
Arrivato in Cina per motivi di studio, vi ha trovato l’amore e il lavoro, presso il Consolato Italiano
Nei miei precedenti articoli vi ho parlato soprattutto di Pechino, la città in cui vivo, ma in questi miei dieci anni di vita in Cina, c’è stata anche una parentesi di circa dieci mesi a Guangzhou (più nota in occidente come Canton), capoluogo della provincia Guangdong, a più di duemila chilometri a sud di Pechino.
Canton è molto diversa dalla capitale sotto diversi aspetti, a partire dal clima, che lì è molto umido, con l’estate che dura da aprile a ottobre, con temperature che spesso salgono sopra i 35 gradi, e due mesi di inverno, dicembre e gennaio, dove la temperatura scende raramente sotto i dieci gradi.
In estate le piogge sono frequenti e improvvise, con acquazzoni torrenziali che spesso durano circa venti minuti, dopo i quali torna il sole (per poi magari ricominciare a piovere dopo un po’), mentre l’inverno è caratterizzato da pioggerelline costanti, con intere settimane in cui è difficile vedere il sole.
Per quanto riguarda il cibo, si prediligono il consumo di pollo, riso, pasta di riso e frutti di mare, la carne di maiale viene cotta anche con lo zucchero, e le verdure si mangiano quasi esclusivamente cotte, purché siano ben fresche, naturalmente. Non mancano le stravaganze esotiche come carne di serpente e coccodrillo, che però bisognerebbe assaggiare prima di giudicare. Io l’ho fatto, e si tratta di carne davvero molto buona, sono rimasto sorpreso. Rimarrà deluso chi si aspetta di trovare wet market con pipistrelli in bella mostra, a Canton (come a Pechino) non ce ne sono. Inoltre, possiamo dire che quella cantonese è probabilmente la cucina meno speziata della nazione, quasi non esistono piatti piccanti, che invece sono molto comuni in altre zone del Paese.
Quest’anno ci sono tornato per una trasferta di lavoro di tre settimane, e per me è stato un piacere, visto che quest’anno praticamente non ho viaggiato, e ho dovuto rinunciare al mio viaggio in Italia previsto per fine marzo. A tal riguardo, devo dire che il volo cancellato mi è stato interamente rimborsato dopo meno di tre settimane dalla compagnia aerea di cui avevo acquistato il biglietto, l’Air China. Inoltre mi sono stati rimborsati anche un paio di biglietti dei treni che avevo acquistato in precedenza, e in questo caso i soldi mi sono arrivati dopo qualche minuto, tramite l’applicazione dell’equivalente cinese di Trenitalia, mentre quest’ultima non mi ha ancora rimborsato dei biglietti che avevo già acquistato in previsione del mio arrivo in Italia, e sono passati otto mesi.
Tornando a parlare di Guangzhou, devo dire che ci sono stato troppo poco per presentarla a dovere, e perciò ho deciso di dare la parola a Luca Brescia, classe 1984, che ci vive e lavora da sette anni e ha gentilmente accettato di raccontarci com’è la sua vita lì.
“Vivo a Canton dal 2013”, ci racconta. “La prima volta ci sono venuto nel 2010 per frequentare un corso di cinese presso la South China Normal University. Mi ero appena laureato e, dopo aver studiato la filosofia occidentale, avevo il desiderio di conoscere la filosofia orientale. Nel corso dei miei studi universitari, mi aveva colpito una frase di Heidegger che diceva “Il linguaggio è la casa dell’essere”, per cui il progetto che avevo era quello di studiare la lingua cinese, così da poter penetrare più profondamente all’interno del pensiero, della forma mentis e della cultura cinese. Alla fine del primo anno del corso di lingua cinese, nel luglio del 2011, mi si era aperta la possibilità di partecipare alle finali di un programma televisivo che coinvolge, ogni anno, giovani studenti stranieri, i quali si mettono alla prova in sfide di conoscenza della lingua e della cultura cinese. Tuttavia, a causa di problemi familiari, ho dovuto fare ritorno a Taranto, la mia città natale. C’è da dire che nel 2011 avevo conosciuto una ragazza cinese, con cui sono rimasto in contatto anche nel periodo in cui ero in Italia. Parlandole un po’ della mia vita e della mia esperienza, anche religiosa, si è incuriosita e ha voluto conoscere meglio la realtà del cattolicesimo, religione di cui sono credente praticante, e questo l’ha portata ad avvicinarsi alla Chiesa cattolica cinese, fino al punto di maturare la decisione di ricevere il battesimo prendendo il nome di Anna”.
