L’accorato appello giunge direttamente da sua nipote Barbara, restia a balzare agli onori della cronaca.

Barbara. Scegliamo di chiamarla solo per nome, come, solo per nome, conosciamo suo zio Mario che, lo scorso 18 novembre, è stato aggredito e lasciato in fin di vita da delinquenti che volevano svaligiare la sua abitazione in Brasile, dove si era trasferito. Barbara affida a Odysseo parole di sdegno verso una Giustizia italiana che non accudisce i propri figli costretti a lasciare i confini nazionali per ritrovare un’esistenza serena, con la speranza di non versare più lacrime e sangue.

Ciao, Barbara. Come e quando hai saputo della tragica disavventura capitata a tuo zio Mario?

Abbiamo saputo della notizia tra sabato e domenica scorsa. Dei vicini di casa hanno contattato mia zia informandola dei fatti

Perché Mario aveva deciso di trasferirsi a Salvador de Bahia?

Ha deciso di trasferirsi lì perché con la pensione che prendeva in Italia non sarebbe riuscito a vivere dignitosamente . In Brasile era riuscito a comprarsi un piccolo terreno e viveva discretamente. Si stava rifacendo una vita e invece non è andata come avrebbe voluto.

Pur essendo un ex carabiniere, Mario non ha potuto difendersi dai colpi di pistola e machete che gli hanno riservato malviventi intrufolatisi in casa. Molti si lamentano della sicurezza in Italia, ma, a quanto pare, c’è di peggio…

Era già stato vittima di una rapina che aveva sventato. In quell’occasione avevano un machete ed era riuscito a metterli in fuga, ma questa volta erano in 4 armati di machete e pistola. Non c’è stato niente da fare. Non conosciamo esattamente la dinamica dei fatti, ma so che avrà lottato per difendersi perché é una forza della natura.

Tu hai vissuto per molti anni a Parigi, città ultimamente teatro di attacchi terroristici. In che modo le varie ambasciate potrebbero sostenere e aiutare gli italiani all’estero?

Avevamo richiesto che un funzionario si recasse sul posto per verificare le condizioni di mio zio, ma non c’è stato verso. Solo dopo una mail inviata da un altro mio zio al Ministero, qualcosa pare si sia mossa. Dopo 4 giorni di attesa, ci hanno promesso che  un funzionario si sarebbe recato sul posto per verificare le vere condizioni di mio zio Mario. Dovrebbero sveltire le pratiche per ottenere documenti, garantire un sostegno a tutti gli italiani all’estero e non solo ai casi mediatici come per gli attentati di Parigi. Credo, ad esempio, che per la povera vittima italiana,Valeria Solesin,  lo Stato Italiano si sia impegnato per garantire alla sua famiglia un aiuto (o almeno spero). Ecco, bisognerebbe avere la stessa solerzia anche in casi meno eclatanti. Nel caso di mio zio, non dobbiamo lasciare che questa storia venga chiusa senza proseguire con le indagini. Dovrebbero assicurare almeno ai familiari più stretti di potersi spostare nel più breve tempo possibile. Mio zio ha fatto parte dell’Arma, ha servito il suo Paese, ha pagato e paga le tasse in Italia, e cos’ha ricevuto in cambio? Dovremmo essere indignati per tanta indifferenza!

Mario oggi lotta fra la vita e la morte. C’è qualcosa in particolare che avresti voluto dirgli se fossi vicino a lui?

I suoi fratelli gli hanno ripetuto spesso di rientrare soprattutto dopo il primo tentativo di furto. Io vorrei solo tornare indietro nel tempo e riabbracciarlo come quando non ci vedevamo da un po’. Vorrei evitare alcune discussioni. Vorrei dirgli che deve lottare e non arrendersi, come ha sempre fatto. Vorrei semplicemente stringerlo ancora.