“A mio parere, coloro che eliminano dalla vita l’amicizia, eliminano il sole dal mondo”
(Cicerone)

Non c’è nulla di più prezioso, di più soave e allo stesso tempo nulla di più raro dell’amicizia.

L’amicizia dice qualche cosa di più sia rispetto all’amore sia rispetto alla carità. Mentre, infatti, l’amore e la carità possono essere unilaterali, l’amicizia esige reciprocità.

Aristotele scriveva che l’amicizia, quando è vera, è un’anima in due persone.

L’amicizia, quindi, è una inclinazione affettiva reciproca, che nasce da una perfetta conformità di sentire e dalla conseguente disponibilità reciproca a svelare anche gli aspetti più reconditi della propria personalità.

È necessario però il discernimento per distinguere tra quei rapporti che possono provocare la rovina della persona oppure la vera e limpida amicizia.

Infatti, ci sono compagni che conducono alla rovina, ma anche amici più affezionati di un fratello.

È per questo motivo che se si vuole fare amicizia con una persona, bisogna prima metterla alla prova e non fidarsi subito di lei.

Se la prima regola dell’amicizia, poi, è quella di coltivarla, la seconda è quella di essere indulgenti quando la prima è stata infranta.

Non per ingenuità o per dabbenaggine, ma per consapevolezza della comune fragilità bisogna saper passare sopra ai limiti e ai difetti dell’amico. Il vero compagno, infatti, è colui che sa tutto di te, eppure ti vuol bene lo stesso.

Di solito si dice che l’amico genuino lo scopri nel giorno della prova (“amicum aperit calamitas”, diceva ancora un autore latino, Publilio Siro). In verità, l’autentica amicizia brilla quando l’altro ha successo: è facile asciugare le lacrime di un amico, è più difficile stare in platea e applaudirlo senza gelosia nel momento del trionfo. L’amico perfetto è colui che non ha il tarlo dell’invidia a rodergli il cuore.

Bisogna, inoltre, stare attenti a quei falsi amici che ci considerano amici solo per avere protezione e appoggi, piuttosto che per un sentimento di affetto e stima.

Fra i più alti valori in cui credevano gli antichi greci e romani, padri della civiltà occidentale, c’era proprio l’amicizia, che a quanto pare oggi è pressoché assente nel mondo degli adulti, sostituita appunto da rapporti di convenienza e di interesse o dal rapporto di coppia.

Infine, ci domandiamo anche: e per quanto riguarda il confine tra l’amicizia e l’amore?

Anche nel mondo antico questo tema non era nettamente definito; è in effetti un confine, a ben guardare, sul piano dei sentimenti difficile da individuare. Forse la migliore definizione in questo senso è quella di Seneca, che in una lettera indirizzata al suo amico Lucilio, scrive: “L’amore è un’amicizia impazzita”.

Quel che è certo è che l’amicizia è importante nella vita di ciascuno di noi ed è – come scrive Cicerone – il sole nel nostro mondo, che riscalda le nostre gioie e illumina anche i nostri lati oscuri, non per umiliarci. ma per migliorarci.


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Nicola Montereale è nato a Trani (BA) il 1 Febbraio 1994 ed è residente ad Andria. Nel 2013 ha conseguito la maturità classica presso Liceo Classico “Carlo Troia” di Andria e nel 2018 il Baccalaureato in Sacra Teologia presso l’Istituto Teologico “Regina Apuliae” di Molfetta. Attualmente è cultore della materia teologica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano) e docente IRC presso il Liceo Scientifico e Classico “A.F. Formiggini” di Sassuolo (Mo). Ha scritto diversi articoli e contributi, tra questi la sua pubblicazione: Divinità nella storia, Dio nella vita. Attraversiamo insieme il deserto…là dove la parola muore, Vertigo Edizioni, Roma 2014. Inoltre, è autore di un saggio di ricerca, pubblicato nel 2013 e intitolato “Divinità nella Storia, Dio nella Vita”.