«Nunc est bibendum, nunc pede libero pulsanda tellus»

(Ora è il momento di brindare, ora è il momento di danzare sfrenatamente)

(QUINTO ORAZIO FLACCO)

***

«Per fortuna mi fermo in tempo, considerando quanto tutti noi, – anche io che mi credo così al di fuori del luogo comune – siamo farciti di pregiudizi come un tacchino di Natale»

(GOLIARDA SAPIENZA da Appuntamento a Positano)

L’appena trascorso 25 aprile, data fondamentale per noi italiani, poiché, ottant’anni fa ci liberammo dal nazi-fascismo, ha vissuto una triste concomitanza con il lutto per la morte di Papa Francesco.

Un lutto nazionale che il governo ha protratto per ben cinque giorni, cosa mai avvenuta prima per la morte di un papa negli ultimi cinquant’anni. E già questo è strano poiché, al di là dei discorsi commemorativi postumi, tipici dei politici, sempre pronti a stare al centro dell’attenzione pur in occasioni così malinconiche, non è che ci fosse poi tutta questa consonanza tra Francesco e Meloni e la sua squadra.

Il Papa predicava l’accoglienza dei migranti e il governo li vedeva, e li vede, come il problema dei problemi di questo paese, come se non ne avesse di più stringenti.

Il Papa invitava alla Pace e al disarmo e il governo lo vedeva come un pericoloso putiniano, continuando, così,  a finanziare, senza ripensamenti, la sciagurata guerra tra Ucraina e Russia, con l’invio di armi all’esercito di Zelensky.

E, allora, non si capisce dove fosse questo legame così intenso, filiale, tra il pontefice e la presidente del consiglio dei ministri, ch’ella ha millantato.

Ma per ulteriormente rimarcare questa vicinanza dolorosa al defunto, il ministro alla protezione civile, Nello Musumeci, ha invitato, in occasione della Festa Nazionale della Liberazione dell’Italia del 25 Aprile, a festeggiare con sobrietà, ad evitare canti e balli, ad evitare, insomma, una sfrenatezza inappropriata in un momento così delicato, quando tutto il mondo ci vede.

Quasi che il 25 Aprile fosse il martedì grasso di carnevale o il gay pride, dove colori, lustrini, canti e balli ne sono la cifra più rimarchevole.

Ora, a parte il fatto, che, da che ne ho memoria, mai i festeggiamenti del 25 Aprile hanno trasceso una linea di sobrietà che è consustanziale all’evento ricordato.

Il 25 Aprile rimanda alla memoria collettiva  la riconquistata libertà, la fuga delle truppe di occupazione, la morte di tanti giovani donne e uomini che combatterono tra le montagne per liberare il paese dall’invasore tedesco, l’aiuto dato dalle truppe anglo-americane che, sia pure molto lentamente, risalirono la penisola e costrinsero, insieme ai partigiani, i nazisti a puntare verso il Brennero.

Quale canto può irritare mai l’”ottimo” Musumeci, Bella ciao? Magari intonato dopo aver alzato il gomito?

Ma poi, davvero un rappresentante di questo governo può dare lezioni di sobrietà a chicchessia?

Ricordiamo, così, giusto per rinfrescare la memoria, che di questo “soberrimo” governo fa parte gente come Francesco Lollobrigida, – ministro dell’Agricoltura che, oltre ad aver collezionato una serie davvero significativa di gaffe (dall’acqua che fa male fino alla morte, giù giù  fino ai poveri che mangiano meglio dei ricchi, alla sostituzione etnica, alla siccità che per fortuna, stando a lui, colpisce le regioni del Sud) che ne hanno fatto il beniamino di comici e vignettisti, – si è distinto per aver preteso e ottenuto la  fermata del treno su cui viaggiava, in una stazione tra quelle non previste,  perché doveva raggiungere una certa destinazione, dando così prova di tracotanza che gli deriva dal potere che esercita, non certo di sobrietà.

E che dire di Carlo Nordio, ministro della giustizia che, apprezza assai vino e spritz e  ne riflette nelle parole gli effetti, come ammette candidamente, – quindi poco aduso alla sobrietà, – che oltre ad aver fatto pasticci con nuove norme penali ridondanti e aver introdotto nuovi reati di cui non si sentiva la necessità, perché magari già previsti dalla legge, ha accusato i magistrati di essere la causa del sovraffollamento delle carceri?

Per tacere di sottosegretari che festeggiano con amici parlamentari dello stesso partito che partecipano alle feste di Capodanno dotati di armi che sparano e feriscono, di ministri che considerano i migranti merci da caricare e scaricare, o gli studenti persone da umiliare per farle crescere.

Questo è il senso della sobrietà di questo governo, i cui membri, spesso, parlano troppo e a sproposito, o tengono condotte non sempre ineccepibili.

E tuttavia, le parole di Musumeci meritano un’ulteriore riflessione.

Ma davvero intendeva invitare a comportamenti contenuti per rispettare il lutto per la morte del Vescovo di Roma o avrebbe preferito che i festeggiamenti per la Liberazione d’Italia fossero annullati?

Perché la verità è che questo governo è un po’ allergico a tutto ciò che è antifascista, qualche suo rappresentante fa ancora fatica a riconoscere che i valori della libertà, che il fascismo aveva conculcato, sono fondativi della nostra repubblica, come cristallinamente dichiarato dalla nostra Costituzione. E, nonostante tutti i suoi membri abbiano giurato su di essa fedeltà alla Repubblica, la ricordano con fastidio e, appena possono, tendono a disapplicarla, o, peggio, a trasgredirla.

E quindi viene da pensare che del 25 Aprile avrebbero fatto volentieri a meno, in tutt’Italia.

Ma, da Nord a Sud, diversi Comuni italiani (Genazzano, vicino Roma, Cinisello Balsamo, nei pressi di  Milano, giusto per fare due soli esempi!) hanno vietato i cortei e, addirittura, di cantare Bella ciao. Anche amministrazioni di centrosinistra!  In nome della sobrietà!

Senza che vi fossero “ordini” scritti del governo, va detto.  Più realisti del re!


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Nata a Corato, 62 anni fa, cresciuta a Ruvo di Puglia, mi sono laureata all’Università degli studi di Bari e ho insegnato per 38 anni scolastici tra le province di Milano e di Bari Diritto ed Economia Politica. Mi piacciono i libri, non da bibliofila, ma da lettrice, il cinema e la musica (Prince su tutti) e coltivo queste mie passioni costantemente. Amo la buona compagnia, ma anche un’operosa solitudine. Credo nei valori della libertà, dell’uguaglianza, del rispetto di tutte le persone e di tutte le opinioni. Detesto gli integralismi di ogni forma.

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