Laureata in Biotecnologie Mediche e Medicina Molecolare e dottore di ricerca in Trapianti di tessuti ed Organi e Terapie Cellulari, del Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti d’Organo dell’Università degli Studi di Bari “A.Moro”, l’andriese Stefania Porro ha partecipato, fino allo scorso 20 settembre, al Congresso sulla Diabetologia di Barcellona, presentando ricerche e studi riguardanti un argomento tanto comune quanto delicato, e condividendo con Odysseo i risultati di un lavoro che, pur partendo da lontano, è ancora in fieri:

Ciao Stefania. Per chi, come il Sottoscritto, non è avvezzo ad un linguaggio scientifico specifico, puoi spiegarci cosa si intenda per cellule adipose?

La cellula adiposa o adipocita è l’unità morfologico-funzionale del tessuto adiposo, capace di sintetizzare i lipidi a partire dai carboidrati ed accumulare i grassi provenienti dalla dieta, per cederli nel momento in cui il nostro organismo ha bisogno di energia. Oltre agli adipociti, nel tessuto adiposo sono state identificate cellule staminali multipotenti, conosciute come ASCs (Adipose tissue-derived Stem Cells), che differenziandosi in adipociti maturi, possiedono la capacità di rigenerare fisiologicamente il tessuto stesso. La differenza tra i soggetti non obesi ed obesi sta nel fatto che, in questi ultimi si riscontra una maggiore capacità differenziativa delle cellule staminali, con aumento della sintesi di nuovi adipociti per anno. Il mio gruppo di ricerca della sezione di Medicina Interna, Endocrinologia, Andrologia e Malattie Metaboliche, del Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti di Organi, diretto dal Prof. Francesco Giorgino, con la coordinazione del Prof. Sebastio Perrini, ha messo a punto un protocollo di isolamento e differenziamento delle cellule staminali adipose e sviluppato strategie sperimentali per lo studio dei meccanismi genetici e molecolari attraverso i quali queste cellule favoriscono l’espansione del tessuto adiposo.

L’obiettivo della tua ricerca, presentata assieme ad altri 19 studiosi, al Congresso di Barcellona, è limitare il rischio di espansione del tessuto adiposo viscerale, ovvero il deposito grasso localizzato attorno agli organi vitali. Al fine di scongiurare tale eventualità, quanto è necessario prestare attenzione ad un meccanismo di prevenzione che monitori l’insorgere di malattie quali il diabete?

Come hai ben detto, l’aumento del rischio di insorgenza di malattie metaboliche e cardiovascolari in soggetti sovrappeso ed obesi è determinato soprattutto dall’aumento del tessuto adiposo viscerale. La tendenza al sovrappeso e all’obesità sta raggiungendo numeri da record nei Paesi occidentali: il 24% dei bambini ed adolescenti italiani risulta sovrappeso e la situazione tende a peggiorare tra gli adulti, dove quasi un adulto su due risulta sovrappeso o addirittura obeso. Sotto accusa sono gli scorretti stili di vita: alimentazione irregolare, merende ipercaloriche, utilizzo di computer e videogames, alterazione del ritmo del sonno e poca attività fisica. Pertanto, sarebbe necessaria una seria campagna di prevenzione, che educhi fin da giovani ad adottare stili di vita più sani.

Che differenza c’è fra il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2?

Il diabete di tipo 1 è una malattia cronica, in cui il pancreas non è più in grado di produrre insulina, ormone che regola l’utilizzo di glucosio da parte delle cellule. La mancanza o la scarsità di insulina, quindi, non consente al corpo di utilizzare gli zuccheri introdotti attraverso l’alimentazione che aumentano così nel sangue (condizione di iperglicemia). Il diabete di tipo 1 si manifesta prevalentemente in età adolescenziale, ma non sono rari casi di insorgenza nell’età adulta. Il diabete di tipo 2, tipico dell’età adulta, è caratterizzato da un duplice difetto: (i) non viene prodotta una quantità sufficiente di insulina per soddisfare le necessità dell’organismo (deficit di secrezione di insulina), oppure l’insulina prodotta non agisce in maniera soddisfacente (insulino-resistenza). L’insulino-resistenza rappresenta l’incapacità da parte delle cellule dei tessuti periferici (in particolare muscoli e tessuto adiposo) di rispondere all’azione dell’insulina; come conseguenza di questa ridotta sensibilità dei tessuti all’azione dell’insulina, il glucosio trova difficoltà ad entrare nelle cellule e inizia ad accumularsi nel sangue. La resistenza insulinica dipende principalmente dall’eccesso di peso, che causa il rilascio da parte del tessuto adiposo di mediatori cellulari pro-infiammatori in grado di inficiare l’azione insulinica a livello degli organi periferici. Per tale ragione, l’obesità viene considerata il principale fattore di rischio per il diabete di tipo 2 e per le stesse ragioni la perdita di peso ne rappresenta la prima terapia. Anche l’età gioca il suo ruolo nell’insorgenza di questa forma di diabete, infatti l’invecchiamento si riflette sulla funzionalità di tutti gli organi: sul pancreas che non riesce più a rispondere alla richiesta di insulina e sugli organi periferici che diventano resistenti alla sua azione fisiologica.

Esiste una reale correlazione fra alimentazione ed elevati livelli di glucosio nel sangue o, ad esempio, il fatto di non mangiare dolci rientra nella retorica dei luoghi comuni di una stereotipata dieta “fai da te”?

Il mio percorso di studi, compresa la fase di formazione in laboratorio di ricerca, non ha previsto approfondimenti sulla tematica della nutrizione; ma è acclarato che l’alimentazione ha un importante impatto sui livelli di glucosio nel sangue. Ci sono alimenti, che più di altri, determinano l’aumento della di glicemia come per esempio i carboidrati rispetto alle altre sostanze nutritive, quali proteine e grassi. Sarebbe più opportuno che a risponderti a questa domanda fosse un nutrizionista.

Progetti futuri?

La ricerca scientifica richiede passione, dedizione e tanto tanto studio ed io mi impegno molto per raggiungere risultati che siano soddisfacenti nella maggior parte dei casi. Purtroppo però, l’Università è un posto per pochi e non si può essere precari a vita. Quest’anno mi specializzerò in patologia clinica e biochimica clinica, specializzazione che mi consentirà di poter partecipare ai concorsi pubblici per dirigenti biologi indetti dalle ASL…..io ci spero!


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.