Chiaroveggenti, sciamani, maghi, strizzacervelli che leggono la mente, manipolano, curano i pazzi, usano camicie di forza, gabbie per matti, pilloline per gli sbalzi d’umore.

Talvolta è veramente triste vedere attorno qual è l’idea che la cultura generale (e generalista) abbia di una scienza (sì, di una scienza) così enorme, varia, complessa e articolata quale è la psicologia, forse uno dei Saperi che negli anni è stato più invaso in ogni sua uscita d’emergenza, confuso con la medicina, con la pedagogia, con la filosofia, con la sociologia..ben lontana da ciò che essa è e dal potenziale che può e deve portare.

Etimologicamente: psiche=anima, logos=discorso, quindi la psicologia è discorso sull’anima, e su tutto ciò che l’uomo è, badate bene: nella malattia, ma anche nella salute. Ciò che rende la psicologia una scienza così complessa è il suo rivolgersi a tutte le aree della vita umana, così che non si può prescindere dal parlare della psicologia clinica, quanto delle neuroscienze, della psicologia sociale, ma anche della psicologia del marketing, della comunicazione, della prevenzione e della salute mentale.

Ottobre è il mese della prevenzione, e dato che la salute ormai non può prescindere dal legame psico-fisico, la prevenzione investe anche la salute mentale; che  il 10 ottobre sia la Giornata Nazionale della Psicologia serve anche, in un Paese come il nostro (dove c’è ancora molto imbarazzo nel parlare della cura mentale), a ricordare ciò che essa è a ciò a cui essa serve. Guardandosi attorno è facile notare che spesso la gente ha paura della psicologia, ha paura dei servizi che essa offre e c’è un generale senso di pudore, anzi forse di vergogna. Parole come T.S.O., psicoanalisi, terapia e counseling spaventano ancora e non poco, come se chi senta la necessità  (o meglio, chi ha la necessità) di rivolgersi a questi servizi si debba sentire spaventato o imbarazzato. La verità è che la salute della mente è la salute del corpo: lo psicosomatico ce lo insegna. E l’ulteriore verità è che la psicologia non cura, non ha lo sguardo della malattia, perchè dire che una persona è “malata” significa porla in una situazione di scarto rispetto ad una presunta normalità . La prospettiva della psicologia è che la normalità non esiste. Ognuno decide per sé ciò che è normale, che è poi ciò che lo mantiene in equilibrio. Società, cultura, pregiudizi e aspettative ci impongono di pensare ad una presunta normalità a cui la cura psicologica non punta.

Ricorrere all’aiuto psicologico spaventa perchè nella cultura della forza e della sopravvivenza che questo nuovo millennio ci impone è debole chi ammette le presunte debolezze, i sintomi secondo la diagnosi clinica, i segni e gli eventi per il punto di vista psicologico. Eppure oggi l’aumento di disturbi legati alla depressione, la nuvola blu che copre le nostre metropoli, e il cambiamento continuo e destabilizzante a cui la società ci abitua, con gli annessi problemi d’ansia,  l’uso e abuso di pilloline magiche per tornare felici e sereni, mostrano che il malessere psicologico è centrale e non più rinviabile.

C’è qualcosa di misterioso e pazzesco nel potenziale di questa scienza che è la psicologia: curare (se curare è il verbo adeguato) con le parole. La psicoterapia si basa sulla parola, non sui farmaci. Il farmaco è la caramella che pensiamo addolcisca la vita, ma è il potere della parola che riesce a cambiare veramente. Sembrerà strano e riduttivo, ma non lo è perchè corpo e mente sono strettamente legati: siamo il sunto magico di neurotrasmettitori, sinapsi ed attività delle aree celebrali, siamo il risultato di abitudini cognitivamente marchiate nella nostra personalità e di relazioni che formano il nostro Io, siamo il rovesciamento di ciò che la società e la cultura in cui viviamo, e con essa il mondo dei social, della comunicazione, del lavoro, si aspettano da noi e ci insegnano. La psicologia è scienza complessa perchè si occupa dell’uomo, e l’uomo..è complesso.

La salute mentale è, così, incisiva quanto quella corporea. Tante volte mi meraviglio di fronte a  certi assurdi casi di cronaca; ci siamo indignati per la morte di Noemi, la ragazzina di sedici anni uccisa dal fidanzatino di diciassette, e abbiamo gridato all’ennesimo caso di femminicidio. Ma io ad esempio leggo molto di più in quella situazione: leggo di un ragazzo che aveva ricevuto 3 richieste di T.S.O., di una personalità violenta e borderline che non aveva ancora ricevuto alcun tipo di trattamento. Così come, ricordo tempo fa, il caso del pilota di aereo che aveva portato un intero volo passeggeri a schiantarsi contro una montagna, per poi scoprire che aveva sofferto di forti vissuti depressivi, ma ciononostante la compagnia lo aveva già fatto tornare a lavoro. Ed è di pochi giorni fa la notizia della strage di Las Vegas ad opera di un pensionato che aveva avuto già in famiglia casi di malattia psichiatrica e tendenze suicide. Molti e molti altri casi mostrano chiaramente quanto vengano sottovalutate troppo spesso le conseguenze (e i pericoli) derivanti da problemi mentali trascurati.

Di fronte alla complessità decisiva della cura mentale sorge però pericolosa la confusione che c’è, così che la materia della psicologia diventa quella della psichiatria e della medicina, psicoanalista lo può essere chiunque persino la parrucchiera,a scuola ciò che è d’interesse dello psicologo scolastico viene confuso con l’ambito della pedagogia, nelle aziende si preferisce mantenere rapporti di conflitto piuttosto che ricorrere all’intervento di uno psicologo del lavoro,  mentre c’è ancora chi dice che lo psicologo in realtà manipola la mente (però vi giuro, esami di chiaroveggenza non ce ne fanno fare all’università). C’è molto da sapere ancora, c’è molto che bisogna far conoscere. La giornata del 10 ottobre è un’occasione per scoprire e imparare, ma sopratutto, per abbandonare il pudore e la vergogna che spesso allontanano la sofferenza mentale da chi li più aiutare.

Conoscere, del resto, è anche un po’ guarire. Innanzitutto dal male dell’ignoranza.