I Dialoghi di Trani 2024

Piazza Quercia, Trani, una delle città meridionali più belle d’Italia. Un tardo pomeriggio tiepido, ha smesso di piovere da poco, pozzanghere ovunque e le sedie sul fondo bagnate: tutti quelli che vogliono sedersi devono asciugarle con mezzi di fortuna e ne vale la pena.

La cattedrale sullo sfondo, oltre il mare, maestosa e silenziosa guarda, accudisce e protegge il piccolo porto e le barche ormeggiate i cui alberi giocano con un timido vento di grecale. Eccoci la piazza si prepara ad ascoltare. Domine, non sum dignus.

Siamo ai Dialoghi di Trani, creatura meravigliosa, di condivisione umana e culturale, cresciuta e diventata grande quanto basta a stupire ogni anno sempre di più. Il tema è Libera informazione e libertà di stampa. È il 19/09/24.

Ospiti il giornalista Sigfrido Ranucci, la giornalista Giovanna Botteri e il giornalista capo redattore di Repubblica Bari Domenico Castellaneta che modera.

Umili, coraggiosi e diretti. È la prima impressione ma resta confermata per tutta la durata della chiacchierata. Si parla di giornalismo e di verità. La libertà di stampa è un bene pubblico. E certi giornalisti rappresentano dignitosamente un Italia che non si rassegna a morire. Raccontano ciò che accade senza stare né da una parte né dall’altra. Sono là dove le cose succedono. Urlano e sussurrano con rispetto dei vinti e dei vincitori. Raccontano tutto. I giornalisti devono essere i cani da guardia del nostro Paese. Ma sono ridotti spesso al silenzio da richieste di risarcimento danni esose e da un delirio normativo. L’Italia dovrebbe essere un paese cui non occorre chiamare eroi coloro che rubano la verità alla menzogna e al silenzio dei potenti, ma sono solo parole.

Giovanna Botteri, senza trucco, una donna di una dignità espressiva esemplare e da una grande esperienza giornalistica: racconta di quando Rai3 era l’unica di casa Rai a non imporre il gobbo ai suoi giornalisti che scrivevano i pezzi da sé e se ne assumevano la responsabilità. Sigfrido Ranucci parla a ruota libera, entusiasma, senza filtri, è serio ma non disdegna l’umorismo. Dedica il suo libro La scelta ai suoi genitori, a suo padre che lavorava nell’Arma della Guardia di Finanza. E ricorda una frase di Gaber: La coscienza è come l’organo sessuale, o fa nascere la vita o fa pisciare. E si fa una piccola dedica ai giornalisti che a malapena guadagnano sette o otto euro ad articolo, scrivendo per testate giornalistiche locali o sconosciute o non nazionali.

21/09/24, stessa Piazza, Dialoghi di Trani. Enzo Bianchi e Gad Lerner dialogano con il giornalista Piero Dorfles. Il tema è Religiosità e religioni: prospettive di convivenza pacifica in una società complessa. Un tardo pomeriggio incantevole, temperatura ideale né caldo né freddo, un cielo che sembra di pastello, poche nuvole: l’arancione, il rosso e il rosa del tramonto si prendono il grigio e lo raffinano.

Si sviscera che il principio delle religioni è in realtà una contraddizione. Le guerre, tutte, hanno avuto la giustificazione delle religioni? Le guerre giuste hanno il diritto di essere fatte? Bianchi ricorda la vergognosa creazione dei ghetti ebraici del Papa Paolo IV, il colore giallo nei vestiti obbligato agli ebrei, l’apparire del marchio della Stella di David poi ripreso dai Nazisti.Bianchi, con la sua voce pacata: Gli uomini sanno odiare, tutti noi sappiamo odiare. Se gli uomini religiosi odiano, odiano 20 volte gli altri uomini perché pensano che Dio sia dalla loro parte. Più sono religiosi più sono cattivi. Attorno al Papa che afferma che tutte le guerre pure quelle di difesa sono ingiuste, ci sono i Calabroni della Curia che ronzano dei dubbi.Un uomo e un cristiano, un uomo della Chiesa mai così distante dalla dottrina bigotta e corrotta, che non ha paura di ateizzare i suoi propositi. Poi ammutolisce gli astanti, li atterrisce: Siamo vicini a una guerra mondiale che spero almeno sia leale.Gad Lerner incalza quasi ispirato: Viviamo una sorta di marcia indietro della storia e passi in avanti verso l’autodistruzione Il credente diventa fanatico come la maggior parte della gente che vive nella mia terra. Spero, ma la temo, una guerra nucleare.Uomini liberi e coraggiosi, che spettacolo, che gioia la cultura.


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