A Kazan si incontrano i cosiddetti BRICS con l’aggiunta di Iran, Emirati Arabi Uniti, Etiopia ed Egitto. Un summit che vuole porre le basi per un nuovo ordine mondiale ma dal quale emerge tutto il protagonismo della Cina.
È in corso il Summit dei Paesi cosiddetti BRICS che si tiene a Kazan, in Russia. La sigla sta ad indicare quel gruppo di economie mondiali emergenti costituito da Brasile, Russia, India e Cina a cui non da molto tempo, dal 2010 per l’esattezza, si è aggiunto il Sudafrica. A questo club ristretto a partire da quest’anno si sono affiancati Egitto, Iran, Emirati Arabi ed Etiopia. Geograficamente parlando questi Stati fanno parte dell’Oriente del mondo, una regione in forte ascesa economica, che non vuole giocare più un ruolo da comprimaria nell’assetto mondiale ma da protagonista, così da costituire l’alternativa a Stati Uniti ed Europa. Indubbiamente, dopo la caduta del Muro di Berlino l’ordine mondiale ha conosciuto un’egemonia a stelle e strisce che, dopo decenni di lotta al socialismo e di guerra fredda, ha potuto finalmente costruire un assetto basato sulla democrazia, idea da esportare e da imporre. La terza via, quel cosiddetto Terzo Mondo che raggruppava i Paesi non allineati, quelli del Patto di Bandung del 1955, e che erroneamente venivano scambiati come gruppo dei paesi poveri, si è nutrito della guerra fredda tra i due blocchi contrapposti per imporsi e proporsi, per poi perdere il suo peso politico proprio all’indomani della caduta della Cortina di Ferro. Ora, l’egemonia trentennale che ha un po’ forse annoiato gli Stati Uniti ma che li ha impegnati in altre sfide epocali, come la lotta al terrorismo e alla soppressione di regimi autoritari (Afghanistan e Iran), sta conoscendo il suo epilogo perché proprio dal gruppo BRICS arrivano le minacce principali alla sua supremazia.
Dal punto di vista economico questi Paesi producono il 35% del PIL mondiale, in particolare l’economia cinese e indiana rientrano tra le cinque economie più potenti al mondo. Volente o nolente, anche se Putin fa da anfitrione e vuole far emergere la forza e la grandezza della Russia, è sicuramente della Cina il ruolo di leadership in questo gruppo di Stati.
La crescita economica del Paese del Dragone è stata strabiliante a partire dagli anni ottanta, grazie all’apertura al capitalismo operata da Deng Xiaoping, una forma anomala di comunismo che ha fatto coniare da alcuni il termine di capitalismo di Stato. Da allora il boom economico del Paese orientale è stato inarrestabile, operando il sorpasso storico sul Giappone, seconda economia mondiale. Un dato sinistro mette insieme le economie dei Paesi BRICS, in particolare Cina e India: questi Stati producono il quasi il 50% delle emissioni di CO2 globali e finché la crescita economica continuerà a ritmi sostenuti, è difficile pensare che ci possa essere una politica di decarbonizzazione. È indubbio il ruolo prodromo politico ed economico della Cina non solo nel gruppo ristretto di questi Stati, con i quali dovrebbe esserci uno scambio di relazioni bilaterali serene, il ché pare difficile quando si parla di contese territoriali tra Nuova Delhi e Pechino, ma soprattutto nel contesto internazionale più ampio. La Cina punta a un ruolo di potenza egemone globale, non più di semplice potenza regionale. Lo fa mostrando i muscoli agli Stati Uniti sulla questione di Taiwan, l’isola attorno alla quale Pechino compie da tempo diverse esercitazioni militari che inquietano gli occidentali. La Cina ha un suo modus operandi di influenza che è sostanzialmente economico, fortemente contestato perchè spesso viola i diritti umani e dei lavoratori, investendo molto in Africa e non solo, come ad esempio da tempo accade non molto lontano dai confini dell’Unione Europea: ”La Cina è già massicciamente presente in Serbia con una serie di investimenti molto importanti, sia nel settore industriale che in quello energetico. Per quanto riguarda le infrastrutture, la cooperazione cinese consiste in prestiti forniti al paese beneficiario, mentre le opere vengono realizzate direttamente da imprese cinesi con lavoratori propri. In Serbia, la Cina ha investito molto, in particolare nel settore del rame e dell’acciaio”[1].
Al Summit di Kazan la Cina e gli altri Paesi BRICS vorrebbero creare un nuovo ordine economico, sostanzialmente basato sulla fine della dipendenza dal dollaro che rappresenta il 90% delle transazioni mondiali. Un modo anche per aggirare le sanzioni che hanno colpito in questi anni la Russia.
I BRICS si pongono come la nuova forza nell’ordine mondiale, sempre più convinti che non si debba più dipendere economicamente da Stati Uniti ed Europa, o forse sarebbe meglio dire solo dagli Stati Uniti, visto che il Vecchio Continente sembra vivere una crisi identitaria che ha colpito l’economia principale, la Germania, e la politica dei partiti che è minacciata dal ritorno delle destre che scombussola le sinistre, incapaci di formare dappertutto un fronte comune. Un’Europa debole costituisce per l’America un motivo di preoccupazione e gli americani dovranno tenerne conto quando andranno alle urne tra qualche settimana.
I Paesi BRICS sono il nuovo che minacciosamente avanza con il suo peso demografico, economico e non da ultimo militare, una variabile non più trascurabile nel mondo attuale, nel quale l’ONU non riesce ad essere più un mediatore efficace e riconosciuto, sul quale si può persino sparare.
Secondo l’Italian Institute for the Future nel 2050 la Cina avrà scalzato gli Stati Uniti, con l’India al terzo posto. Si rafforzerà la presenza del Brasile e appariranno altri competitors come Indonesia e Messico. Solo la Germania resisterà tra i primi sette, mentre Regno Unito e Francia scivoleranno giù.
E l’Italia? Nonostante i proclami entusiastici della Destra, il nostro Paese sembra destinato a un declino economico e di certo non basterà un ponte controverso e un Sud in versione locomotiva a vapore a farci risollevare la china.
Ci sono evidenti problemi strutturali e demografici.
Siamo protagonisti di un passaggio storico, quello della fine (forse) dell’egemonia dell’Occidente sul resto del mondo. Nuove forze scalciano per farsi strada (Africa e BRICS) ma forse, nei corsi e ricorsi storici, stiamo soltanto tornando al mondo bipolare che decreterà il protagonismo della Cina, la nuova era del Dragone che affronterà l’Occidente nella supremazia globale. Il guanto di sfida è stato lanciato.
[1] Fonte https://www.balcanicaucaso.org/aree/Serbia/Xi-Jinping-a-Belgrado-futuro-comune-tra-Serbia-e-Cina-231357).