Capire per comunicare, capire per legiferare, capire per curare

Viviamo nell’era tecnologica e digitale dove reperire informazioni in modo facile e veloce può rappresentare senz’altro una grande opportunità per conoscere e documentarsi; ma spesso l’utilizzo errato del web porta anche a dei pericolosi rischi. Navigare in rete senza il giusto senso critico è come avventurarsi in mare aperto con una piccola imbarcazione e senza salvagente: ci esponiamo ad un esito incerto e spesso pericoloso.

Uno dei pericoli a cui molti utenti incappano nel loro girovagare per la rete è la disinformazione, soprattutto quella medica e scientifica; la costruzione cioè di notizie false costruite ad arte, le famose bufale o fake news, che rappresentano un vero e proprio pericolo per la salute degli utenti, i quali, in assenza di un adeguato senso critico, finiscono per rimanere vittime della loro stessa ignoranza.

Molecole miracolose, cure fasulle contro il cancro, allarmismi fantasiosi, memoria dell’acqua; in pratica ce n’è per tutti e per tutti i gusti. Alcune notizie fasulle hanno vita breve perché sono talmente false che finanche ad uno sprovveduto e credulone seriale nasce il dubbio sulla loro veridicità. Altre invece sono dure a morire e ogni tanto ricompaiono e vengono rilanciate migliaia di volte in rete e sui social network tanto da annubilare la mente dell’utente che le accetta come vere.

E’ il caso per esempio delle scie chimiche, prodotte, secondo i complottisti, da misteriosi aeroplani che disperdono nell’atmosfera il loro carico di sostanze nocive. In pratica, i fabbricatori di scie chimiche, alias governi di mezzo mondo, CIA e multinazionali, spruzzerebbero, grazie a speciali veicoli con le ali (gli aerei), agenti chimici e biologici allo scopo di modificare il clima, diffondere malattie e addirittura modificare le opinioni delle persone. Ci sarebbe da aver paura se non fosse che le “famose scie chimiche” non sono altro che vapore acqueo condensato. Il complotto quindi è di chi ha costruito la bufala e di chi inconsapevolmente o con caparbia determinazione ha deciso di usarla per fare disinformazione.

Un’altra bufala rilanciata recentemente dai cosiddetti no vax, quelli cioè che sono contro i vaccini, è che i vaccini causano autismo. Una colossale menzogna, costruita a tavolino dal chirurgo gastroenterologo inglese Andrew Wakefield per gettare discredito sulla vaccinazione trivalente e piazzare sul mercato il proprio prodotto. Si scoprì anche che Wakefield aveva ricevuto 435.000 sterline dagli avvocati di alcuni genitori, che fraudolentemente volevano ottenere un risarcimento per la malattia dei figli, attribuendola al vaccino. Andrew Wakefield è stato poi radiato dall’ordine dei medici e la rivista scientifica Lancet ritirò la pubblicazione perché basata su dati falsi. Non c’è un solo dato scientifico quindi che dimostri una correlazione diretta tra l’uso dei vaccini e l’autismo. Capita anche che la politica non aiuti a fare chiarezza e spesso cavalchi una certa protesta e/o infondate preoccupazioni, creando cortocircuiti comunicativi e legislativi. E’ il caso dell’emendamento al milleproroghe approvato venerdì 3 agosto 2018 al Senato che stabiliva il “Rinvio di un anno l’introduzione dell’obbligo di vaccinazione per i bambini per essere ammessi alle scuole d’infanzia”. Molte sono state le esternazioni, a volte alquanto bizzarre, dei politici e decisori su questo tema. Tra i tanti allarmismi, quello sulla tossicità degli additivi (metalli pesanti) presenti nei vaccini, lanciata poco tempo fa dal senatore D’Anna, nonché presidente dell’ordine dei biologi. Lascia sgomenti che un rappresentante onorevole del mondo scientifico parli senza sapere che per esempio la percentuale di mercurio utilizzata per la preparazione dei vaccini è dell’ordine di 10 microgrammi per litro, quindi un centesimo di microgrammo in una dose vaccinale e mille volte inferiore alla dose giornaliera ritenuta non pericolosa per la salute umana, e che tracce di metalli presenti nei vaccini ce ne sono quanto nell’acqua che beviamo. Inoltre il presidente dell’ordine dei biologi parla di “DNA estraneo nei vaccini” come se ci dovessimo spaventare del DNA “estraneo” quando invece ne mangiamo di vegetale e animale e persino lo iniettiamo in alcune straordinarie attuali terapie geniche che salvano tanti bambini. Fortunatamente, grazie anche alle proteste e perplessità avanzate dalla comunità scientifica, da molti dirigenti scolastici e da altri esponenti della politica, la maggioranza di governo ha fatto dietrofront per cui resta in vigore l’obbligo di vaccinarsi per entrare a scuola.

