“E’ PIÙ’ BELLO INSIEME E’ UN DONO GRANDE L’ALTRA GENTE”
(Gen Verde)
“Abbiamo dimenticato che cosa sia guardarsi l’un l’altro, toccarsi, avere una vera vita di relazione, curarsi l’uno dell’altro. Non sorprende se stiamo tutti morendo di solitudine”.
(Leo Buscaglia, Vivere, amare, capirsi, 1982)
Caro Direttore,
non può immaginare quanto abbia “faticato” questa volta per raccontarle le mie riflessioni. Sembra paradossale: con tutto il tempo “di calma” che per forza di cose in questi giorni sto avendo, ho provato tanta difficoltà ad esprimere ciò che sento. La cosa più strana è che questa difficoltà è direttamente proporzionale alla voglia che invece ho di condividere queste mie riflessioni.
Tra le tante letture con le quali stiamo cercando di arricchire i nostri lunghi momenti di silenzio, mi è capitato tra le mani un libro per noi storico di Leo Buscaglia “Vivere, amare, capirsi” e il mio sguardo si è fermato su questa frase :“Abbiamo dimenticato che cosa sia guardarsi l’un l’altro, toccarsi, avere una vera vita di relazione, curarsi l’uno dell’altro. Non sorprende se stiamo tutti morendo di solitudine”. Non è possibile, mi son detta, proprio in questo periodo buio, in questo clima “affollato di solitudine”, mentre sperimenti ogni istante quanto sia vero che l’unica definizione che rappresenti in pieno l’essere umano sia proprio il suo “essere sociale”, mi sento risuonare nella mente queste parole scritte addirittura trentotto anni fa’.
Ebbene, caro direttore, proprio adesso durante questi lunghi ed eterni giorni scuri, stiamo tutti toccando con mano quanto davvero ci facciano male il distacco, la distanza, la “reclusione forzata”. Stiamo rivalutando in ogni ricordo, in ogni frase, in ogni momento di dolore, in ogni gesto quotidiano, quanto come esseri umani non riusciamo a fare a meno dell’altro e quanto sia tragico “morire di solitudine”.
Non voglio essere fraintesa, è vero che nelle famiglie (laddove sia stato possibile riunirsi e restare insieme) stiamo riscoprendo il grande valore di ogni singolo gesto, di ogni singola condivisione, di ogni singolo sguardo, di ogni singolo silenzio, ma è anche vero che stiamo sperimentando quanto sia atroce dover evitare l’incontro, l’incrocio di sguardi, rinunciare al prendersi cura, al condividere con “l’altro” che incontri per strada, al lavoro, nelle tue passeggiate, ma anche con i nonni, gli zii, i figli, i nipoti, gli amici che invece per forza di cose devi “tenere a distanza”.
Mi sono più volte chiesta, man mano che realizzavo la drammaticità di quanto stava e sta accadendo (perché francamente ci ho messo davvero un po’ a comprendere la gravità del tutto) quale sia il senso di tutto ciò perché un senso ci dovrà pur essere a tutta questa assurda situazione.
Le parole di Buscaglia mi hanno un attimo “illuminata”; a pensarci bene presi dal nostro frenetico ritmo di vita magari non abbiamo fatto abbastanza attenzione che stavamo facendo precipitare il tutto. E’ diventata abitudine maltrattare la terra che ci è stata donata, perpetuare soprusi, violenze, guerre, conflitti interpersonali, egoismo; continuare a dedicare poca attenzione a noi stessi, alle nostre famiglie, ai nostri cari, a dare spesso tanta importanza alle cose superflue anche a discapito di quelle essenziali. E oggi, in questi momenti davvero tristi soprattutto per quelli che stanno lottando con tutte le forze contro questo “personaggio atroce”, per tutti quelli isolati in stanze asettiche “appesi letteralmente ad un filo” ed alla cura instancabile di tutte quelle persone (infermieri, medici, personale ausiliario, volontari, sacerdoti) che stanno dando loro tutto se stessi, ci troviamo a sperimentare cosa significhi “morire di solitudine” e ahimè per tanti nostri fratelli morire in solitudine.