Nel luglio del 2013 sono potuto ritornare a Canton, dove ho ritrovato questa ragazza, e dove ho iniziato a dedicarmi all’insegnamento della lingua italiana in istituti privati, venendo a contatto con centinaia di studenti che studiavano italiano per poter andare in Italia a frequentare corsi universitari, soprattutto di canto lirico, arte e design.
Nel 2017 ho sposato Anna. Nel 2018 ho superato il concorso per lavorare al Consolato Generale d’Italia a Canton, presso cui sono diventato dipendente a tempo indeterminato”.
Luca ci parla anche di come ha vissuto le difficoltà di quest’anno, mettendo in evidenza anche un aspetto sgradevole come quello della xenofobia, che naturalmente è un fenomeno presente anche qui, a Canton molto più che a Pechino, a quello che ho potuto vedere, soprattutto nei confronti dei neri, e che si è acuito durante l’epidemia.
“Quest’anno è stato un po’ particolare, poiché i primi di gennaio io ed Anna eravamo tornati in Italia per trascorrere tre settimane di vacanza; tuttavia, con lo scoppio della pandemia a Wuhan, abbiamo deciso di trattenerci in Italia fino alla fine di febbraio. I primi di marzo, a pandemia appena scoppiata in Lombardia, abbiamo deciso di tornare frettolosamente in Cina, dove nel frattempo la situazione è ritornata gradualmente sotto controllo. Dopo i 14 giorni di quarantena previsti, sono ritornato al lavoro. La situazione è rimasta tesa fino alla metà di maggio, e per noi stranieri non è stato semplice, poiché spesso i pregiudizi portavano ad identificare il termine generico “casi importati” (indicante i casi di cittadini, cinesi e non, che una volta ritornati in Cina dall’estero si rivelavano essere positivi al Covid) con “gli stranieri infetti stanno riportando il Covid in Cina!”. C’è da specificare che a partire dal 28 marzo, il governo cinese ha revocato temporaneamente (fino a luglio) i permessi di soggiorno ai cittadini stranieri ancora all’estero, nonché la concessione di nuovi visti, impedendo, di fatto, agli stranieri di poter ritornare in Cina, ragion per cui i casi importati non potevano che essere imputabili ai cittadini cinesi che decidevano di rientrare in Cina; in questo, purtroppo, c’è da dire che i social network hanno giocato un ruolo fondamentale, alimentando un sentimento xenofobo che serpeggiava già da qualche tempo.
Tuttavia tutto questo è servito per esercitare la pazienza e, in un certo senso, anche la comprensione verso il popolo cinese, da sempre molto attento alla salute e, bisogna riconoscerlo, sempre molto responsabile e coscienzioso nel rispetto dell’utilizzo della mascherina e nelle norme di distanziamento sociale, soprattutto nella fase acuta della pandemia in Cina, con una costanza che continua anche adesso che la situazione è prudentemente sotto controllo”.
Come già detto, Luca è un cattolico praticante, e ci spiega anche com’è la vita dei cattolici in questo Paese dove rappresentano solo una piccola minoranza della popolazione.
“Per me che sono cattolico, il periodo della pandemia in Cina, così come avvenuto in Italia, è stato caratterizzato dalla sospensione delle funzioni religiose, temporaneamente sostituite dalle Messe trasmesse in diretta sulle app cinesi. C’è da dire che su queste app è stato possibile reperire anche il discorso tenuto da Papa Francesco in occasione della Veglia di Preghiera del 27 marzo.
Verso la fine di giugno sono gradualmente riprese le funzioni religiose in presenza, tuttavia con l’obbligo di prenotarsi in anticipo, di registrarsi prima della funzione religiosa e di sottoporsi alla misurazione della temperatura corporea. La vita per i cattolici in Cina, parlo della realtà di Canton, è abbastanza tranquilla, con la garanzia di un numero sufficiente di Messe, celebrate anche in lingua inglese ed in cantonese”.