In fondo non conta arrivare primi…

Tutto è già passato, finito, consegnato alle videoteche e agli almanacchi, o forse meglio dire, agli archivi dei cloud che nell’alto dei cieli dell’informatica racchiudono le gioie e le sofferenze di un’edizione delle Olimpiadi tra le più romantiche e belle di sempre. Parigi 2024 ha chiuso i battenti una manciata di settimane fa e ora si prepara alle Paralimpiadi, prassi collaudata, per quella che è la più grande festa dello sport. Ma l’inizio era stato roboante e un po’ teso per quella cerimonia di inaugurazione lungo la Senna, azzardo ben riuscito, cosa mai avvenuta al di fuori di uno stadio olimpico. La Francia voleva mostrarsi forte, sicura, ancora grande attraverso uno spettacolo iniziato con un tricolore di fumi, una Grandeur di effetti speciali e colpi di scena che accoglieva i battelli delle varie rappresentative, con il colpo ad effetto di un tripode mongolfiera che si è acceso per mano di Marie José Perec e del judoka Teddy Pierre-Marie Riner. La fiamma ha rinnovato la magia e l’atmosfera delle Olimpiadi, un rito sacro e profano che ha bruciato l’attesa e dato il via alle gare.

L’atletica attendeva il nuovo messia della velocità, Noah Lyles, che ha vinto sì i 100 metri, ma per un’inezia, e che ha visto ridimensionate le sue ambizioni. Dei quattro ori annunciati solo un oro e un bronzo, anche per colpa di Tebogo, vincitore sui 200 metri, e di un nemico invisibile, il Covid che l’ha estromesso dagli altri appuntamenti. Nemici invisibili che hanno rovinato l’Olimpiade del nostro portabandiera Gianmarco Tamberi, colpito da colite, che stoicamente ha provato a vincere il fato, quel destino che spesso gli è stato avverso. Chi non conosce limiti alla sua classe è Armand Duplantis, nuovo re dell’asta e delle misure impossibili, che dopo il successo di Tokyo, è diventato “Mondo”, come la pista dello Stadio Saint-Denis che ha visto sui 1500 Hocker battere Kerr e l’attesissimo Ingebrigtsen che si è rifatto però sui 5000 metri. Emozioni, dunque, che si sono consumate in un sogno di mezza estate e che hanno portato piccoli paesi del mondo a diventare il centro della festa, come è accaduto a Santa Lucia che ha gioito per la vittoria della Alfred sui 100 metri o a Dominica per la vittoria della Lafond nel triplo. Poi c’è stato l’orgoglio per chi salta per il suo popolo, dilaniato da una guerra senza fine: i 2,00 metri della primatista mondiale di

Jarosláva Mahučich sono valsi l’oro per l’Ucraina. Come non parlare poi dell’impresa dell’etiope d’Olanda Sifan Hassan, vittoria nella maratona, che a Tokyo aveva fatto una storica doppietta 5000 e 10000, eguagliata al maschile da Tola. Emozioni che si sono susseguite in vasca e che hanno visto due italiani sul podio più alto. Nicolò Martinenghi, oro nei 100 rana davanti a sua maestà Adam Peaty, e Thomas Ceccon, nei 100 dorso, hanno tinto d’azzurro le acque dell’arena La Defense. Chi ha fatto qualcosa di straordinario è stato il cinese Pan Zhanle, oro con un primato del mondo da urlo. Poi ci sono stati i nomi più attesi: Popovici, assonanza mai banale nel nuoto olimpico, oro sui 200 metri e il pupillo di casa Leon Marchand. Straordinaria l’Olimpiade per il francese di Tolosa con quattro ori.

La scena femminile è stata segnata ancora dalla Ledecky, oro negli 800 e 1500, e dalla Sjöström ancora a segno nei 50 e 100 metri sl. Della serie il vecchio che avanza…

E dunque ecco, a  37 anni, dopo ventiquattro slam e una carriera che lo hanno reso tra i più forti tennisti di sempre, Novak Djoković che riesce nella straordinaria impresa di battere Alcaraz, che qualche settimana prima aveva trionfato a Wimbledon proprio contro il serbo, e conquistare per la sua nazione la medaglia più ambita.

Chi ha compiuto qualcosa al limite dell’impossibile è stato il belga Remo Evenepoel, il primo nella storia a vincere la cronometro e la prova in linea di ciclismo su strada.

Gli sport di squadra hanno entusiasmato come non mai.

