Cara Oriana,

è in momenti come questi che mi torni in mente e mi manchi particolarmente. Mi manca la tua voce fuoricampo e il tuo fantastico distacco dalle cose. Che poi tanto distacco non era perché ti alteravi e sbraitavi e brandivi minacciosa il tuo fucile che sparavi mai a salve: le tue parole. Mi manca finanche quella tua benedetta sigaretta tenuta obliqua e il tuo stupendo eyeliner nero che incorniciava lo sguardo d’aquila.

Mi manchi perché mi chiedo cosa avresti detto, chi avresti incolpato, chi avresti buttato giù dalla torre.

Dicevi che la parte più assurda per l’essere umano è aver bisogno di un potere che governa ma che viceversa si andrebbe in anarchia. Dicevi che di politici seri non ce n’è più e ogni tanto abbiamo un capo ed eccezionalmente nasce un leader, come Wojtyla. Dicevi tanto. Il tuo amato pianeta Terra è in difficoltà, mica la prima volta certo, ma una pandemia non ti era capitata e ti è capitato di tutto.

Te se saresti andata nel tuo casale nel Chianti e come i protagonisti del Decameron ad aspettare che la peste moderna passi?  Ma no, da giornalista vera qual eri, saresti andata in battaglia in prima linea. Negli ospedali sicuramente. Magari ti saresti presentata con un falso tampone positivo e avresti guardato i veri disagi di chi sta male. Oppure ti saresti vestita con tutta l’imbracatura per ore ed ore fin che ti dolgono gli occhi la testa le orecchie i piedi e non respiri. Dell’alieno che alla fine ti ha sconfitto dicevi che avevi notato un tratto sconcertante nei malati: una sorta di affezione al male. Guardavi chi con dolcezza lo chiama il mio male. Nessuno si affeziona al virus. Te lo giuro.  Manca il tempo, manca il ben minimo rispetto verso chi è così subdolo da prendersi soprattutto chi è malato o più debole, buttando gli scarti alla fine in buste da spazzatura senza neanche un degno sacrosanto funerale. Religioso o laico che sia, quasi fosse una colpa, peggio ancora una maledizione morire oggi

Poi mi immagino l’invettiva contro i negazionisti, da profonda conoscitrice dell’animo umano li avresti scandagliati, chiamati magari cicale che cantano il loro canto gioioso senza sapere che hanno un giorno di vita. Avresti ironizzato sulle mascherine che sono la nostra moderna armatura: un esercito di paperi che fa qua qua.

E come paperi che fanno qua qua andiamo uno dietro l’altro coi becchi e la distanza sempre quella che in automatico se il papero alfa si sposta verso il papero beta il poverino indietreggia e finisce nello stagno. Dritto a capofitto nella pozza della paura

Ah la paura era il tuo companatico. L’avevi cercata nelle guerre di ogni dove e negli uomini che vanno sulla Luna, nell’animo di chi soffre e nelle viltà dei regimi dispotici

Saresti insorta sulle parole inutili. Perché è di nuovo tempo della rabbia e dell’orgoglio quando dalla finestra della tua casa a Manhattan guardavi le torri gemelle bruciare. Brucia il nostro cuore adesso e non c’è nascondiglio sicuro perché non ci sono bombe da schivare.  Mancano pure voci autorevoli che ci illuminano

Manchi sì, ma  se il sole muore verremo in altre costellazioni, pregheremo Dio e  inshallah, ti troveremo con accanto un uomo, sempre lo stesso, con in testa un fantastico cappello di ciliegie.

Pubblicamente e profondamente il mio più vero grazie ad avermi fatto innamorare delle parole che scritte divengono magia e per aver testimoniato la coerenza. Nei I tuoi libri, figli mezzi fiorentini mezzi americani, i panni li abbiamo sciacquati in Arno. Sappiamo adesso che la luce si spenge.  E concludo: sei sempre atea?


1 COMMENTO

  1. Ci sono le voci autorevoli, ci sono i profeti, ma come sempre, non vengono ascoltati.
    L’uomo preferisce cullarsi nella melanconia, adagiarsi nei sogni e nelle utopie, tappandosi le orecchie e chiudendo il cuore. Diventa quindi nostalgico e nichilista, incapace di vedere il sole che è lì, dietro l’angolo.
    L’umanità ha sempre con sé uomini “belli”, “nobili”, ma preferisce zittirli perché in linea generale l’uomo è vigliacco, fariseo, ipocrita, diviso ed eccessivamente “interessato”, egoista, supponente, borioso, è tutto insomma, fuorché umile.

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