E’ sempre una buona notizia quando la ragione e il buon senso prevale sul senso comune, anche perché virus e batteri non hanno colore politico e infettano senza chiedere il consenso.

Un’altra bufala lanciata sul web è quella costruita dalla blogger australiana Belle Gibson che ha raccontato di essere guarita da un tumore al cervello grazie alla dieta vegetariana. La costruzione della bufala, corredata dalla vendita del suo libro “The Whole Pantry”, le fece guadagnare 500.000 dollari. Non solo la dieta vegetariana non cura alcun tumore, ma si scoprì che la blogger era perfettamente sana, senza alcun tumore. Per la sua truffa, la corte di giustizia dello stato di Victoria l’ha condannata con una multa di 410.000 dollari.

La bufala più colossale è quella della “memoria dell’acqua”. Secondo il padre di questa “invenzione”, il biochimico francese Jacques Benveniste, l’acqua conserva il “ricordo” delle sostanze con cui è venuta in contatto. Questa clamorosa scoperta (??) venne pubblicata nel 1988 sulla prestigiosa rivista scientifica Nature e sembrava essere l’anello mancante tra omeopatia e scienza. L’entusiasmo tuttavia durò poco, in quanto la rivista su cui era stato pubblicato lo studio del gruppo di Benveniste, istituì una commissione di esperti per controllare e riprodurre gli esperimenti di Benveniste. La commissione di esperti della rivista Nature confutò completamente come errore metodologico tutto l’esperimento e nessuno fu più in grado di ottenere e riprodurre i risultati precedentemente pubblicati dal gruppo di Benveniste. L’omeopatia non ha nulla di scientifico, tanto che negli Stati Uniti, la Federal Trade Commission, un’agenzia governativa a tutela del consumatore, ha stabilito che le confezioni dei prodotti omeopatici devono chiaramente indicare: (1) che non esiste alcuna evidenza scientifica di efficacia terapeutica e che (2) quanto indicato nei prodotti omeopatici è basato solo su teorie di fine 1700 rifiutate della medicina moderna.

Proviamo a fare un esperimento mentale: comprate un’ottima bottiglia di vino rosso d’annata, prendete un millilitro di quell’ottimo nettare e diluitelo in acqua centinaia di migliaia di volte; ora bevetelo. Sentite ancora il sapore del vino? Pensate ancora di potervi ubriacare bevendo una decina di bottiglie della milionesima diluizione? Comprereste la milionesima diluizione di quell’ottimo vino pagandola come la bottiglia “originale”??

