più efficiente rete di mobilità sostenibile – basti per tutti considerare la penosa condizione della rete ferroviaria nel nostro Mezzogiorno –, con l’ulteriore riduzione delle emissioni atmosferiche da carbon fossile, spendere quella somma per continuare a finanziare l’industria bellica, come è stato per gli aerei F16, ha qualcosa di illogico.

Scuola e salute sono oggi due dei settori che più di altri hanno sofferto per la pandemia, accusando le “dimenticanze” di decenni di scarsa considerazione. Scuole efficienti, moderne e tecnologicamente avanzate, con una sanità non più tra le Cenerentole d’Europa, con ospedali finalmente capaci di rispondere alle molteplici esigenze socio sanitarie di una popolazione che continua a diventare sempre più anziana, sono le mete sulle quali dovrebbe puntare con decisione il nostro governo. Non bastano le saltuarie immissioni di personale come sta avvenendo per la scuola, serve una rigorosa politica volta a sostenere le esigenze che promanano dalla società. Su questo il Mezzogiorno e la Puglia devono essere capaci di imporsi al governo. Pensiamo solo per un momento cosa potrebbe accadere se puntassimo con molte delle risorse del Recovery fund a queste politiche? Significherebbe che tra qualche anno, con scuole più attrezzate ed ospedali più efficienti, potremo avere una generazione di professionisti di prim’ordine, diventando esempio per l’Europa, una “locomotiva” socio sanitaria poderosa.

Se sapremo fare ciò, se riusciremo a contrastare le logiche lobbistico-affaristiche che si celano dietro l’industria bellica, nazionale ed internazionale (ormai sempre più globalizzata), allora potremo definirci un Paese veramente moderno, che forse potrà iniziare ad ispirarsi a quanto avviene da decenni nelle Nazioni del nord Europa, come Svezia e Norvegia.


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Nato a Bari nel 2003, vive e frequenta il Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” a Bisceglie. Si definisce un amante delle materie scientifiche, pratica il calcio amatoriale e l’attività fisica e tifa per il Milan, per il quale nutre una autentica venerazione. Ama il mare e la campagna, il buon cibo e la vita all’aria aperta. Musicalmente preferisce ascoltare brani italiani, in special modo quelli di Ultimo e Tommaso Paradiso, ma ascolta anche brani stranieri, come quelli di Shawn Mendes e Bruno Mars. Non rinuncia mai ad una serata in compagnia di amici, specie se sono quelli con i quali è facile parlare di sport ma anche di altri piaceri come quelli de la bonne vie. Desidera viaggiare e visitare in particolare le città d’arte. Scrive per esternare le sue passioni.