
Come canalizzare le emozioni per costruire relazioni sane
La violenza di genere è spesso il risultato di dinamiche disfunzionali all’interno delle relazioni, dove la comunicazione è dominata da conflitti non risolti, diseguaglianze di potere e una scarsa gestione delle emozioni. La rabbia, che può essere un’emozione legittima, diventa pericolosa quando non viene espressa in modo sano. Quando i conflitti si intensificano e le emozioni non sono adeguatamente gestite, il rischio che una discussione degeneri in violenza fisica o psicologica aumenta notevolmente. Durante una delle presentazione del mio ultimo libro «Di un’altra voce sarà la paura», nella biblioteca Comunale di Toscanella di Dozza, insieme a Serena Malavolti, fondatrice dell’Associazione di Volontariato per la Cultura a Dozza e ai partecipanti, abbiamo riflettuto sulla gestione della rabbia all’interno delle dinamiche di potere, che possono stabilirsi all’interno di una relazione di coppia, come i conflitti possono amplificare la rabbia, soprattutto se uno dei partner (spesso il più dominante) tenta di esercitare controllo sull’altro. In quell’occasione, dopo le domande che mi hanno rivolto, ho parlato di comunicazione negativa, di come l’uso di insulti, minacce o aggressività verbale, può essere un preludio alla violenza fisica, mentre la mancanza di dialogo e di ascolto reciproco rafforza il ciclo di violenza.
Devo aggiungere che quando i conflitti si intensificano e il tono della discussione si alza, le emozioni possono diventare difficili da controllare, con il rischio che la conversazione sfoci in violenza. Tuttavia, ci sono numerosi metodi e approcci, che possono essere adottati per indirizzare la comunicazione verso esiti positivi, evitando che la rabbia e l’intensità emotiva prendano il sopravvento. La consapevolezza della prossemica, delle microespressioni facciali, della comunicazione paraverbale e l’uso di frasi pacificanti sono strumenti fondamentali. Inoltre, alcune tecniche sociologiche e persino l’uso della poesia come strumento terapeutico possono giocare un ruolo cruciale nella prevenzione della violenza e nell’alleggerimento dei conflitti. È anche vero che quando i conflitti si intensificano e il tono della discussione si alza, le emozioni possono diventare difficili da controllare, con il rischio che la conversazione sfoci in violenza. Tuttavia, ci sono numerosi metodi e approcci che possono essere adottati per indirizzare la comunicazione verso esiti positivi.
Spesso l’arte e la cultura possono essere potenti strumenti per contrastare la violenza e mi sento di dire che la poesia non è solo un’arte, ma è anche un potente strumento di espressione emotiva e risoluzione pacifica dei conflitti. Quando le emozioni sono in conflitto, l’uso della poesia può servire da veicolo per la riflessione e l’elaborazione di sentimenti complessi, senza sfociare nella violenza. Scrivere o leggere poesie può diventare un atto di rilassamento emotivo che aiuta a ridurre la tensione e a ri-orientare la conversazione su un piano più pacifico. In ogni caso la poesia da sola non può sostenere la complessità delle relazioni. Ci sono, oltre alla poesia, tecniche di comunicazione, che ci possono venire in aiuto: una di queste è il rinforzo positivo, che gioca un ruolo chiave. Infatti, lodare i comportamenti pacifici e premiare la cooperazione rinforza i comportamenti non violenti e incentiva la ricerca di soluzioni conciliatorie. Le teorie dell’influenza sociale suggeriscono che il comportamento di un individuo è fortemente influenzato dal contesto sociale e dalle persone che lo circondano. Creare un ambiente sociale, che valorizzi la calma e l’ascolto, può ridurre l’incidenza di conflitti violenti.
A questo proposito anche la comunicazione riflessiva è fondamentale. Questo tipo di comunicazione dà risalto all’approccio in cui le persone si prendono un momento per riflettere su ciò che stanno per dire prima di rispondere. In situazioni conflittuali, questo tipo di comunicazione è cruciale perché permette di ridurre la reattività emotiva e di rifocalizzare la discussione su una comprensione reciproca, piuttosto che sulla difesa o sull’attacco. Le frasi riflessive hanno il potere di disinnescare situazioni di tensione e di prevenire l’escalation verso forme più gravi di violenza. Queste frasi sono pensate per promuovere l’ascolto attivo, il rispetto e il riconoscimento dei sentimenti dell’altro. Non si tratta di minimizzare o negare la rabbia, ma di usarla come un’opportunità per costruire una comunicazione più positiva e sana. Tra le possibili frasi che possono essere utili, come esempio, mi sento di suggerire le seguenti: “Capisco che sei arrabbiato/a, ma non voglio che questa discussione diventi qualcosa che ci ferisca.” “Mi rendo conto che stiamo entrambi vivendo una situazione difficile, ma cerchiamo di affrontarla in modo costruttivo.” “Non è il momento di alzare la voce, dobbiamo parlare senza attaccarci a vicenda.” “Sono arrabbiato/a anch’io, ma non voglio ferire te. Parliamone.” “Vediamo se possiamo risolvere questa situazione senza farci male. Cosa possiamo fare insieme?”. “Ti ascolto e cercherò di capire meglio cosa ti ha fatto arrabbiare. Poi possiamo parlare di come risolvere il problema”. Come vedete, spesso le frasi invitano a concentrarsi sulla soluzione condivisa, piuttosto che alimentare la rabbia e l’accusa, oppure si dichiara la propria vulnerabilità dimostrando empatia e invitando l’altra persona a un dialogo più rispettoso, si propone una soluzione congiunta, invitando l’altro a essere parte attiva. È importante il riconoscimento dei sentimenti dell’altro e un invito all’ascolto reciproco, che facilita la comprensione e la cooperazione. La comunicazione positiva implica non solo l’uso di frasi pacificanti, ma anche un cambiamento complessivo nel modo di relazionarsi.
Quando una relazione è costruita sulla base di un dialogo aperto, sincero e rispettoso, è più facile evitare che i conflitti degenerino in violenza. La chiave è passare da una comunicazione aggressiva (caratterizzata da urla, insulti o minacce) a una comunicazione assertiva ed empatica, in cui entrambe le parti si sentano ascoltate e rispettate. Una comunicazione positiva implica anche la capacità di gestire la propria rabbia in modo non distruttivo. La consapevolezza delle proprie emozioni e l’abilità di esprimerle in modo sano, sono competenze fondamentali per prevenire la violenza. Infine, l’ascolto attivo è un altro strumento fondamentale nella gestione dei conflitti. Quando due persone si ascoltano senza interruzioni, senza giudicare o rispondere immediatamente, c’è una maggiore possibilità di trovare un terreno comune e risolvere i disaccordi in modo pacifico. Il rispetto reciproco e la volontà di comprendere l’altro, sono essenziali per evitare che la comunicazione si trasformi in una battaglia di potere, che spesso porta alla violenza.
Bisogna concludere, dicendo che purtroppo la prevenzione della violenza di genere non dipende solo dall’abilità individuale di gestire i conflitti, ma anche dai meccanismi sociologici, che influenzano le dinamiche di relazione, la cultura patriarcale, che spesso glorifica l’aggressività e il controllo. Quindi entrano in gioco altri meccanismi, che la generano e la perpetuano. Pertanto la chiave del cambiamento risiede nel costruire una cultura del dialogo, dell’empatia e del rispetto, che permette di fermare il ciclo di violenza prima che inizi.