
Il transformismo di Kurz viene considerato innovativo e pregno di rottamato arrivismo, quello di un uomo nuovo al comando di una corrente incastrata dentro isolate campane di mancata emancipazione, teoricamente alla base di un’Europa unita.
L’Austria pare aver scelto. Ha scelto Sebastian Kurz come nuovo Cancelliere, successore di Kern alla guida di un Paese dalle mille contraddizioni. Il leader dell’OVP, infatti, ex Ministro degli Esteri, ha sbaragliato la concorrenza di Heinz Christian Strache, strappando consensi ad una destra portata fino agli estremismi del becero populismo, la macchia sociale che dilaga nella nuova Germania e che avvicina l’Austria al cosiddetto “gruppo Visegrad” di cui fanno parte la Slovacchia, la Repubblica Ceca e l’Ungheria di Orban, da sempre recalcitranti a politiche di integrazione, chiusi nell’effimera apertura oltranzista di posizioni radicali, radicate lungo impudici muri di disumanità.
Attivo nel suo partito dal 2003, Kurz svolse, nel 2011, con fermezza e determinazione, il ruolo di Sottosegretario agli Interni con delega all’Immigrazione, cercando di favorire l’accoglienza dei rifugiati mettendo a loro disposizione tutti gli strumenti necessari alla conoscenza della lingua tedesca.
Il brusco e repentino cambio ideologico di rotta è dovuto, secondo gli esperti, all’inimicizia territoriale con Angela Merkel, livore constatato dal blocco dei flussi migratori sulla “rotta balcanica”.
Il transformismo di Kurz viene considerato innovativo e pregno di rottamato arrivismo, quello di un uomo nuovo al comando di una corrente incastrata dentro isolate campane di mancata emancipazione, teoricamente alla base di un’Europa unita.