Storie di Amori e di Poeti

L’amore esattamente come la poesia può redimere, salvare, curare, scatenare l’inferno della passione e stimolare la fantasia laddove ogni parola è pura ricerca d’incontro.

Mi piace introdurre così il saggio Questo grande amore è il mio vanto. Storie di Amori e di Poeti, scritto dalla bravissima Barbara Buttiglione dall’animo colto e raffinato e pubblicato nella Collana Io me lo leggo, romanzi ad ambientazione storica di Pubme.

L’autrice sceglie tre coppie di straordinari Poeti vibranti d’Amore: Percy B. Shelley e Mary Wollstonecraft Godwin, Robert Browning ed Elizabeth Barrett, Ted Hughes e Sylvia Plath.

Chi legge riscopre l’estro artistico, la profonda bellezza dei versi e la complessità di amori che travolgono e sopravvivono nel tempo, nonostante il dolore, per l’intensità delle emozioni che scuotono gli animi addolcendoli e stemperandoli.

L’amore dipana storie alte e toccanti, sorprende, in un lasso di tempo qual è quello dell’Ottocento e del Novecento, che imbriglia il paradiso o l’inferno del cuore mediante la poesia, tenera e dolce espressione dell’intimo inquieto vivere.

«Oh Mary, se ci fossi tu qui, cara con i tuoi occhi castani di luce e chiari e la tua dolce voce» scrive Percy B. Shelley pensando alla sua Mary in un afflato di memoria mentre la lontananza lo lacera: chi è molto amato, chi ha la voce più dolce che si sia udita non può essere disgiunto sconsolando.

«Più benvenuto della stella del mattino è il caro pensiero – lui tornerà!» sussurra delicatamente Mary perché, quando la notte s’affretta a spazzare via il piacevole sole, il tempo diviene scuro e tetro e senza stelle.

Mary, figlia di una femminista ante litteram e Percy, figlio di uno stimato filosofo non allineato: tra loro nasce un amore passionale, intenso ma ricco di drammi.

È il loro “Journal of Sorrow” (Diario del Dolore) ad attestare la loro crescita come coppia e come artisti.

Con grande abilità l’autrice evidenzia la loro grande personalità e sensibilità. Le visioni futuristiche e utopiche degli scritti di Mary nascono da una grande ferita che la morte ha scavato dentro.

Ma il dolore allontana, distrae, induce alla fuga e anche gli amori più grandi possono dissolversi tessendo altre trame, pericoloso presagio di burrasca. Il cuore dei cuori non svanisce ma si trasforma.

«Soltanto per amore amami e per sempre, per l’eternità»scrive Elizabeth Barret.

L’amore non ha bisogno di nulla se non di se stesso: tutto può svanire e mutare nel tempo, il modo di pensare, lo sguardo, le lacrime ma la sua sacralità non passa. È la fusione delle anime che, a dispetto della fugacità del tempo, del presente o del passato o dell’imminente futuro crea la sensazione d’insieme nell’estasi dell’incontro.

L’amore tra Elizabet Barreth e Robert Browning è uno dei più lieti e duraturi nella storia della letteratura inglese. Elizabeth è fragile e la poesia è il luogo che più la rende felice e la fa sentire viva. I suoi versi destano l’ammirazione di Robert.

Robert è per lei il sole che inonda una stanza in penombra, la musica soave che cancella il silenzio assordante della sua infermità, il profumo del mare che dilata i polmoni dopo aver respirato per anni aria consunta.

Barbara Buttiglione sa cogliere l’amore dal suo interno e il lettore resta affascinato dalle calzanti metafore che arricchiscono e impreziosiscono la sua dissertazione.

Il matrimonio tra i due rivoluziona la vita di Elizabeth, risveglia la leonessa che è in lei tanto da continuare il suo cammino di poetessa e da approfondire temi nuovi quali i diritti umani, la giustizia, la vita vera degli uomini e delle donne del suo tempo. Somiglia a una brezza di gioia la marea d’amore che investe la loro vita in una amorevole tenerezza di epiteti e di intenti.

Ma se l’amore succhiasse le radici in una clamorosa verticalità, come andrebbe l’aperto colloquio col cielo in una nuova fioritura del tempo?

Sorge spontanea la domanda quando ci si appresta a parlare di Sylvia Plat e Ted Hughes: un amore zampillante il loro, esploso addosso come una lama pronta a ferire. Sylvia vive di scrittura sin da bambina e tiene un’istantanea del suo cuore fino alla morte. La relazione con Ted è intensa, vorace, avida come le loro parole, nonostante le difficoltà. La loro affinità infiamma, risponde agli ordini della poesia e tormenta.

Eppure basta una notte fatale a fagocitare un corpo, quello di Sylvia, ma non la sua anima che resta a compimento di un’illusione, nuda a rannicchiare e riavviare la memoria.

A conclusione, il valore intrinseco e universale della Poesia soddisfa la sete di bellezza e l’assaggio del sublime nella vita.

Che sia composto o sofferto, ogni amore cela una chiave d’infinito!


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Angela Aniello è nata a Bitonto nel 1973, si è laureata in Lettere classiche e dal 1998 insegna nella scuola secondaria di primo grado. Da tempo si dedica alla scrittura come vocazione dell’anima. Ha pubblicato nel 1997 il racconto “Un figlio diverso” edito da Arti Grafiche Savarese e, nel 2005, ha pubblicato anche una raccolta di poesie dal titolo “Piccoli sussurri” edito da Editrice Internazionale Libro Italiano. Ha vinto il concorso nazionale Don Tonino Bello nel 1997 e nel 2004, ha conquistato il secondo premio a un certamen di poesia latina, Premio Catullo ad Acerra (Na) e nel febbraio del 2006 è arrivata il suo quarto premio al concorso di poesia d’amore Arden Borghi Santucci. Quest’anno (precisamente a giugno 2018) ha vinto il terzo premio di poesia e il primo premio per il racconto “Anche la paura puzza” al Concorso “La Battaglia in versi”.