
Sembra che le parole di cui abbiamo ancora bisogno siano state già scritte e pronunciate. Non sono riuscito ad augurare un buon 25 aprile a cuore leggero. L’ho fatto solo sapendo che soprattutto la Democrazia ha bisogno di ricordare e imparare. La Democrazia (dal greco antico: δῆμος, démos, “popolo” e κράτος, krátos, “potere”) è il Popolo che la amministra e il Popolo siamo noi.
Sono un giornalista che a volte muove solo aria, l’ho già detto e scritto. Una delle più eque Democrazie, la prima, millenni fa ha condannato a morte colui che oggi è l’idolo della filosofia mondiale: Socrate. Una delle peggiori Democrazie, non ha imparato granché dal passato, oggi sta a guardare il suo popolo che sceglie senza meritocrazia i propri legislatori che non si preoccupano dei poveri, ancora ci sono tra noi nonostante gli smartphone di nicchia comprati a rate, e protegge i ricchi. Il krátos (il potere) ha il cuore duro e gli abiti firmati.
Una festa ha celebrato la Liberazione con sobrietà perché c’era il funerale di un uomo buono e giusto che era anche il Papa di milioni di cristiani. Non mi è piaciuto vedere tutti quegli uomini di Chiesa nei loro abiti cerimoniali, quel bianco e rosso da nobiltà decaduta. Non è la mia Chiesa, a chi ha fede non serve una Istituzione e un luogo in cui pregare e cercare delle risposte. In un Vangelo aprocrifo ovvero ritenuto non autentico dalla Chiesa, però bellissimo, è scritto: Spacca un pezzo di legno e io ci sarò, solleva una pietra e lì mi troverai.
Se fossi stato Papa sarei andato a sdraiarmi sull’asfalto al confine tra la Russia e l’Ucraina, magari non l’avrebbero cominciata una guerra. Papa Francesco ha scelto di indossare le sue scarpe consumate nere che usava ogni giorno. Mi ha commosso questo particolare perché è il vero testamento di un essere umano perbene che ha lasciato alla sua Chiesa e ai credenti solo il suo cuore.
A pensarci. Il nostro Paese non ha protetto chi avremmo dovuto. Pasolini. Non ha esaudito le preghiere di Aldo Moro. Non ha coperto il puzzo di merda che sentiva Peppino Impastato nella sua Sicilia. Non ha fermato le mani che hanno poggiato gli ordigni esplosivi. Livatino. Falcone. Borsellino. Ora mi perdo nella memoria di tanto nulla che inghiotte la vita. Dimentico i nomi. Ce ne sono altri. E penso che nessuno ci abbia mai liberati se non da una tirannia. Sopravviviamo con l’intelligenza e la cultura che il mondo ci invidia. Troppi cadaveri coperti da lenzuoli. Troppe targhe commemorative. Troppi cimiteri. Abbiamo più reati che popolazione e in un Paese civile non accadrebbe. Si impedisce non si impara dal dolore. Fascisti e Comunisti, Gerarchi e Partigiani, chi più chi meno tutti con la coscienza sporca. La guerra ha armato soldati e civili, le armi hanno dato coraggio a vigliacchi e giusti. Abbiamo perseguitato, ferito e ucciso perché potevamo farlo. Abbiamo condonato. Amnistiato e graziato. E stiamo a guardare ieri come oggi. Un giorno ce lo diranno e lo capiremo che siamo liberi senza libertà. La guerra è finita nelle nostre case. Non altrove. Impariamo dalla vita di un uomo come Papa Francesco.