Caro direttore, da credente ho provato a chiedere spiegazioni all’”Alto”, a chiedere il senso, a provare a comprendere…francamente non riesco ancora a trovare una risposta che mi convinca, sicuramente non è abbastanza forte, intensa e sufficiente la mia fede. Ho pensato anche al fatto che non sia una coincidenza che stia accadendo il tutto durante il periodo quaresimale. Un “tempo”, per noi cristiani, da vivere con rinunce che ci “avvicinino” a sperimentare il deserto e la sofferenza vissuti dal Signore per poter poi condividere davvero la grandezza smisurata dell’Amore che dona la Sua Vita per la Risurrezione di tutti…la Vita piena di tutti.
Ebbene caro direttore e cari amici, ecco la risposta che mi son data, quest’anno in questa quaresima ci è stata “suggerita” una rinuncia che forse mai avremmo immaginato di sperimentare: la distanza, la mancanza di relazioni, di contatti, di sguardi. Qualcuno potrà dirmi che forse dimentico l’esistenza di tutti quei mezzi informatici, telefonici e videotelefonici che oggi permettono di “accorciare le distanze”; mi spiace sarò anche “antica”, ma come dice Paulo Coelho “Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano”. Condivido e sperimento in continuazione questa riflessione di Coelho: non è possibile descrivere a parole o “sostituire con qualsiasi altro mezzo” l’intensità, la bellezza, il calore dell’incrocio del tuo sguardo con l’altro, del contatto, del prendersi cura (caring) del prossimo che non può prescindere dalla relazionalità.
Lo stiamo vivendo come docenti: senza nulla togliere a tutti gli sforzi che la scuola ed ogni singolo docente hanno dovuto improvvisamente mettere in campo, a quanto si sta facendo e si sta sperimentando per continuare a vivere la nostra relazione educativa “a distanza” con i nostri carissimi alunni, nulla, e dico nulla, riesce a compensare la mancanza del rapporto interpersonale.
Come ho avuto più volte modo di dire didattica e distanza sono due termini che trovo “incompatibili”, non ci può essere vera formazione senza il contatto interpersonale, lo scambio in diretta, l’incrocio di sguardi e, dietro gli sguardi, di tutto il “sentire” qui ed ora. Pur essendo fiera di tutto ciò che il sistema educativo-didattico sta facendo in questi giorni, di tutto ciò che ci si sta “inventando”, della collaborazione che si sta creando, seppur a distanza, con le famiglie dei nostri alunni e con loro stessi, lo sentiamo che è un “tamponare”, un rimediare temporaneamente perché in ogni messaggio o confidenza che ci scambiamo, traspare in tutte le lingue l’enorme mancanza reciproca che stiamo provando e la voglia di rivederci live al più presto.
Allora caro direttore, dopo questa lunga ed estenuante “prova”, spero davvero che tutti possiamo riuscire a VIVERE per l’unica cosa importante verso cui indirizzare tutte le nostre energie: la VITA CON E PER GLI ALTRI, coccolandola, proteggendola e condividendola.
Quando tutto ciò sarà finito, ricordiamoci di GODERCI le nostre VITE il più SEMPLICEMENTE possibile.
Nel frattempo però NON MOLLIAMO restiamo UNITI e resistiamo INSIEME, perché, come dice una bellissima canzone di Baglioni che vi dedico qui di seguito..
“Se anche tu vedi la stessa luna …..
non siamo poi così lontani..
se credi ancora un pò a un giro di fortuna
sei già pronta per domani
…qualunque cosa fai STAI SU!
Se anche tu suoni lo stesso accordo
non siamo poi così lontani
se ti rimetti sù l’ultimo mio ricordo
Sei già pronta per domani
…qualunque cosa fai STAI SU’”
Allora per restare UNITI guardiamo INSIEME la stessa luna cercando di sentirci il più possibile VICINI seppur per ora lontani.