“è più facile pensare ad una

cattedra dei non credenti

che ad una cattedra dei poveri”

(E. Bianchi)

La parola ai poveri è il titolo di un libro riedito scorso mese di ottobre, che raccoglie alcuni testi di Don Primo Mazzolari, pubblicati sul quindicinale Adesso negli anni tra il 1949 e il 1957. La raccolta e la presentazione è a cura di Padre Leonardo Sapienza, Reggente della Prefettura della Casa Pontificia. Il testo si apre con un autografo di Papa Francesco.

Chi è stato don Primo Mazzolari. Nato nel 1890 è morto nel 1959, fu ordinato sacerdote nel 1912 ed è stato uno scrittore e partigiano. Attirò l’attenzione della società civile e della comunità ecclesiale con le sue prediche e i suoi scritti, tanto da subire misure disciplinari da parte delle autorità ecclesiastiche.

Il Papa scrive nel suo autografo: “Ci farà bene leggere e meditare queste pagine molto attuali di don Primo Mazzolari, sacerdote coraggioso. Lui ci ricorda che i poveri sono la vera ricchezza della Chiesa, i poveri sono l’unica salvezza del mondo!”.

“Non possiedo niente. La roba non mi ha fatto gola e tanto meno occupato. Non ho risparmi, se non quel poco che potrà sì o no bastare alle spese dei funerali che desidero semplicissimi, secondo il mio gusto e l’abitudine della mia casa e della mia chiesa. Non ho niente e sono contento di non avere niente da darvi”: don Mazzolari scriveva così nel suo Testamento. Infatti, era nato in una famiglia povera e vissuto sempre tra poveri, a cominciare dagli scopai di Cicognara, dove aveva iniziato il suo ministero sacerdotale.

“Poveri e ‘lontani’ divennero le due passioni umane e cristiane di tutta la sua vita”, scrive Padre Sapienza: “…e il suo non fu solo un sentimento, diventò azione, per i poveri, per i sofferenti, per gli ‘ultimi’, per i reduci delle due guerre mondiali, per i contadini. Per lui, Dio non era un pretesto per amare i poveri, ma erano piuttosto i poveri una possibilità per amare Dio”.

Su Adesso, il quindicinale da lui fondato, Mazzolari aveva una rubrica con il titolo: “La parola ai poveri”. Padre Sapienza annota: “Era cosciente che parlare dei poveri è un discorso poco interessante. Parlare ai poveri era assai comodo. Parlare in nome dei poveri è un discorso ambìto da molti. Dare la parola ai poveri è un’altra cosa. E così presenta pagine semplici e vive, rapide e audaci: non retoriche, non idilliche, non patetiche, non pacifiche”.

Il curatore del testo nella sua presentazione scrive: “Un mese prima di morire, don Primo consegnò all’editrice La Locusta una raccolta di quegli scritti, che fu pubblicata nel 1960 con il titolo La parola ai poveri. Questi testi vengono riportati in questo volume, insieme ad altri non presenti nelle prime edizioni. Nella presentazione della prima edizione l’editore annotava: – ‘Sono pagine che non piaceranno a molti cattolici d’oggi’ -. E certamente anche oggi più di qualcuno troverà da ridire davanti ad alcune affermazioni di don Primo”; padre Sapienza continua sottolineando la singolare “convergenza di vedute tra quanto scriveva ieri don Mazzolari e quanto annuncia oggi Papa Francesco”. Un esempio tra i tanti: “I destini del mondo si maturano in periferia”, scriveva don Mazzolari; “la realtà insieme si capisce non dal centro, ma dalle periferie. Si capisce meglio”, diceva Papa Francesco visitando una parrocchia della periferia romana, poco dopo la sua elezione”.

C’è un’amara e triste constatazione da parte del curatore: “Per quanto riguarda la povertà e i poveri, sembra che nulla sia cambiato dai tempi di don Mazzolari ai nostri. Vari Rapporti della Caritas informano che ‘esplode la povertà e il welfare arranca’. ‘Italiani sempre più poveri: otto milioni i poveri nel nostro Paese’. E oggi, poi, si aggiunge il dramma dei profughi che sbarcano sulle nostre coste. È per questo che, ancora recentemente, Papa Francesco ha affermato: ‘I poveri sono la proposta forte che Dio fa alla Chiesa affinché cresca nell’amore e nella fedeltà’ ”.

Don Primo Mazzolari per l’amore ai suoi poveri, combatte la sua battaglia per una Chiesa povera e per i poveri; nei suoi scritti incoraggia a quella “rivoluzione cristiana” che “vede nel povero il fratello”, perché come lui stesso affermava “i ricchi possono trovare posto in una Chiesa povera e di poveri, mentre i poveri non possono trovare posto in una Chiesa ricca e di ricchi. Il povero è Gesù… Chi ha poca carità vede pochi poveri; chi ha molta carità vede molti poveri; chi non ha nessuna carità non vede nessuno”.

Mazzolari sosteneva e credeva in una verità essenziale, che la Chiesa per essere credibile, affascinante, attraente, interessante, degna di rispetto, di ascolto, di considerazione ha una condizione fondamentale e vitale a cui non può rinunciare e dimenticare: la povertà e la sobrietà.


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So che tutto ha un senso. Nulla succede per caso. Tutto è dono. L'umanità è meravigliosa ne sono profondamente innamorato. Ciò che mi spaventa e mi scandalizza, non è la debolezza umana, i suoi limiti o i suoi peccati, ma la disumanità. Quando l'essere umano diventa disumano non è capace di provare pietà, compassione, condivisione, solidarietà.... diventa indifferente e l'indifferenza è un mostro che annienta tutto e tutti. Sono solo un uomo preso tra gli uomini, un sacerdote. Cerco di vivere per ridare dignità e giustizia a me stesso e ai miei fratelli, non importa quale sia il colore della loro pelle, la loro fede, la loro cultura. Credo fortemente che non si dia pace senza giustizia, ma anche che non c'è verità se non nell'amore: ed è questa la mia speranza.