Quattro Oscar al film di Edward Berger

Quattro Premi Oscar come Miglior Film Internazionale, Miglior Fotografia, Miglior Scenografia e Miglior Colonna Sonora. È il bigliettino da visita di “Niente di nuovo sul Fronte Occidentale” (Im Westen nichts Neues) , pellicola tedesca del regista Edward Berger, già disponibile su Netflix, la storia di un giovane soldato della Germania di inizio secolo, in prima linea, ad Ovest, durante la Grande Guerra.

Pur ottenendo riconoscimenti prettamente tecnici, il film sfugge da manierismi e sofisticate prodezze per impressionarci, ma prova a sorprendere per gli intenti pacifisti invischiati nella polvere e nel fango, venendo fuori limpidi come fiori di loto dalle coscienze sporche di uomini macchiati dal sangue di un conflitto, la Prima Guerra Mondiale, poco raccontata al cinema rispetto alla Seconda, statica nei suoi teatri operativi, ripetitiva nel piano sequenza di “1917”.

“Niente di nuovo sul Fronte Occidentale” restituisce al periodo ’14-’18 la sua immobilità, evidenziata dalla retorica di ufficiali privi di empatia e conoscenza umana. L’ostinazione galvanizzata delle giovani reclute viene subito fatta saltare in aria da una bomba distruttrice di sogni e speranze, un territorio da conquistare a dispetto di diciassette milioni di vittime, una tragedia che si sposta nelle pozzanghere delle Argonne, della Champagne o della Somme, anime ancorate al terreno da pesanti scarponi o eterodiretti da stanze dei bottoni rastrellate da follie imperialistiche di generali e burocrati votati alla espansione ed alla damnatio memoriae.

Terzo adattamento cinematografico del romanzo di Erich Maria Remarque, “Niente di nuovo sul Fronte Occidentale” attualizza gli orrori a cui assistiamo quotidianamente in Ucraina, incarnando, allo stesso tempo, l’apologia ed il ripudio di una bestialità difficile da dimenticare.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.