Ha vinto ancora il Dream Team dei vari James, Durant e di un Curry stratosferico, ma con più fatica dovendo avere la meglio nelle due partite finali contro la Serbia di Jokić e Bogdanović e contro i padroni di casa mai domi. Una nuova generazione di serbi è salita ancora sul podio più alto della pallanuoto e nella pallavolo ancora una delusione per i nostri colori con l’eliminazione in semifinale per mano dei Galletti, di nuovo primi quattro anni dopo, con Andrea Giani, allenatore dei transalpini, che finalmente ha vinto quell’oro che gli era stato negato ad Atlanta.

Julio Velasco era allenatore di Giani in quella Olimpiade.

A Parigi aggiunge l’alloro che gli mancava nel suo palmarès e che mancava nella bacheca della FIPAV. Le Azzurre hanno battuto in finale le americane campionesse in carica e hanno vinto il loro primo oro olimpico.

Come non citare l’oro della Spagna nel calcio maschile, una dittatura  iniziata un mese prima nell’Europeo in terra di Germania e conclusasi con un altro importante successo al Parco dei Principi.

Quaranta sono state le medaglie italiane, come a Tokyo, ma con due ori in più rispetto al 2020. Tutto era iniziato con i successi del nuoto già citati.

È arrivato poi l’oro storico della spada femminile a squadra contro le padroni di casa. Pedana che ha conosciuto la desolazione di Macchi per un argento, che per decisione altrui, poteva essere qualcosa di più. C’è la storia di un paesino del bresciano di 9000 anime, Roncadelle, che ad un certo punto aveva le stesse medaglie d’oro della Germania, grazie ai successi di Giovanni Di Gennaro e Alice Bellandi. Medaglie che saranno addirittura tre perché alla festa si aggiungerà quello della pallavolista Anna Danesi. Magia dei Giochi, la stessa che avranno provato Sara Errani e Jasmine Paolini, oro nel doppio al Roland Garros, uno dei massimi templi del tennis mondiale. Clamoroso quello che è avvenuto nella ginnastica: argento per le Azzurre nel concorso a squadra femminile e oro alla trave di Alice D’Amato, a cui si aggiunge il bronzo di Sofia Raffaeli. Diana Bacosi e Gabriele Rossetti hanno vinto nello skeet a squadre misto, mentre Caterina Banti e Ruggero Tita hanno confermato l’oro di Tokyo. Famiglia fortunata quella dei Consonni: Simone argento con Elia Viviana nella Madison e oro per Chiara nell’americana femminile, dove con lei ha vinto Vittoria Guazzino. Strabiliante la gara di Marta Maggetti che nelle acque di Marsiglia con una manovra geniale sorprende la Britannica Wilson e vince l’oro nel iQ Foil.

Tredici gli argenti tra i quali menzione particolare va data a Filippo Ganna nella cronometro su strada di ciclismo e a Nadia Battocletti nei 10000, impresa che ha in parte attenuato le delusioni nell’atletica, dove sono arrivati due bronzi con Matteo Furlani nel salto in lungo e Andy Diaz nel triplo. Sono mancati alcuni uomini attesi, come Jacobs nei 100 metri (bello comunque il suo quinto posto nella finale), Fabbri nel peso e Larissa Iapichino nel lungo, così come nel nuoto ci si attendeva qualcosa di più da Quadarella.

Avranno ancora molto da dire.

Bronzo storico quello di Lorenzo Musetti nel tennis, come quello del trentasettenne foggiano Gigi Samele, due di altri quindici conquistati nella nostra straordinaria spedizione.

Una scenografica cerimonia conclusiva, arricchita da un po’ di musica dei Phoenix, degli Air e di Kavinsky, ha affidato per mano di Tom Cruise la bandiera olimpica a  Los Angeles, sede della XXXIV Olimpiade dell’era moderna. Tutto molto bello, come la cerimonia d’apertura e come lo sono stati questi Giochi che tanto abbiamo atteso e che sono svaniti in fretta, in un battito d’ali di emozioni.

Il nostro cammino finisce qui, per ora.

È stato un lungo avvicinamento che è partito da lontano, da un’idea un po’ matta e tanto audace di un barone francese, che ha cambiato la storia dello sport. È stato emozionante raccontare vittorie e sconfitte di donne e uomini che hanno segnato questa manifestazione. Arrivederci, allora, a Los Angeles dove questo sogno, miracolo della fratellanza umana, continuerà e unirà i popoli ancora una volta in nome dello sport e della pace, speriamo pienamente compiuta tra quattro anni, perché in fondo non conta arrivare primi ma essere parte di una delle avventure più belle che l’uomo abbia mai pensato.

Armand Duplantis

European Championships Munich 2022


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