Alexa Ray Joel, figlia del cantante Billy Joel, l’esperimento di un eccesso di prodotto omeopatico lo ha fatto per davvero. La ragazza, a causa probabilmente di una depressione per essere stata lasciata dal fidanzato e per problemi familiari, annunciò alla sua compagna di stanza di volersi suicidare. Ingerì così una massiccia dose di un medicinale, si sdraiò sul letto, aspettando la fine. La sua coinquilina chiamò subito i soccorsi; il personale sanitario dopo aver visitato Alexa Ray, con somma sorpresa, accertò l’ottima salute della paziente e, esaminando il flacone di pillole che Alexa aveva svuotato, scoprirono che si trattava di un antistaminico omeopatico. Forse questo è il primo caso in cui l’omeopatia ha salvato veramente la vita di una persona che voleva suicidarsi e che per sua fortuna per farlo aveva scelto un prodotto omeopatico, cioè acqua fresca!

Un altro caso drammatico di disinformazione e cortocircuito tra pratica medica, conflitti giuridici e impotenza della politica è stato il cosiddetto “metodo Stamina”, secondo cui potevano essere curate gravi forme di patologie neurodegenerative infondendo cellule staminali mesenchimali, che di “mestiere” formano osso, cartilagine e grasso e che invece “miracolosamente” dovevano formare neuroni. A fare disinformazione e addirittura diventare cassa di risonanza di un metodo inefficace e pericoloso, sono stati anche alcuni mezzi di informazione e programmi televisivi come “Le iene”. Questa trasmissione ha inoltre propagandato “cure naturali” contro il cancro, raccontando le fantomatiche proprietà “antitumorali” del “veleno di scorpione”, estratto da un allevatore cubano di scorpioni”. La pericolosa illusione circa il “presunto” metodo Stamina era emersa in maniera chiara dall’inchiesta del procuratore Raffaele Guariniello, il quale, a chiusura delle indagini sul metodo Stamina, ha chiaramente deliberato che la “cura” proposta dal metodo Stamina non solo è inutile, ma può persino risultare dannosa per i pazienti. Infine, la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato che “il valore terapeutico del metodo Stamina non è stato provato scientificamente”, ammettendo di fatto l’inefficacia e il potenziale pericolo del metodo stesso. Non c’è niente di terapeutico quindi in questo macabro gioco che alcuni compiono su bambini. Davide Vannoni, il “padre” del contestato metodo Stamina, è stato poi arrestato dalla magistratura di Torino per aver proseguito all’estero le cure dichiarate completamente inefficaci e che già gli erano costate una condanna in Italia e il divieto assoluto di proseguirne la pratica.

In questi giorni circola nuovamente in rete e tra i social network una bufala secondo cui è in atto un complotto, da parte di multinazionali del farmaco, per bloccare l’utilizzo di una molecola antitumorale (quale???), sviluppata da Roberta Benetti e considerata valida alternativa (!!!) alla chemioterapia.

Di seguito il post che sta invadendo la rete e i vari social:

Roberta Benetti in effetti esiste; è una ricercatrice che ha pubblicato diversi lavori su riviste scientifiche. Il lavoro a cui si fa riferimento nella bufala è del 2010 ed è stato pubblicato su una importante rivista scientifica: “Cancer Research” e tratta del ruolo di una molecola, il mir-335, una piccola molecola di RNA non codificante (che non produce cioè proteine) nel controllo del ciclo cellulare di cellule tumorali. Lo studio è stato realizzato SU MODELLI IN VITRO, cioè su cellule coltivate su plastica. Inserendo nella banca dati più importante del mondo scientifico, Pubmed (la bibbia delle pubblicazioni scientifiche), le parole “mir-335 and cancer” (a prescindere dal nome Benetti) si evince che vengono censite 164 pubblicazioni, alcune su riviste prestigiose e molte su riviste minori fatte da diversi autori. Il dato interessante è che questa molecola, il mir-335, è stata trovata deregolata in molti tipi di tumori, ma non ci sono indicazioni ad oggi di una sua applicazione terapeutica efficace. Quindi??? Il lavoro pubblicato dalla Benetti e da tanti altri ricercatori sul mir-335 è interessante, ma questa molecola ad oggi non cura nessun tipo di tumore; non perché le case farmaceutiche hanno o stanno boicottando il lavoro della Benetti, ma perché non c’è alcun laboratorio al mondo che ha curato il cancro con la molecola mir-335. La stessa Benetti, in una intervista ospitata sul sito dell’AIRC (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) scrive: “In termini di applicabilità terapeutica lo studio sul miR-335 è ancora molto lontano dalla clinica e nessuno di noi ricercatori si è mai permesso di affermare che possa SOSTITUIRE la chemioterapia.”

