Il mondo ai piedi del Brasile

Dici Messico 1970 e la memoria va agli anni turbolenti che segnano la politica dittatoriale dello Stato centroamericano, che sfociano nella strage di Piazza Delle Tre Culture, dove una manifestazione sessantottina di studenti si trasforma in un massacro. Dici Messico 1970 e non si può fare a meno di pensare alla canonizzazione sugli almanacchi del calcio mondiale di Edson Arantes do Nascimento, in arte Pelè, che con il suo Brasile incanta il mondo con una squadra piena di talento. Dici Messico 1970 e si materializza la figura dello stoico Beckenbauer con una fasciatura da campo militare nella semifinale contro l’Italia. La Partita per eccellenza, quella del secolo.

Dici Messico 1970 e l’aria ti manca per il calcio che si gioca in altura, ma ti rifai gli occhi per il technicolor satellitare.

Il Messico riesce a organizzare il suo primo Mondiale battendo la concorrenza dell’Argentina al Congresso FIFA dell”8 ottobre 1964. L’assegnazione della manifestazione è la conseguenza del boom economico degli anni ’50 che garantisce ai messicani il binomio Olimpiadi (1968) e Mondiale, come accadrà poi alla Germania Ovest. Anche se il Messico può essere annoverato tra i paesi latinoamericani, è la prima volta che un mondiale non si gioca in Sudamerica o in Europa. Dopo i boicottaggi del 1966, la FIFA assegna un posto all’Africa e all’Asia, mentre El Salvador e Honduras giocano sul campo, e con le armi della famosa Guerra del Football, l’altro posto assegnato alla CONCACAF.

Si qualificano alla fase finale l’Inghilterra campione, il Messico padrone di casa, il Belgio, la Svezia, la Germania Ovest, l’Unione Sovietica, la Romania, la Cecoslovacchia, la Bulgaria, Israele, il Marocco, il Brasile, l’Uruguay, il Perù, El Salvador e l’Italia. Ci qualifichiamo eliminando la Germania Est e il Galles, da campioni d’Europa in carica, sotto la guida di Ferruccio Valcareggi e con una squadra forte.

Si gioca a Città del Messico, nel leggendario Stadio Azteca, un vero e proprio tempio di calcistiche divinità, Guadalajara, Léon, Toluca e Puebla, tutte al di sopra del livello del mare

I padroni di casa, oramai divenuti habitué della competizione, riescono a passare il gruppo A insieme all’Unione Sovietica. Il gruppo B è il girone degli Azzurri di Valcareggi. Le nostre sono sfide avare di emozioni e ci qualifichiamo con la sola rete di Domenghini alla Svezia e con due modesti 0 a 0 con Uruguay e Israele. Basta per arrivare primi davanti alla Celeste che si deve affidare alla differenza reti per scalzare la Svezia. Il gruppo C vede affrontarsi per il primo posto Inghilterra e Brasile. Vincono i brasiliani con un gol di Jairzinho. Infine, nel gruppo D la Germania Ovest domina il girone davanti a Perù, Bulgaria e Marocco.

Ai quarti di finale il match clou si gioca a Léon tra Germania Ovest e Inghilterra, in quella che è la rivincita della finale di Wembley. In vantaggio con Mullery e Peters, gli inglesi si fanno rimontare da Beckenbauer e Seeler. Nei tempi supplementari Müller approfitta dello svarione del suo marcatore e insacca da due passi. Il calcio dà, il calcio toglie. Tedeschi avanti.

Uruguay e Brasile superano rispettivamente Urss (1 a 0) e Perù (4 a 2) e si danno appuntamento in semifinale. A Toluca l’Italia ritrova i gol, dopo essere andata sotto con la rete di Gonzalez. Un autogol di Pena, Riva (doppietta) e Rivera ci riportano tra le prime quattro dopo 32 anni.

Le due semifinali si giocano in contemporanea. A Guadalajara Pelé e compagni liquidano l’Uruguay per 3 a 1. A fare notizia è il gol a porta vuota fallito da Pelé, che non riesce a finalizzare l’assist di Tostao.

Nel tempio dell’Azteca Italia e Germania Ovest scendono in campo per dar vita a quella che diverrà la Partita Del Secolo. All’8′ Boninsegna ci porta avanti con un bel tiro da fuori area. Per novanta minuti non succede nulla, ma i tedeschi non mollano, o forse fanno finta di non mollare perché Schnellinger, a detta sua, si trova casualmente nell’area di rigore italiana, perché più vicina allo spogliatoio. Guarda caso dalla fascia gli piomba un pallone che il biondone del Milan colpisce in spaccata per l’1 a 1. E qui iniziano i trenta minuti più epici della storia dei mondiali. Al 94′ Müller insacca lemme lemme un pallone, dopo una dormita della difesa. Burgnich in Nazionale segna due gol, uno lo realizza al minuto 98′ su assist involontario di Held. È il festival degli errori difensivi. Riva al 104′ realizza un gol di rara fattura e siamo in vantaggio. Müller, ancora tu canterebbe Battisti, sigla il 3 a 3 con la complicità di Rivera che era stato messo da Albertosi a marcare il palo, dal quale inspiegabilmente si stacca. Il portiere è un’autentica furia e comanda a Gianni di rimediare. Palla al centro. La sfera arriva a Rivera che pensa di scartare tutti i tedeschi da solo, decisamente ardito. Scarica su De Sisti, da questi a Facchetti che lancia sulla fascia a Boninsegna che mette in mezzo per il Golden Boy che deve solo calciare in rete un rigore in movimento. È l’ultimo atto di dodici minuti di pura follia, nei quali si realizzano sei gol. Scoppia la gioia per i 17 milioni di tifosi incollati alla TV, che celebrano nelle piazze e nelle strade il trionfo.

La vittoria sulla Germania Ovest ci rimanda in finale ad affrontare il Brasile. Non c’è partita. Pelé sovrasta il suo diretto marcatore, incornando per il vantaggio. Boninsegna pareggia. La staffilata di Gerson e il gol di Jairzinho, nel giro di quattro minuti, fanno scappare via il Brasile. All’86’ Carlos Alberto suggella il trionfo della Seleçao con un’azione fatta col righello, che fissa il risultato sul 4 a 1. Troppo Brasile per un’Italia che non riesce a smaltire le tossine della semifinale e le polemiche per il dualismo Rivera Mazzola che si gonfierà ulteriormente dopo i soli ultimi sei minuti fatti giocare al milanista. Terza vittoria per i verdeoro che mettono per sempre in bacheca la Rimet.

CAPOCANNONIERE : Gerd Müller (GER) 10 reti

CLASSIFICA FINALE

  1. Brasile
  2. Italia
  3. Germania Ovest
  4. Uruguay

FINALE TERZO E QUARTO POSTO :

Germania Ovest – Uruguay 1-0