Un disegno ispirato ad un famoso dipinto. È la silloge “Dipinti, brevi storie di fragilità” (Edizioni Ex Libris) di Silvia Argento, giovane scrittrice agrigentina che, anche attraverso l’arte figurativa, lancia un messaggio di speranza verso le persone in apparenza deboli ma con una grande forza interiore:
Ciao, Silvia. Esseri Umani e Opere d’Arte sono accomunabili dall’unicità e irripetibilità del loro ingegno?
Fin da quando ho cominciato a scrivere, ho dovuto scontrarmi con lo statuto dell’arte. Infatti, il mio primo lavoro è un saggio su Oscar Wilde, che si pone spesso domande come questa. Non sono sicuramente in grado di rispondere con la stessa acutezza del dandy, tuttavia ritengo come lui che attraverso l’opera d’arte possiamo scoprire una certa verità. Questa verità sicuramente riguarda l’unicità e l’irripetibilità del momento in cui ci approcciamo ad un essere umano come ad un’opera d’arte. La consapevolezza che un’opera, per quanto la preservi, prima o poi svanirà e che quel momento che stai vivendo non tornerà è ciò che lega arte e uomini. Le accomuna sicuramente un ingegno, ma in modo diverso da come potrebbe sembrarci. Non sempre è l’ingegno “che produce”, anzi, forse l’ingegno umano e delle arti è così unico proprio perché è “inutile”, non si pone altro obiettivo che la vita stessa.
Perché è, soprattutto, il dipinto ad essere epifania di Verità?
Il dipinto è un atto in cui ci proponiamo di dare forma all’invisibile anche quando non vorremmo. Perfino quando ritraiamo qualcosa che fisicamente esiste e cerchiamo di farlo con il più grande realismo possibile, finiamo per rivelare qualcosa che ad un occhio superficiale non c’era. È il principio wildiano e non solo per cui l’arte ha la capacità di squarciare il velo di Maya, il cui emblema è Dorian Gray. Troviamo sempre qualcosa di inaspettato nell’arte, specie figurativa. Nel caso del dipinto, è un simbolo importante perché con il tempo si danneggia, scolorisce e si rovina, per quanto ci proviamo. Perfino in questo ci rivela la verità della nostra contemporaneità nel mondo.
Come ci si può persuadere ad interpretare la propria debolezza come uno straordinario punto di forza?
Bisogna fare un grande lavoro su se stessi, ma anche approcciarsi agli altri. Il primo step per comprendere che siamo deboli è fuggire dalla retorica “gli altri non contano” e capire che l’individuo è tale solo quando si approccia ad una collettività, che le nostre parole servono per comunicarle a qualcuno, che abbiamo bisogno come ha detto qualcuno di un tu che corrisponda al nostro io. Partendo da questo, è bene cercare di essere amati per quelle debolezze amando prima di tutto noi stessi in virtù della fragilità che ci caratterizza. La fragilità è onesta, è un dipinto che rivela chi sei. Averla significa che si è umani ed essere umani significa essere davvero se stessi. Non c’è niente di più bello della verità. Spesso sento dire che la società ci impone di essere sempre forti, ma la società siamo noi. E dobbiamo decidere noi come interpretare quella forza, attraverso quali fili tesserla.
Qual è il significato che una giovanissima scrittrice come te attribuisce all’individualità e, più in generale, all’Arte?
L’individualità è un concetto interessante, perché ti pone di fronte a un paradosso. Vuoi essere individuo in virtù delle tue caratteristiche uniche, ma quella unicità non puoi riconoscerla se non con il confronto con un altro. Il punto è cercare di far sì che quel confronto non ti faccia perdere te stesso. Come disse Giorgio Gaber, la solitudine è indispensabile per stare bene in compagnia. In quella canzone elenca anche un modus operandi assai tipico per cui si finisce per perdere se stessi per stare insieme con gli altri. Per questo individualità per me significa equilibrio, capacità di mantenere la propria verità senza per questo non saper essere empatici. L’arte in questo è un grimaldello interessante, che ci permette di spalancare nuovi aspetti di noi stessi su molti fronti. C’è chi si scopre individuo scrivendo, chi ascoltando una canzone, chi dipingendo e non dimentichiamo l’arte più importante di tutte: ci si scopre individuo soprattutto vivendo. Per me l’arte è ciò a cui deve tendere la vita e non il contrario. Che lo sappiamo o no, come disse Bauman, la nostra vita è un’opera d’arte.