Domenica 23 aprile la Francia sceglierà l’undicesimo Presidente della Quinta Repubblica

Presidenziali in Francia: ci siamo. Il sistema elettorale transalpino prevede lo scrutinio uninominale maggioritario a due turni con ballottaggio fissato, eventualmente, per il 7 maggio, a meno che uno dei due candidati non superi il 50% delle preferenze, circostanza mai verificatasi prima ad ora. La riforma costituzionale caldeggiata, nel 2000, da Jacques Chirac, ha ridotto da sette a cinque gli anni durante i quali un Presidente eletto può esercitare la propria carica, questo per evitare l’inconveniente che il Capo di Stato governi assieme alla maggioranza di membri dell’opposizione. Creata nel 1948, in seno alla Seconda Repubblica, la figura presidenziale dispone, al massimo, di due mandati consecutivi, incarico bissato solo dallo stesso Chirac e da Francois Mitterrand.

Stavolta, a contendersi lo poltrona dell’Eliseo ci saranno undici candidati, una squadra pronta a mettere in campo tutta la tecnica e la tattica necessaria per vincere la partita più importante, ciascuno con il proprio ruolo, ciascuno con un’impronta che solca il terreno dell’esperienza e delle rispettive ideologie. I nomi.

Philippe Poutou: delegato sindacale, già candidato nel 2012, ottenendo l’1,1% dei consensi, corre tra le fila dell’NPA.

Jean Lassalle: sindaco di una piccola cittadina sui Pirenei francesi, conosciuto per il suo sciopero della fame in seguito alla delocalizzazione di un’azienda dalla sua comunità ad una zona distante 65 km.

Nicolas Dupont Aignan: destra sovranista moderata, vicino a Sarkozy, giunto alla sua terza candidatura.

Jacques Cheminade: 75enne membro di “Solidarietà e Progresso”, propone l’uscita della Francia dalla Nato e dall’euro, crede che la UE sia un complotto ordito dalla CIA per favorire gli americani.

Francois Asselineau: ennesimo sostenitore della Frexit, leader di “Unione popolare e repubblicana”, ha raccolto, in ectremis, 500 firme come candidato sovranista.

Nathalie Arthaud: insegnante di economia, candidata per “Lotta Operaia”, ha raggiunto lo 0,56% nel 2012, correndo anche per il Parlamento Europeo.

Jean Luc Melenchon: scrittore e filosofo, è senatore dal 1986, Ministro dell’Educazione, fonda, nel 2008, il “Partito della Sinistra” con attenzione ad innovazioni ecologiche e tecnologiche.

Benoit Hamon: ex segretario del Partito Socialista, entra a far parte del Governo Ayrault come Ministro dell’Economia sociale e solidale, è uno dei “frondeur” del cosiddetto “reddito universale”, punto di forza della sua campagna elettorale.

Emmanuel Macron: banchiere, considerato “amico della finanza”, diventa Ministro dell’Economia nel 2014. Collaborando con i Governi Valls e Hollande, decide di fondare “En marche!”, prendendo in prestito le idee riformiste di Barack Obama.

Francois Fillon: autore di un progetto radicale, mescola elementi economici liberali a principi etici conservatori. Sorpassando Sarkozy e Juppè, ha vinto le primarie del centro-destra e punta al risparmio di 100 miliardi sulla spesa pubblica. Lo scandalo, ed il conseguente avviso di garanzia, sugli impieghi fittizi a sua moglie Penelope, lo danno leggermente in calo nelle preferenze degli elettori.

Marine Le Pen: Presidente del Front National, partito di ultra-destra già guidato da suo padre Jean-Marie. Sostenuta dall’ondata populista trumpiana, la sua politica si scaglia contro l’immigrazione e a favore della Brexit di Theresa May. Insomma, tutti valori che cozzano con i diritti umani francesi della libertè, egalitè, fraternitè.


Fontewikimedia commons
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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.