Ecco come da una scoperta interessante si costruisce una bufala, pensando subito al complotto delle case farmaceutiche interessate a vendere solo chemioterapia; come se le stesse case farmaceutiche non avessero interesse a portare i risultati della ricerca dal bancone del laboratorio al letto del paziente, finanche per la molecola mir-335.

Tanto per fare un esempio concreto, è notizia di questi giorni la straordinaria terapia genica con cellule modificate, nota come terapia CAR-T, quindi una terapia alternativa alla chemioterapia, che rende le cellule del sistema immunitario del paziente più efficaci ad attaccare e aggredire il tumore (leucemia linfoblastica acuta). I linfociti, cellule del sistema immunitario, vengono prelevate dal sangue del paziente, riprogrammate geneticamente in laboratorio, al fine di renderle in grado di riconoscere e combattere più efficacemente le cellule tumorali, e reintrodotte nel paziente stesso. E sapete chi ha prodotto questa terapia che elimina la chemioterapia?? Un’industria farmaceutica: la Novartis!!!! Quando una terapia sperimentale funziona viene portata in clinica. La ricerca scientifica però ha i suoi tempi e delle regole rigorose per fornire risultati tangibili e cure sicure ed efficaci.

A volte i fabbricatori di bufale e gli accoliti seguaci non si fermano a divulgare il fasullo verbo; passano alle minacce verso chi, con competenza e basi scientifiche, confuta le loro conclusioni e pseudo-verità, smontando le strampalate teorie del complotto.

C’è un modo infallibile per smascherare una bufala: il fact checking, andare cioè alla fonte originale della notizia e seguire come un detective alcune cose semplici:

1) chi e quale sito pubblica la notizia,

2) anno di pubblicazione,

3) cercare la fonte originale della scoperta,

4) in quale struttura universitaria, ente di ricerca lavora l’autore della scoperta,

5) su quale modello sperimentale è stata condotta la ricerca.

Come scriveva Alessandro Manzoni: “Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”. La conoscenza si nutre del buon senso e della ragione, l’ignoranza invece del senso comune. Il valore della tua vita dipende quindi dal valore della tua conoscenza.

Condividiamo certezze e coltiviamo il dubbio.


Fontehttps://pixabay.com/it/bufalo-italiano-bufala-paestum-1801922/
Articolo precedenteLa rivoluzione è rinviata a data da destinarsi
Articolo successivoLa smorfia. La democrazia (dal vangelo) secondo Salvini
Figlio del Salento, abitante del mondo, esploratore della conoscenza. Laurea in Scienze Biologiche, Dottorato di Ricerca in Scienze e Tecnologie Cellulari alla Sapienza Università di Roma e Research Fellow presso la Harvard University di Boston (USA) dal 1996 al 2000. Attualmente è professore ordinario di Istologia, Embriologia e Biotecnologie Cellulari presso l'Università di Roma "La Sapienza". Le sue ricerche hanno portato ad importanti risultati pubblicati su riviste scientifiche internazionali tra cui Nature, Nature Genetics, Nature Medicine, Cell Metabolism, PNAS, JCB. Da diversi anni è impegnato nella divulgazione scientifica; è coordinatore delle attività di divulgazione scientifica dell'Istituto Pasteur-Italia ed è direttore scientifico della manifestazione “Festa della Scienza” che si svolge annualmente in Salento (Andrano-LE). Il suo motto: appassionato alla verità e amante del dubbio.