Come è andata la presentazione andriese del nuovo libro di Nicola Porro

La disuguaglianza fa bene – Manuale di sopravvivenza per un liberista, (La Nave di Teseo edizioni), è il libro scritto dal conduttore di “Matrix” e vicedirettore de “Il Giornale”, Nicola Porro.

Nato a Roma, ma di origini pugliesi, Porro intrattiene da sempre un profondo legame con la nostra terra, tanto da essere produttore egli stesso di olio e vino presso la tenuta “Rasciatano”.

Proprio in Puglia, nella sala “Pasquale Attimonelli” di Andria, sabato sera 5 novembre, Porro ha presentato il suo libro. L’incontro è stato organizzato dalla Libreria Mondadori e dalla Libreria 2000 della città federiciana e il pubblico è accorso in sala numeroso. Oltre all’autore, alla serata hanno preso parte il sindaco e neo presidente della provincia BAT Nicola Giorgino, e il giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Michele Cozzi, presente in veste di moderatore.

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Il dibattito si è rivelato serrato fin dalle prime battute. Domanda d’obbligo è stata ovviamente: a chi fa bene la disuguaglianza? “Qualcuno dice che fa bene solo ai ricchi, ma io sostengo una cosa diversa – ha risposto lo scrittore – la disuguaglianza fa bene a tutti, il problema è che ci siano uguali opportunità per tutti e uguali diritti per tutti. Il punto di partenza, ovvero il campo di gioco, deve essere uguale per ognuno di noi, poi, dopo – la invochiamo sempre – se meritocrazia ci deve essere, vuol dire che qualcuno è in grado di andare avanti e qualcuno invece resta indietro, altrimenti la meritocrazia non esisterebbe. Chi pensa alla meritocrazia pensa che la disuguaglianza faccia bene, sennò non crede alla disuguaglianza”.

“L’economia è come il calcio: tutti ne parlano, molti ripetono meccanicamente le idee di altri, pochi sanno descriverne davvero i meccanismi. Bisogna stare in guardia dai rischi di un pensiero unico che non accetta voci fuori dal coro. Per farlo è giusto riscoprire gli insegnamenti dei più importanti pensatori liberali, molti dei quali oggi ingiustamente trascurati. Parliamo di economisti, filosofi, statisti, persino romanzieri best seller, che nelle loro opere hanno spiegato, e in certi casi previsto, fenomeni con cui abbiamo a che fare quotidianamente. Le tasse e l’istruzione, il falso mito dell’uguaglianza e le profezie apocalittiche degli ambientalisti: in questo libro l’economia torna una disciplina che ci riguarda molto da vicino grazie ai grandi uomini che l’hanno raccontata. Da Thomas Jefferson a Vilfredo Pareto, dalla scuola austriaca di Mises e Hayek agli eroi nazionali Ricossa e Martino, da Houellebecq a Piketty, Nicola Porro ci conduce con linguaggio semplice, tono ironico e una punta di veleno politico, in un viaggio dentro l’attualità, che è anche un viaggio parallelo alla riscoperta dei nomi dimenticati di quella cultura liberale che ha contribuito in modo decisivo a creare l’impalcatura del nostro paese, e dell’Europa che oggi mettiamo maldestramente in discussione”: così si legge in seconda di copertina.

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Una cultura, quella liberale, che è stata minoritaria e molto spesso “emarginata” dalla storia del nostro Paese. Forse perché da sempre rappresentata da una forza politica poco coraggiosa e non capace di imporsi. La disuguaglianza fa bene può definirsi un libro teorico e divulgativo allo stesso tempo. Porro cerca di frenare coloro i quali pur definendosi liberali in realtà non lo sono, fermo restando che il pensiero liberale oggigiorno resta più diffuso di quanto sembri.

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“In realtà il mio è un libro di un frustato liberale – ha incalzato sarcasticamente Porro nel corso della serata- . Mi definisco un estremista liberale e quando sostengo che la disuguaglianza fa bene non è di certo una provocazione. Negli ultimi 40 anni abbiamo assistito all’egemonia comunista gramsciana, specie nelle scuole. Con questo mio lavoro non faccio atro che rivendicare il pensiero di grandi filosofi liberali del Novecento come Karl Raimund Popper. Cito anche “I promessi Sposi” di Alessandro Manzoni. Nel capitolo dedicato alle rivolte del pane si rende chiaro come le regole del mercato sfuggano a quelle imposte arbitrariamente dallo Stato. La legge della domanda e dell’offerta è superiore a qualunque decreto: questa è l’essenza del pensiero economico liberale. Del resto, cerco anche di rivendicare un liberismo che si rifaccia ai principi di Destra e spero che la si smetta di dire che c’è stata un’egemonia berlusconiana durata vent’anni quando in realtà è durata solo nove anni. Chiedo un contagio del pensiero liberale e non una rivoluzione che si rifaccia a quella francese di fine settecento. La nostra è una cultura statalista che non pensa agli individui. L’idea di essere tutti uguali, ad esempio di poter avere tutti lo stesso reddito, è decisamente impossibile. Sotto un solo aspetto l’uguaglianza può essere possibile, ossia quella di poter avere per tutti le stesse opportunità. Il vero problema è la povertà e non la disuguaglianza. Non è togliendo ai più ricchi che si risolve il problema della povertà, la quale potrà essere scongiurata solo creando maggiori e uguali opportunità”.

“La libertà è più importante dell’uguaglianza – ha concluso Porro – e lo Stato ha il compito fondamentale di mettere tutti nelle condizioni migliori per produrre la ricchezza, senza questa la povertà non si potrà mai battere”.