Amante del sapere nelle sue molteplici espressioni, il filosofo tedesco può essere definito eclettico, essendo nella sua filosofia riversate le influenze di altri pensieri

Conosciuto ai più come il filosofo del pessimismo, Arthur Schopenhauer nacque il 22 febbraio 1788 a Danzica, in Polonia. Figlio di Johanna Henriette Trosiener, famosa scrittrice di romanzi, e Heinrich Floris, banchiere, divenne orfano del padre nel 1805; si trasferì a Weimar con la madre. Viaggiò in Francia, in Inghilterra, entrò a far parte dell’Università di Göttingen, dove fu suo maestro di filosofia il filosofo Schulze; egli consigliò ad Arthur di studiare Platone e Kant. In seguito, a Berlino, nel 1811, Schopenhauer partecipò alle lezioni di Fichte, ma ne rimase colpito negativamente. Nel 1813 arrivò la laurea in filosofia, a Jena, in Germania, con una tesi “Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente”. Nel 1818 avviene la pubblicazione della sua maggiore opera: “Il mondo come volontà e rappresentazione”; l’opera, però, non ebbe successo. Nel 1820 ottenne la libera docenza. Arthur, oltre ad essere misantropo, misogino e pessimista, manifestò un tratto marcatamente antiaccademico; alle sue lezioni assistevano esigui studenti a lui fedeli oppure non assisteva nessuno. L’attenzione era prevalentemente concentrata su Hegel, il quale ebbe dissapori con Schopenhauer. Arthur ritenne Hegel un “grande ciarlatano”.

A proposito del pessimismo: molte volte, lo spirito pessimista di Schopenhauer è stato accostato a quello di Leopardi, il quale era dichiaratamente apprezzato dal filosofo tedesco. Il pessimismo di Schopenhauer consta di tre frasi: pessimismo sull’uomo, pessimismo cosmico e pessimismo metafisico. Quando si parla di pessimismo sull’uomo, ci si riferisce alla celebre citazione di Schopenhauer “La vita umana è un pendolo che oscilla tra noia e dolore”. Si tratta, forse, della più celebre citazione del filosofo tedesco: ciò che è oggetto di desiderio, ma non è raggiungibile, è fonte di dolore; quando si raggiunge ciò che si desidera, allora perviene la noia e il desiderio si sposta su altro. Da essa si evince l’influenza che l’Illuminismo ha avuto su Schopenauer. Nel pessimismo cosmico avviene un’associazione tra il dolore e il concetto di volontà; la volontà di sopravvivenza universale.

Nel pessimismo metafisico, la volontà, essendo infinita, è sofferenza poiché impossibile da esaudire. Schopenhauer fu, però, contrario al suicidio ritenuto atto di forte affermazione della volontà. Secondo il filosofo tedesco, per liberarsi dal dolore e dalla noia bisogna ricorrere alla volontà di vivere. Si parte dall’uguaglianza tra gli uomini e per ottenerla è necessario che non esista alcuna tipologia di differenziazione. Si procede con l’amore; l’amore vero, disinteressato, al quale è connessa la pietà. Infine si giunge all’ascesi, il quale primo passo è la castità, in quanto l’uomo diventa libero nel momento in cui si svincola dai propri impulsi. Nel 1831, per via della pestilenza scoppiata a Berlino, Schopenhauer, si stabilì a Francoforte sul Meno. Scelse, poi, di viaggiare a Roma e a Napoli, rifacendosi a Goethe.

Nell’anno 1845 inizia l’ascesa del filosofo. Sei anni dopo, Schopenhauer si afferma in maniera definitiva, con l’uscita della raccolta di scritti “Parerga e paralipomena”.  In origine l’opera doveva essere un completamento de “Il mondo come volontà e rappresentazione”; in realtà fu un’opera indipendente, forse più semplice per stile. Conformemente al proprio pensiero, Schopenhauer manifestò una rilevante insofferenza in merito ai contatti umani e prestò poca attenzione alle questioni politiche della sua epoca. Nonostante tardarono ad arrivare, i riconoscimenti placarono l’intransigenza di Schopenhauer: fu così che, nell’ultimo periodo della sua vita, ottenne una cerchia ristretta di “apostoli” (da lui così definiti) fidati, tra i quali c’era il compositore Richard Wagner. Arthur sarà influente anche per altre personalità importanti, come Nietzsche, Kierkegaard, Bergson, Heidegger, Mann e Freud. Arthur Schopenhauer morì per una pleurite a Francoforte, il 21 settembre 1860.

Il filosofo tedesco (personalità interessata al sapere nella sua accezione universale, attratta da materie scientifiche come matematica, chimica e anatomia) fu un animalista; difatti, alcuni celebri aforismi sono relativi al rapporto tra essere umano e animali. Il miglior compagno del filosofo tedesco nelle sue vicissitudini quotidiane era un barboncino bianco, il quale aveva un doppio nome (in riferimento alla filosofia induista): Brahman nelle occasioni più sociali, e Atman nelle “conversazioni” più personali. Arthur Schopenhauer è stato, a sua volta, rilevantemente influenzato da filosofi, esperienze e movimenti culturali.

Un riferimento per il filosofo tedesco è sicuramente stato Platone. Secondo la “Teoria delle idee eterne”, alla desolante fragilità presente nel nostro mondo non appartengono le forme eterne ed immutabili; Schopenhauer si rifece anche all’illuminista Voltaire. Da lui trasse un atteggiamento ironico e sciolto nei confronti delle credenze tramandate; il principale riferimento è stato Kant. È così che, con delle variazioni, Schopenhauer riprese il concetto di fenomeno e noumeno. Il fenomeno è apparenza, illusione (Velo di Maya). Il noumeno è ciò che è presente dietro il fenomeno e si può scoprire. Del Romanticismo il filosofo tedesco fece propria la tematica dell’infinito, alla quale è legato il tema del dolore, della musica e dell’arte. La musica era per Schopenhauer un linguaggio universale, l’unica arte in grado di poter esistere anche senza l’esistenza del globo terrestre. Per quanto riguarda la tematica religiosa, Schopenhauer è stato il primo filosofo ateo. Lui fu molto legato alla filosofia indiana (Brahmanesimo e Buddhismo): da giovane, il filosofo tedesco viaggiò in Oriente e fu positivamente colpito dalla cultura indiana, la quale presentava molti tratti in comune con la sua filosofia.  Fu così che la filosofia indiana divenne molto importante per Schopenauer; a tal proposito, sembra che parlasse con i propri ospiti delle vicende del principe Siddharta Gautama.


Fontehttps://flic.kr/p/bmsDj7
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Nato a Bari nel 2003, vive e frequenta il Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” a Bisceglie. Si definisce un amante delle materie scientifiche, pratica il calcio amatoriale e l’attività fisica e tifa per il Milan, per il quale nutre una autentica venerazione. Ama il mare e la campagna, il buon cibo e la vita all’aria aperta. Musicalmente preferisce ascoltare brani italiani, in special modo quelli di Ultimo e Tommaso Paradiso, ma ascolta anche brani stranieri, come quelli di Shawn Mendes e Bruno Mars. Non rinuncia mai ad una serata in compagnia di amici, specie se sono quelli con i quali è facile parlare di sport ma anche di altri piaceri come quelli de la bonne vie. Desidera viaggiare e visitare in particolare le città d’arte. Scrive per esternare le sue passioni.