“Si educa attraverso cio’ che si dice, di più attraverso ciò che si fa, ancor di più attraverso ciò che si è”: così Baden-Powell, fondatore dello scautismo.

Spesso, quando si sente la parola “scout”, la si associa subito alle buone azioni, a coccarde da cucire sul maglione, allo stereotipo per eccellenza, il giovane che fa attraversare la strada alla vecchina di turno e altre semplicionerie del genere.

Ma dietro a questo movimento c’è molto di più. C’è l’idea geniale di un generale inglese, tal Robert Baden-Powell, che agli inizi del novecento, precisamente nel 1907, fondo’ lo Scautismo, che in poco tempo divenne un grande movimento giovanile diffuso in tutto il mondo e che oggi conta 40 milioni di iscritti.

È una delle più grandi organizzazioni di educazione non formale, il cui metodo educativo si basa su “imparare facendo”, soprattutto all’aria aperta.

Lo scout è fondamentalmente un esploratore e il suo scopo, come si legge sul sito della CNGEI (Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici), è “di contribuire alla costruzione di un mondo migliore attraverso l’educazione dei giovani.” E non mi par poco.

Tradotto sarebbe come dire entri lupetto ed esci buon cittadino.

Partecipare alle attività scout non è semplice intrattenimento dei ragazzi ma un’educazione a tutto tondo, al pari della scuola e della famiglia.

Frequentandoli da mamma di una scout dodicenne, vi posso dire che le differenze fra giovani saltano subito all’occhio: ci sono ragazzi il cui unico pensiero è scegliere un vestito per la serata, bere per evadere da una realtà che non piace e fare fotine a ripetizione a testimonianza del nulla che rimane fra le mani la mattina dopo.

E ci sono ragazzi che già dal sabato, se non prima, preparano attività da far svolgere a ragazzini piu’ piccoli il giorno dopo, trascorrono tutta la domenica coi suddetti ragazzini senza essere pagati e trasmettendo tutto quello che a loro volta hanno imparato: esempio e valori.

Non chiedetemi verso quale tipologia provo istintivamente più simpatia e ammirazione.

Baden Powell, o meglio B.P., come lo chiamano gli scout, nell’ultimo messaggio prima di morire e pubblicato per suo volere solo dopo la sua morte, ebbe a dire: “Il modo vero di essere felici è rendere felici gli altri. Prova a lasciare questo mondo un po’ meglio di come l’hai trovato e, quando arriva il tuo momento per morire, tu puoi morire felice nel sentire che in ogni cosa tu non hai perso tempo ma hai fatto del tuo meglio”.

E allora, quando incontrate un giovane con un foulard colorato al collo, simbolo di appartenenza a un gruppo scout, non negategli un sorriso….ogni cosa che fa, la sta facendo anche per voi.

Buona caccia!

Deborah Falorni


[Foto di copertina: Scout AGESCI]