
Quando gli slogan suppliscono all’assenza dei contenuti
Di fronte alla vicenda della nave Aquarius con i suoi 629 immigrati a bordo, accolti provvidenzialmente dalla Spagna, si erge con un fare da “guerriero” Salvini che chiude i porti alle Ong e apre, a pochi giorni dal suo insediamento, un conflitto diplomatico con la Tunisia prima e con Malta poi.
Quello della Spagna è un gesto nobile, ma che non risolve il problema italiano. Il governo giallo-verde sembra che stia assumendo sempre più tinte nere. La chiusura dei porti, decisa dal Viminale, in polemica con Malta, è una sudicia propaganda giocata sulle vite umane a urne aperte: uno spot elettorale…
La volgarità espressiva diffusa non è solo una forma di folklore umorale, ma risulta sempre più una necessità di marketing politico che agita il tema dell’insicurezza per raccogliere consensi. Trionfa così una logica tribale basata sulla gestione del mercato della paura, sull’ossessione della sicurezza, sulla ricerca del “capro espiatorio” verso il quale orientare l’aggressività impaurita: è la figura del “nemico” a plasmare l’autocelebrazione identitaria politica là dove il tutto si misura non con il termometro delle idee, ma dei consensi elargiti sull’emotività del momento.
Il commento di Salvini alla soluzione dell’Aquarius fa rabbrividire: “Evidentemente alzare la voce, cosa che l’Italia non faceva da anni, paga“. In realtà si tratta solo di una guerra a basso costo economico, se ci si ferma a livello degli annunci, ma di forte ricaduta per il consenso elettorale, che rimane l’unica preoccupazione del ministro dell’interno.
Quando le ragioni umanitarie soggiacciono alle tattiche politiche è segno che abbiamo toccato il fondo. Tuttavia l’obiettivo non dichiarato di questo comportamento è l’attacco frontale alle Ong che ancora continuano a fare attività di soccorso nelle acque del Mediterraneo centrale, malgrado le diverse indagini della magistratura ed aggressioni sempre più violente e diffamatorie a livello mediatico.
La forte preoccupazione che assale gli osservatori attenti è l’assenza di una linea in vista degli sbarchi estivi. Purtroppo Salvini ci sta lanciando in un’operazione ostile, mentre molti gli sorridono! Ma qual è la posizione di M5s?
Conte, Di Maio e Toninelli sembrano che sposino la linea del Carroccio, ma in realtà sono schiacciati dalla Lega, anche se la tattica potrebbe essere semplicemente quella di non entrare in rotta di collisione con l’alleato. Infatti quando Filippo Nogarin, sindaco di Livorno, dà la disponibilità del porto cittadino per lo sbarco dell’Aquarius, il testo viene rimosso in pochi minuti dopo un eventuale infuocato giro di telefonate da parte del “Sant’Uffizio” grillino. Qui che fine ha fatto la cosiddetta “Partecipazione diretta”?
L’arena politica non si può esaurire nel rapporto tra il singolo e la schermata di un computer, né i blog sono sufficienti ad assicurare quella dialettica politica che è alimento indispensabile della democrazia. Sono fortemente convinto che la democrazia abbia bisogno di luoghi reali di partecipazione. Paradossalmente l’uso delle tecnologie come surrogato della partecipazione induce nel cittadino una forma di pigrizia civile e ne banalizza il ruolo. Ma essere cittadini è un mestiere difficile, così come essere popolo richiede un impegno serio e continuativo. Anche eleggere i propri rappresentanti è un compito gravoso. Per questo è fondamentale che esistano dei luoghi di formazione e d’informazione, di discussione e di partecipazione. Se davvero nelle competizioni elettorali ci si impegnasse nello scegliere i migliori, com’è nel significato originario della parola eligere, si renderebbe un grande servizio alla comunità.
Il populismo fa leva sulla demagogia e contribuisce alla degenerazione della democrazia: è il confine estremo della democrazia rappresentativa. Si tratta di un fenomeno che quando diventa potere di governo corre il rischio di trovare la sua massima espressione nei regimi totalitari.
Una società pluralista non cresce con la moltiplicazione di ghetti chiusi. Implode. Il pluralismo richiede scambio, comunicazione, dialogo. È un processo dinamico che va ben oltre la semplice registrazione delle differenze. L’esclusione dell’altro da sé, l’isolamento preventivo e protezionistico del proprio piccolo back yard non permette il naturale contatto con lo straniero e il conseguente meticciato, che la vita di ogni popolo ha storicamente conosciuto. I protezionisti, paladini della difesa ad oltranza della purezza etnica, con la loro antimodernità e i loro rifiuti rischiano di essere “dei diversamente abili mentali fin dalla nascita” che richiedono attenzioni e cura!
Non c’è stato alcun provvedimento ufficiale e dispositivo di chiusura dei porti. Peraltro già in passato era accaduto davvero (vds esodo Albanesi, “memento” governi Prodi e Renzi con il “destroide” Minniti. Lì nessuna censura o critica. Qui ci si denigra solo per aver chiesto l’apertura dei porti stranieri, già da tempo chiusi ai migranti. Ma come al solito in Italia le le cose si dicono sempre al contrario!!!
Caro Giuseppe, rispondere a degli errori citando altri errori mi sembra un attentato alla ragione. Chi alimenta guerre,conflitti e povertà è il vero problema, non chi emigra o fugge in cerca di una vita degna; questi ultimi sono una parte del mondo, non un mondo a parte! Comunque ci serve un’altra storia per tornare ad abitare il futuro. Purtroppo alcuni non riuscendo a immaginare cose nuove e concrete, si riducono a fare solo quello che, per pigrizia o abitudine, forse è più facile fare: pretendere obbedienza perinde ac cadaver (latino facile traducibile anche con google) piuttosto che dialogare, cercando di entrare nelle travagliate storie altrui… sarebbe troppo compromettente anche se auspicabile!