DI ANTONELLA DIACONO
Quanto conta nella vita essere se stessi? Tanto quanto basta per leggere tra le righe del cuore e cominciare ad ascoltare le parole vaganti e spumeggianti come il mare. Se c’è burrasca, c’è tempesta; se invece tutto fila liscio come l’olio, la vita si riempie di colori e di mare.
“Io sono come il mare” è il libro edito da Poiesis Editrice e scritto da Antonella Diacono, che ha scelto di volare via troppo presto a soli 14 anni da un mondo che non smetteva mai di parlare. Personalità riflessiva, occhi cangianti e capelli castani, innamorata della filosofia, del fantasy e della pizza, scrittrice su wattpad.
Antonella era una rosa bianca che doveva ancora sbocciare, ferita dall’ignoranza, dalla cattiveria dell’uomo e patriottica fino in fondo.
“Rimarranno soli i miei pensieri” scriveva “il peso dell’essere viva mi si riversa nelle ossa e mi strizza il cervello come una spugna”
La vita nascosta negli angoli più reconditi del proprio essere genera maschere vuote dietro cui non c’è nulla, né gioia, né dolore, solo profonda consapevolezza di un malessere che distrugge giorno dopo giorno.
Eppure Antonella aveva tanto da raccontare, tanto da insegnare ai suoi coetanei, a noi adulti, al mondo in corsa troppo impegnato a far rumore. Tra sé e i suoi personaggi poneva una distanza sostanziale: loro erano intelligenti, forti, teneri, con qualità da ammirare; lei si riteneva non atletica, non simpatica, non bella, “strana” come la definivano i compagni perché non usava musical.ly, perché non si apriva e stava sempre da sola, perché amava il silenzio.
“Perché sono una sagoma di sfondo nelle vite degli altri, ma soprattutto della mia”
Quand’è che i sogni sono sufficienti a tenere in piedi tutto quel che resta?
Come cogliere l’urlo che si ammucchia ad altri frammenti e non gonfiare una bugia di parole non dette?
Antonella voleva star bene, voleva essere felice, voleva andare contro i pregiudizi “perché ciò che gli altri pensano di noi si attacca come una seconda pelle”.
Quanta saggezza per la sua giovane età, quanta profondità e quanto coraggio per non sentirsi la sfigata di turno!
Antonella aveva sogni grandi e desideri grandi: sognava di non lasciare mai l’Italia, il suo stupendo paese e di entrare in politica per estirpare i problemi alla radice.
Animo raffinato il suo, mai banale, mai scontato ma capace di perseguire obiettivi importanti.
Il suo migliore amico era un pupazzo che si portava dietro da quando era bambina fra memorie di storie di notti senza stelle, di contrasti tra l’Oscurità e la Luce e di parole a volte affievolite.
Il tempo non ha un copione prestabilito, eppure accade di dover recitare parti sempre più difficili da sostenere, tentando di chiudere i mostri nel sottosuolo e di vedere le stelle brillare per salvarsi dai singhiozzi.
Antonella annaspava nella sua depressione, nel dolore grigio. La solitudine uccide, accorcia la speranza, sgrazia i sorrisi, scalza verso l’inferno, verso il buio tangibile e spaventoso.
Il 28 novembre 2017, due ore prima di morire, Antonella annuncia la sua terribile stanchezza, il suo addio salutando le persone più care e il suo Bussi, il suo amato pupazzo.
Nelle ultime pagine del libro il papà Domenico con immensa tenerezza evidenzia anche il suo lato felice: Antonella amava le storie, il teatro tanto da seguire corsi di recitazione, i musei, la giustizia, il mare.
I genitori hanno fondato un’associazione di volontariato “Anto Paninabella OdV” perché i suoi pensieri e la sua storia siano di aiuto a chi vive un momento di sofferenza. Tre i pilastri fondamentali estrapolati dai pensieri di Antonella:
- Andate contro i pregiudizi: la lotta all’indifferenza, all’esclusione per imparare a prendersi cura degli altri andando oltre le apparenze.
- Non siete i soli a soffrire: la lotta contro la vergogna del proprio dolore interiore, prendersi cura di se stessi significa accettare che questo dolore può esistere e parlarne.
- Il dolore non è contagioso: sensibilizzare i docenti e i genitori sulle tematiche relative alla depressione giovanile e al disagio in generale.
Come lettrice, docente e mamma, sento di dover ringraziare Antonella perché questo suo scritto spalanca finestre su quanto un’anima così sensibile possa sentirsi lacerata e smembrata.
Hai ragione tu, cara! Il dolore non è mai contagioso, esige attenzione e condivisione; eppure i tuoi slanci destano stupore, invitano a guardare con occhi puliti il prossimo amandolo di un amore incondizionato.
Sicuramente da lassù vedi che molti stanno facendo tesoro di quelle parole che credevi nessuno avrebbe letto.
Non sei passata invano, ora la tua rosa bianca è davvero germogliata!